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La Crocerossina e San Michele



San Michele
Il povero San Michele demolito. Edizione Carlo Oggioni, Monza - cliccare la foto per ingrandirla


L'antica chiesetta di San Michele, nella piazza che in origine portava lo stesso nome ma oggi, e fin dai tempi della cartolina, si chiama piazza Carducci, fu demolita incoscientemente per realizzare via Crispi.
Francesco Crispi, come ci ricorda Giuseppe Chichi nel suo “Le strade di Monza”, ebbe una vita intensa iniziata come rivoluzionario, mazziniano, repubblicano e garibaldino e poi trasformato in uomo di destra che come primo ministro sciolse il partito socialista, condusse campagne coloniali in Africa e represse con l'uso dell'esercito manifestazioni politiche e popolari. Ho l'illustrazione Italiana del 1889 (n. 43) che lo ritrae in copertina con i grandi baffoni d'epoca.

Chi è attento può notare che questo sfondamento per realizzare la strada mira quello che era l'ingresso principale del nuovo Municipio. E 'rimasta, dell'antico complesso, una parte di fianco (in origine Oratorio Santa Marta) diventata ingresso laterale e secondario di una banca. All'inizio della piazza la grande tettoia e il filare di piante lungo il fontanile Pelucca. Ho belle cartoline della piazza e della chiesa di San Michele. Antica, risalente al XIII secolo. Vi erano due conventi, quello di San Michele e quello di Santa Marta, entrami distrutti salvo la piccola parte dell'Oratorio che dà su piazza San Paolo.

Nella cartolina l'antica chiesa prima della demolizione. In fondo la cortina di case con i negozi che dà sulla attuale piazza San Paolo,. La piazza è quasi deserta e il sole è a picco. Un signore la attraversa e rende chiare le dimensioni dello spazio. La chiesa era dotata di un piccolo campanile, quasi a misura.
Nella chiesetta, di piccole dimensioni, di architettura non rilevante all'esterno, c'era un grande affresco ricordato, per antica composizione e dimensione unitaria come raffigurazione, pressoché unico in Lombardia. E' menzionato come Messa di San Michele dato che l'effige rappresenta una celebrazione, con officiante e altare. E' un affresco di grande interesse storico e artistico, che risale probabilmente alla metà del '300. I critici parlano di memoria giottesca, romagnola e tardo antica. Un' opera significative della Città e che non molti conoscono. L'affresco fu staccato e restaurato. Unitario perché si compone di una ventina di figure in grandezza pressoché naturale. Comprendono Cristo, la Madonna, si pensa la Regina Teodolinda, e santi, angeli, religiosi e il Papa. Non manca ovviamente all'inizio l'Arcangelo Michele e neppure San Giovanni protettore dei Longobardi e della Città. Un grande affresco anche nelle dimensioni, 172 x 561 cm. Non trovo l'immagine a colori che avevo e dovete accontentarvi.

San Michele
La prima parte a sinistra dell'affresco restaurato

Per una informazione puntuale consiglio il volume “La Messa di San Michele” o più esattamente il catalogo della mostra che si tenne nel 1990. Mostra coordinata da Titti Gaiani Giansoldati con molte personalità dell'arte, della storia e del restauro compiuto. I testi furono coordinati a cura di Francesco de Giacomi e Roberto Conti. Non segnalo tutti se non le due restauratrici Bianca Alberti e Anna Lucchini.

L'Arcangelo Michele è più volte richiamato nella Bibbia, Con le ali e armato sconfigge il demonio e nella tradizione soppesa le anime in ragione del loro stato di purezza o meno e le distingue per il Paradiso o per l'Inferno. Santa Marta era sorella di Lazzaro e Maria Maddalena, coeva di Gesù è citata nei vangeli. Nella tradizione protegge le casalinghe i cuochi e in generale chi serve in casa.

il verso della cartolina

Molto interessante il contenuto della cartolina “viaggiata” nel 1917, in piena guerra. Partita da Monza il 14.6.17 e con il timbro della censura di Como dello stesso giorno.
E' indirizzata alla signorina Ida ... a Como, “studente universita” si precisa; una rarità per una donna del tempo e penso che avesse fatto la crocerossina all'Ospedale San Giuseppe, oggi istituto scolastico, da dove la cartolina proviene.
E' firmata dal tenente Rasic ma sul fronte della cartolina molti altri ufficiali, quasi tutti dal cognome slavo, salutano. Sembra di sentirne la dura pronuncia leggendo “Mio saluto Sotto-tenente Povza Poyadic et soto tenente Tad Tadic; ma c'è anche il Capitano Zaxav Velybovic e Wladant Dyordyevic (la grafia dei nomi non è esatta).
Si direbbe si tratti di ufficiali austroungarici prigionieri, amorevolmente curati dalla nostra crocerossina.

Alfredo Viganò

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  3 aprile 2016 agg. 4 aprile