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Alice e l'Isola Mignon



A L'isola della Fantasia. Viaggiata anno 1942. Edizione G. Garanzini


C'è un'isola particolare in Città? Si, la mignon della Fantasia, come mi piace chiamarla, un bijou, quella nei Giardini reali

C'erano quelle vere e elaborate dall'uomo. Gli isolotti segnavano il passaggio del fiume dalla collina alla pianura. Dettero origine prima a insediamenti palafitticoli poi alla organizzazione dei mulini e delle rogge, dei salti e chiuse per farli funzionare, dentro e fuori le mura. La copertura e tombinatura di tanti piccoli corsi d'acqua ha aggravato, con il restringimento dell'alveo, le conseguenze delle piene con esondazioni in Città. Peccato, possiamo solo rimpiangere un paesaggio singolare. Oltre il centro, la parte a Sud dove, dopo il confluire del Lambretto, sfociano le lunghe rogge e fontanili. La pianura si apre, coi primi meandri della Cascinazza.

Il Lambro e il Lambretto. Mappa del 1722

Nelle mappe si leggono le isole del tratto urbano sino ai primi del '900, quella di Piazza Garibaldi, quella degli spalti e via dei Mulini e prima, fuori le mura, alla cascina della Madonna delle Grazie. Nel '600 l'ingegnere Barca redasse una carta carica di informazioni dell'intero corso del fiume nel territorio di Monza e Brianza, con le isole, le derivazioni, i mulini e gli insediamenti, già altra volta mostrata e descritta.

Carlo Sanquirico. Il laghetto e l'isola
Carlo Sanquirico. Il laghetto e l'isola nell'imperiale Giardino di Monza (particolare)


L'isolotto mignon, i cigni e il tempietto fanno la loro bella figura nella memoria romantica del disegno dei Giardini. La stampa di Sanquirico dei primi dell'800 è titolata Il Laghetto nell'Imperial Regio Giardino di Monza. Una barca, con numerosi ospiti protetti dal sole, lo attraversa. Una coppia elegante li rimira, altri signori passeggiano. Sullo sfondo il tempietto e l'isolotto con la casa dei cigni. Una incisione di Federico Lose riprende lo stesso paesaggio con una barca e l'isolotto ridotto alla sola casetta. Potrebbe nascondere un tesoro, i pensieri dei bambini.

Alice a Umberto dell'Autoreparto

L'isola della fantasia è viaggiata nel 1942. Il Paese è in guerra da due anni e la cartolina, come posta militare, ha passato il vaglio della Commissione Provinciale Censura, come da timbro. Alice comunica il numero telefonico giusto (289-451) e dopo i saluti e gli auguroni scrive: “Per un presto arrivederci. Ricambio il b…”
Sembra quasi che Alice, dal nome di favola, per paura della censura lasci il bacio in sospeso sull'isolotto, svolazzante e come un autocensura. Chissà se la Commissione aveva verificato il numero telefonico per capire se era parte di un messaggio cifrato e se Alice era una Mata Hari nostrana. Nome d'arte di una ballerina molto bella e a suo tempo famosa, Vita avventurosa e come spia fece il doppio giogo tra Francia e Germania. Era l'agente H 21 per i tedeschi e fu fucilata dopo processo militare.

In quell'anno di guerra, 1942, bombe permettendo, viene approvata la legge urbanistica n. 1150 per la redazione di Piani Regolatori, una novità mutuata sulla legislazione di altri paesi e volta a idee di pianificazione e programmazione. Dato il mio mestiere e per aver insegnato legislazione urbanistica per qualche anno, pochi, all'università, ne accenno in questa divagazione. Era una legge innovativa, pensava alla ricostruzione del dopoguerra e all'inurbamento. Mentre su Milano piovevano bombe e interi quartieri erano distrutti, società con sede in Svizzera compravano le aree bombardate. C'era la guerra, ma gli affari sono affari. Come per il terremoto dell'Aquila e altri casi il cinismo economico in edilizia, per alcuni, non ha limiti e va oltre la decenza.

Alfredo Viganò

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  31 luglio 2016