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L'ultimo libro di Eco:
un tuffo nel nostro passato (prossimo)
di Mauro Reali


La misteriosa fiamma della regina Loana
Sono un po' imbarazzato a scrivere dell'ultimo romanzo di Umberto Eco (La misteriosa fiamma della regina Loana. Romanzo illustrato, Bompiani, pp. 445, 19 euro) e l'imbarazzo è di duplice natura. Da un lato questo si origina dal prestigio dell'autore (il mio apprezzamento è grande sia per i suoi studi che per i suoi romanzi…), dall'altro dal fatto che su questo libro si sia espressa sulle colonne dei maggiori giornali italiani la créme della critica e del giornalismo nostrano. Corrado Augias, su Repubblica, dice che è il miglior prodotto letterario di Eco e sulle stesse colonne Eugenio Scalfari ne parla come di un punto ormai imprescindibile nell'evoluzione del romanzo come genere letterario. Giovanni Pacchiano – che è critico vero e dunque, come il protagonista del libro di Orengo è rigoroso “intagliatore di noccioli di pesco” – sul Sole 24 ore mette in luce i chiaroscuri dell'opera, valutandone i pro (non troppi, in vero…) e i contro (che dalla sue recensione sembrano essere superiori). Ma intendo risparmiare ai lettori il riassunto delle altre recensioni da me lette e invece provare a intraprendere un'autonoma riflessione.
Il libro parla di un libraio antiquario milanese che – dopo un ictus – perde la memoria autobiografica (cioè non sa più chi è lui e non riconosce più moglie, figlie, amici, amanti…) e conserva invece quella cosiddetta semantica: ricorda cioè tutto quello che ha appreso dai libri, come nomi, date, eventi storici, trame…. L'operazione di recupero della memoria individuale avviene in modo assai particolare e cioè scartabellando nella casa di campagna di Solara (tra Langhe e Monferrato) alla ricerca di libri, quaderni, dischi, fumetti, fotografie, scatole, ecc… appartenuti al nonno, ai genitori e - soprattutto – a lui stesso durante il periodo della sua infanzia, trascorsa lì tra gli echi delle bombe della seconda guerra mondiale: attraverso questi avrebbe ritrovato la sua identità.
Non anticipo nulla sull'esito finale dell'operazione, perché toglierei ai lettori il gusto della sorpresa. Devo dire, però, che l'esperienza di Yambo (questo il soprannome del protagonista, il signor Giambattista Bodoni) è nel contempo entusiasmante e inquietante. Entusiasmante perché io stesso – poco più che quarantenne – ho trovato in quei libri (di Salgari, Verne…), in quei fumetti (episodi di Mandrake, Flash Gordon, Topolino… ma anche quel La misteriosa fiamma della regina Loana che dà il nome al romanzo), in quei dischi (da Giovinezza a Pippo non lo sa a Bellezze in bicicletta…di cui sono riportati i testi) o in quegli oggetti (come le scatole del Cacao “Due vecchi” o della Magnesia Brioschi) una parte vera del mio passato: mi hanno evocato racconti di genitori e suoceri, mi hanno ricordato qualche blitz nelle cantine e nei solai delle case dei nonni, o hanno dato temporanea visibilità a qualche mercanzia che ora giace chissà dove in scatoloni polverosi, o che è stata frettolosamente consegnata nelle mani avide di un rigattiere. Inquietante perché il recupero del passato attraverso i libri e i quaderni ha un che di faustiano, di demoniaco: è come se si potesse fare a meno di vivere la vita, e invece “leggerla” soltanto. In realtà il meccanismo scatena davvero in Yambo una serie slegata di ricordi autobiografici (forse un po' troppo dilatata quanto a pagine…), ma – lo ribadisco – non dico in questa sede nulla di più né di ciò né del pirotecnico finale.
Romanzo illustrato, zibaldone di cose e parole, centone infinito di citazioni (tanto da meritare un indice!) oppure catalogo di exempla (quest'ultima cosa dice – più o meno - Pacchiano). Certo non si può dire che ci si trovi davanti a un prodotto organico, nel senso tradizionale del termine. Eppure… eppure la lettura scorre fluida, e il libro - da poco posato - viene subito ripreso in mano per re-immergersi nella sua particolarissima atmosfera. Se è vero Eco ha voluto consegnarci una sintesi “multimediale” della cultura e dell'identità della sua generazione (più o meno l'ha ammesso in qualche intervista) il target della sua operazione è senz'altro ben più ampio della schiera dei suoi coetanei: il libro infatti va a ruba, ed è in testa alla hit-parade delle vendite. Buon segno, dico io, poiché se ritorneremo - a mente fredda - a parlare degli aspetti più strettamente letterari del romanzo possiamo già ora compiacerci per un'inusitata “voglia di passato” (prossimo) degli Italiani. In fondo il metodo di Yambo – pure in forme meno radicali – dovrebbe essere parte integrante del nostro modo di essere: troppo, troppo spesso – infatti – ci dimentichiamo chi siamo davvero.

Mauro Reali


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  22 luglio 2004