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Il laghetto della Villa - 1903
... e quello della Valle dei Sospiri


Il laghetto della Villa

Con una bella passeggiata ci avviamo ancora verso la Villa e, entrati dal cancelletto vicino alla Cascina del Sole, arriviamo alla meraviglia del laghetto che con i ruderi di memoria medioevale, il tempietto, la grotta, l'ondulazione del terreno in rialzi e avvallamenti, la "naturalità"
interpretata dei sentieri e percorsi e della piantumazione compone tipicamente il Giardino all'inglese.
Anthony Ashley Cooper nel 1711, come ricorda Paolo Sica nei suoi scritti, esalta il genio del luogo e la natura selvaggia opponendola all' "inganno formale  dei giardini principeschi". 
Con le idee di libertà, di etica naturale, di libertà di espressione nasce in Inghilterra (già nella cultura del seicento) il giardino che si ispira alla "natura", reinterpretata, talvolta ricostruita così come già molti secoli prima avevano fatto i cinesi, ovviamente con diversa componente di
architettura e paesaggio. Non a caso il "Landscape Garden” viene chiamato anche "Jarden anglo- chinois" (in Francia ebbe il suo primo grande successo di esportazione che si moltiplicò in quegli anni e nell''800 in tutta l'Europa, esempio ne è il "Petit Trianon" realizzato dall'inglese Richard
nel 1774 per Luigi XV). Nel 1777 l'architetto Piermarini progetta gli "Imperiali Regj Giardini  circostanti l'Imperiale Regio Palazzo ". In Italia il Giardino all'inglese, giunto dopo tante esperienze europee, accentua regole paesaggistiche e la codificata presenza delle "memorie
storiche" in una visione romantica.
Il conte Silva, tra la fine del secolo dei lumi e l'inizio dell'ottocento completa il suo celebre trattato sui Parchi e Girdini e alla morte del grande architetto ne scrive  "L'Elogio dell'architetto Giuseppe Piermarini" (1811 Stamperia Corbetta di Monza). Dice il Silva: "Gli si deve attribuire il vanto di essere stato il primo tra noi  a dare saggio de' giardini inglesi, giacchè i primi pezzi comparsi in tale genere nel nostro paese sono stati quelli tuttavia esistenti, da lui eseguiti nella villa imperiale di
Monza".
Questi giardini poi colpiranno la fantasia a ammirazione di Eugenio che volle il Parco, come una grande cornice di paesaggio che incastona anche questo gioiello.

La cartolina ( veduta dei giardini reali) è viaggiata nel novembre del 1903.
Il laghetto è bellissimo con la cornice di verde, il terreno ondulato ed il tempietto alto che domina il paesaggio e si specchia nel laghetto. Due signori in maniche di camicia ed immancabili gilè e cappello sono in barca, in posa per la foto. Sull'isoletta una piccola tettoia ora scomparsa.
Il signor Filippo manda "mille ringraziamenti" alla signora  Maria di Seregno.

Veduta del laghetto nel giardino di Monza -1801

Allegata una stampa altrettanto bella e romantica tolta dalla prima edizione del trattato del conte Silva (Dell'arte de' giardini inglesi - Veduta del laghetto nel giardino di Monza -1801). Anche nella stampa compare una barca e si vede la "grotta" che durante l'ultima guerra accoglieva animali feroci (mi pare l'orso come ricordo da bambino) dello Zoo di Milano trasferito per i rischi di bombardamento.
Per la planimetria vedasi la cartolina precedente relativa alla Torretta.

la Valle dei Sospiri

Dal fresco di questa veduta ritorniamo al Parco e ci avviamo ad un altro laghetto, quello della Valle dei Sospiri che rappresenta altra concezione di progetto.
La cartolina, di prima della guerra, ne mostra uno splendido scorcio panoramico. Improvvisamente da un giardino di natura interpretata e di memorie storico-romantiche si giunge ad un panorama dove la natura impera nel suo pieno e indipendente splendore: il laghetto, il bosco libero, la
terra ondulata, il sentiero mosso e spontaneo. C'è veramente da fermarsi su una panchina, riposare, meditare e sospirare.
Poi, poco lontano un altro cancelletto porta fuori dalle mura del Parco, dove un monumento, una immagine sacra e incoronata della Madonna delle Grazie, un tragico pozzo e un mulino ci aspettano per storie affascinanti lungo il Lambro e la cinta del Parco.

Alfredo Viganò


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  2 ottobre 2005