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La politica espansionistica della NATO
Franco Isman


Vale la pena di ripetere quanto scritto immediatamente dopo il proditorio attacco all'Ucraina della Russia di Putin.
La guerra è il peggiore di tutti i mali con le stragi, soprattutto di civili, e le distruzioni che provoca, ma anche per le aberrazioni morali cui porta, con l'assuefazione ad uccidere.
Non ha senso parlare di crimini di guerra: è la guerra stessa che è un crimine.
Nessun dubbio quindi sulle gravissime responsabilità di Putin che la guerra ha voluto e scatenato.

Putin si illudeva di fare una semplice “operazione speciale” che avrebbe dovuto concludersi in pochi giorni con i commandos che si impadronivano dell'aeroporto di Hostomel a 40 km da Kiev, lo sbarco di altre truppe, la cavalcata fino a Kiev, la “neutralizzazione” di Zelensky, l'instaurazione di un regime fantoccio. Non è stato così, l'operazione è miseramente fallita in quanto gli ucraini, preavvertiti dai servizi americani, hanno sterminato i commandos russi al momento del loro sbarco.

Ma quali erano i motivi che hanno spinto Putin a questa azione?
L'Ucraina era una democrazia sui generis, con profonde infiltrazioni naziste.
Il Partito Socialnazionalista Ucraino (poi ribattezzato Svoboda), Pravji Sector e il famigerato Battaglione Azov, responsabili del massacro e dell'incendio della sede dei sindacati di Odessa nel 2014, erano stati addirittura integrati nelle forze armate ucraine; erano stati rivalutati criminali di guerra collaborazionisti e responsabili di efferate stragi, in particolare di ebrei, come Stepan Bandera, diventato un eroe nazionale.
Era stata abrogata la “legge sulle lingue regionali” decretando l'ucraino unica lingua di Stato, in una nazione dove la popolazione russofona è il 50%, e il battaglione Azov era stato scatenato contro i separatisti del Donbass.

Ma soprattutto la NATO aveva perso il suo carattere originario di opposizione e deterrenza nei confronti dell'Unione Sovietica e dei suoi satelliti, membri del Patto di Varsavia, per assumere atteggiamenti espansionistici e di capovolgimento delle alleanze.
Ricordiamo che nel 1962, quando l'Unione Sovietica stava installando rampe di missili a Cuba, a soli140 km dalle coste americane, la reazione americana fu durissima e portò il mondo a un passo dal conflitto nucleare, finché Kennedy e Krushev ebbero il buon senso e la capacità di raggiungere una soluzione di compromesso.
Adesso era la Russia che, con l'adesione alla Nato di Polonia (1999) e Paesi Baltici (2004), si sentiva accerchiata e che con quella dell'Ucraina si sarebbe trovata i missili nucleari americani al confine.

Ma Putin aveva scatenato la guerra, l'Ucraina aveva l'assoluto diritto di difendersi ed era certamente giusto solidarizzare e aiutare l'aggredito. Dato che i carri armati non si fermano con le dichiarazioni e neppure con le (blande) sanzioni era anche giusto fornire assistenza militare.

In un primo tempo Zelensky era disponibile al compromesso, e lo aveva anche dichiarato. Su quali basi? Si possono fare delle ipotesi.
1. Accettazione dell'appartenenza della Crimea alla Russia, come era di fatto dal referendum del 2014. Ricordiamo che la Repubblica di Crimea, nell'ambito della vecchia Unione Sovietica, faceva parte della Russia e fu gentilmente “regalata” motu proprio all'Ucraina da Krushev (ucraino) nel 1954 (cfr. Crimea e autodeterminazione dei popoli ).
2. Neutralità dell'Ucraina con l'impegno a non aderire alla NATO.
3. Ricerca di un compromesso per il Donbass con l'accettazione quanto meno del bilinguismo.

Ma poi intervenne quel guerrafondaio di Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, che voleva la sconfitta e l'umiliazione della Russia, e sempre più armi vennero fornite a Zelensky, che a questo punto escluse qualsiasi trattativa. E le nazioni europee, Italia compresa, che erano di fatto alleate dell'Ucraina ed avrebbero quindi dovuto avere voce in capitolo, nulla fecero per spingere Zelensky alla trattativa.

“Credo che sia più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare, e oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali”, ha detto il Papa.
Questo è indispensabile per evitare un'escalation terrificante, e oggi che Zelensky ha capito di non poter sconfiggere la Russia, forse è possibile.

Franco Isman




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  22 marzo 2024