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Coronavirus
Quello che sappiamo e quello che non...
Franco Isman

NOTA PRELIMINARE AGLI AGGIORNAMENTI
Come più volte scritto il numero di contagiati giornaliero con la sua progressione è il dato di gran lunga più importante perché indica lo sviluppo dell'epidemia, se dovesse diventare esponenziale sarebbe assolutamente tragico, da far pensare alla Spagnola scoppiata nel mondo dopo la Grande guerra.
Ovviamente tragico anche il numero dei deceduti e la percentuale di questi rispetto al totale dei contagiati.
Questi numeri, di non facile reperibilità, sono indicati nella tabella riportata più avanti.
Il dato sui contagiati totali del giorno 10.03 non è attendibile, è stato detto perché adesso si fanno meno tamponi. Risulterebbero quindi sballati il numero dei contagiati giornalieri, di importanza fondamentale, e (in peggio) la percentuale dei morti rispetto ai contagiati totali(!). I dati del giorno 11.03 sembrano più realistici ma i dubbi sull'omogeneità dei rilievi rimane. Una considerazione aggiuntiva: abbiamo già scritto che è tristissimo il fatto che i pazienti che muoiono a causa del coronavirus, o come effetto collaterale di questo, sono in isolamento in terapia intensiva e muoiono da soli.
Ancora peggio quanto racconta sul Corriere del 9 marzo un medico anestesista dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che, già adesso, è impossibile curare nei reparti di rianimazione tutti quelli che ne avrebbero bisogno e si sia costretti a scegliere chi curare e chi no "come in ogni guerra".

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statistiche
STATISTICHE AGGIORNATE al 11 marzo

Arengario ha riportato alcuni ottimi articoli:
Coronavirus, la matematica del contagio…
Cosa sappiamo sul nuovo Coronavirus in Italia
Il virus, la paura, l'istinto…” del filosofo Umberto Galimberti.
Più recentemente “Coronavirus italiano isolato al Sacco

Si tratta di un virus nuovo per il quale non abbiamo anticorpi e men che meno un vaccino.
Sappiamo che è un virus molto facilmente trasmissibile,
che il tasso medio di mortalità, disponendo di cure adeguate, si aggira mediamente sul 2-3%,
che i bambini ne sono praticamente indenni mentre per le persone anziane e per quelle con patologie pregresse il tasso è più elevato.

Sappiamo che il virus si trasmette essenzialmente con goccioline di saliva infette, che di conseguenza si devono evitare luoghi affollati e quando si parla con una persona bisogna stare distanti un metro o, meglio, dargli le spalle…
Abbiamo anche capito l'importanza di rallentare il più possibile la diffusione della malattia in quanto, in molti casi, sono necessarie cure intensive ed i posti letto disponibili sono estremamente limitati. Non siamo certamente in grado di fare come in Cina dove in pochi giorni hanno miracolosamente creato dal nulla enormi ospedali.

Per quello che non ho capito parlo al singolare.
In primo luogo se davvero esista un virus italiano diverso da quello “importato” dalla Cina, come ci dice il direttore dell'Ospedale Sacco (ma nell'intervista del 5 marzo a Piazza pulita non lo ha più detto), e se era in circolazione da alcuni mesi senza che lo si sapesse.
NOTA 11.03
Non è vero che sia differente, è stato ufficialmente smentito dal direttore dell'Istituto Superiore della Sanità

Parrebbe che le persone affette da questo virus in forma lieve, come una normale influenza, siano enormemente di più di quelle diagnosticate, tanto che appena un italiano va all'estero esporta il contagio. Cosa altrimenti abbastanza anomala.
E poi il “paziente zero”: per il virus che viene davvero dalla Cina (isolato all'Istituto Spallanzani) ci sono state certamente una o più persone che ne hanno contagiate altre.
Ma se è autoctono, e il discorso vale tal quale per le normali influenze, da dove nascono i “pazienti zero”, prima cioè che esistano le goccioline trasmettitrici? Nella mia ignoranza pensavo che il raffreddore, magari trascurato, si potesse trasformare in influenza, ma così non è, si tratta di virus assolutamente differenti, e allora? Per quanto abbia cercato non ho trovato nessuno che lo spieghi…

Franco Isman


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  3 marzo 2020 agg. 11 marzo