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Carnevale 1905
dedicato alle Signore e Signorine Monzesi



Carnevale 1905

L'amico Antonio Cappato ha trovato tra le cose della nonna delle cartoline e, conosciuta la mia piccola passione di raccoglitore, me ne ha date alcune tra cui questa bellissima del carnevale del 1905 a Monza.

La cartolina non è viaggiata e mostra via Vittorio Emanuele in festa.
In primo piano uno dei leoni del ponte con sotto la scritta “ Veglie, Danze, Corsi”. Lo stemma del Comune su un cippo cui si appoggia una bella signorina col ricco vestito a strascico e il tipico cappellino di carnevale a cono.
Lungo la strada il corteo della festa impazza tra maschere, stelle filanti e balli.
In alto a destra la scritta: “RICORDO DEL CARNEVALE 1905”  e subito sotto “Dedicato alle Signore e Signorine Monzesi”.
In fondo alla strada, immancabile e riconoscibile , il simbolo della città, l'Arengario.

veglione 1882
Al Teatro Sociale, poi demolito (vedi cartolina precedente) si svolgevano i grandi “Veglioni”, “Anche con Maschere“ precisa il manifesto del 1882 che ho ripreso da Vecchia Monza della Pro Loco, edizione del 2001. Il Veglione durava sino alle sei del mattino. 2 Lire per la Platea e 0,50 Centesimi per il Loggione. Questo manifesto era appeso su uno dei pilastri dell'Arengario. Infatti compare in una cartolina della “Parlera” che in altra occasione vi mostrerò. Più in basso il manifesto di un veglione del dopoguerra.

Carnevale, maschere e coriandoli.  Spulciando un po' rammento che il carnevale è una particolare festa che per gli antichi ed in particolare i contadini, si svolgeva al termine di una annata agricola e quando l'inverno comincia ad avviarsi verso la primavera. Per le feste cristiane poi, tra l'Epifania e la Quaresima, prima delle privazioni  che la stessa impone nei comportamenti alimentari e sociali.
In sostanza gli eccessi prima delle privazioni e nel contempo la festa della fine di una annata nel ciclo agricolo e la speranza dei futuri raccolti.

Queste feste, a vario titolo ma spesso a segnare momenti di particolare passaggio stagionale, si trovano anche nella cultura egizia, greca e romana e probabilmente ovunque. Delle usanze nella antica Roma i Saturnali in particolare vengono citati come il precedente del Carnevale Medioevale (carnem levare cioè la limitazione che interviene poi con la Quaresima). Già allora maschere, travestimenti (anche per gli schiavi) e ovviamente eccessi nel mangiare e bere.  

i vampiri da 'Siamo tutti umoristi' di Umberto Domina

La maschera (e il travestimento), che serve a nascondere la reale identità e ad assumerne un'altra, è parte non secondaria del carnevale e della libertà di comportamento che sprigiona. Curioso il fatto che il termine maschera sia di origine araba ( mascharà che significa satira, presa in giro).
Per il “coriandolo”, altro simbolo del Carnevale, leggo che in origine erano fatti coi semi della pianta chiamata appunto “coriandolo” . I semi venivano messi nel gesso e poi fatti seccare e così assomigliavano a confetti.

Le maschere regionali sono molte e in generale abbastanza recenti (dal '500 in su) anche se alcune si rifanno ad antichi precedenti. Ad esempio si ritiene che il nostro Meneghino possa rifarsi ai Menecmi di Plauto (altri lo collegano al più recente Menego di Ruzante).
Per le maschere tipiche delle Città (alcune) mi rimetto alla bella poesia-filastrocca del non mai dimenticato Gianni Rodari e titolata Carnevale:


Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
son le toppe d'Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina”, dice, “mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Pioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
Gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “E' Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”

Alfredo Viganò

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  26 febbraio 2006