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Il Campanile Dimezzato e il Museo



Il Campanile del Duomo

Il campanile di Monza si vede da lontano. E' alto circa 78 metri e segna il “profilo” della nostra Città oltre che determinare un “traguardo visivo” rilevante ancor oggi. Infatti chi entra in Monza dalla viabilità storica si accorge che spesso il campanile è lì, immanente nel paesaggio. Anche chi fa il viale delle Industrie si accorge quale “cono” paesaggistico sia possibile, dalla ampia pausa inedificata della Cascinazza, mirando lontano il campanile che segna ancora l'immagine della Città.
Non è sempre stato così ed in altra cartolina abbiamo raccontato del campanile preesistente, quasi una torre, al termine del Duomo . Il campanile che abbiamo è stato costruito tra la fine del '500 ed i primi del '600.
Il campanile del Turati
 
Il campanile - stampa '800
Progettato dall'architetto Ercole Turati. E' ancora aperta la vaga partecipazione da parte del Pellegrini, che lavorò al seguito di San Carlo Borromeo. Santo che come una bufera fece risanare, ampliare e riedificare quasi tutte le Chiese del tempo, anche in Brianza ed a Monza.
La bella Guida  verde del TCI ci dice che “Nei medaglioni che ornano la cella campanaria sono scolpiti da ovest, l'Agnello sul libro dei sette sigilli, la Chioccia con sette pulcini, mitra e pastorale, Corona Ferrea e Croce del Regno.” Di Turati mostro il disegno del Campanile (tratto da Storia di Monza e della Brianza, ed. Il Polifilo, 1971).
Il suo impatto, in riferimento alla facciata del Duomo, non è indifferente. Allora probabilmente prevalse l'idea della altezza (il che imponeva anche una certa dimensione di base per la statica dell'edificio), di una presenza che segnasse da lontano il richiamo religioso e della centralità di Monza nel territorio.
Ci siamo comunque affezionati e ce lo teniamo.
Dopo il Concilio di Trento la centralità della Chiesa di Roma, la sua immagine rinnovata anche nelle strutture, di contro alla pressione del Protestantesimo, doveva essere problema posto alla attenzione di ogni intervento.
Questa dimensione massiccia, scura, di grande scala, vicino alla delicata , leggera, traforata e luminosa facciata, determina un forte contrasto architettonico.
Vi faccio notare che sovente le stampe dell'Ottocento si prendono la “libertà“, con un inganno grafico, di mitigare questo impatto e contrasto riducendo un poco l'altezza  del campanile in rapporto alla dimensione della facciata o giocando sulla prospettiva.
Altre volte l'intervento è ancora più determinato: tagliano l'ultima parte del campanile escludendolo dalla stampa. Parafrasando Calvino, quasi un campanile dimezzato.
I fotografi intervenuti poi hanno seguito la stessa strada, sovente riprendendo la facciata con una angolazione dal basso verso l'alto ed in diagonale sullo spigolo opposto al campanile. Ciò determina un fuga prospettica che riduce l'imponenza del campanile che diventa quasi più sottile e meno alto.

La cartolina “Foto Alinari” in apertura invece segue l'altro esempio e “taglia” la parte alta del campanile, lo dimezza sminuendolo di fronte alla ricca decorazione architettonica della facciata. La cartolina è spedita nel 1903, la facciata non presenta ancora il rifacimento delle guglie. E' scritta alla sign.a Ines a Perugina, con bella e signorile calligrafia.

Il Campanile del Duomo 1914

Una seconda cartolina è spedita nel 1914. Il sign. Orazio fa gli auguri di Natale alla sig.na Isabella di Padova. Qui il contrasto rilevato tra le due parti è evidente.
Nella bella stampa incisa da Verico nel 1845 (tratta da Monza nelle sue stampe, 1985), l'angolazione prospettica esalta il ruolo della facciata del Duomo. Nella stessa pubblicazione trovate stampe che ne riducono l'altezze o lo “dimezzano”, come il Visconte di Calvino.

I lavori in corso di risanamento, mi dicono, sono stati complessi e difficili con particolari tecniche di intervento per la staticità del campanile che rischiava di essere compromessa dalla vetustà e cattiva tenuta del materiale costruttivo utilizzato.
In queste settimane, dopo anni di lavoro che hanno quasi fatto disperare nella conclusione, la cima del campanile è rispuntata, nel nostro paesaggio urbano. Speriamo che presto sia liberato anche dell'altra parte dei ponteggi che ancora lo ingabbiano.
Sarebbe bello che liberando il campanile si aprisse anche il Museo, che prese nome nel 1963 da una donazione della vedova Serpero, interamente rivisitato e ampliato grazie all'ingegner Franco Gaiani e alla appassionata moglie Titti, che hanno dedicato il nuovo salone al padre (e suocero) Carlo Gaiani. Il progetto ed i lavori , già nella fase dell'allestimento, presentato al pubblico qualche tempo fa, nasce da uno studio iniziale dell'arch. Francesco De Giacomi, poi rivisitato dall'arch. Cini Boeri oltre che dall'ing. Gaiani stesso.
E' un museo importante, di valore internazionale, per i bellissimi e rari pezzi che contiene cui altre volte abbiamo accennato. Ci voleva proprio un intervento degno del luogo e dei valori ed ai donatori va reso merito da parte di tutta la Città. Non lontano sono anche iniziati, da parte del Comune, i lavori de Museo della Città nella casa degli Umiliati. Importante momento anche questo che con altri interventi può dare a Monza il ruolo che le compete a fini museali e culturali.  Abbiamo nobili archivi storici religiosi e municipali, un Museo Etnologico nascente al Cederna che è anche espressione della nostra storia di economia e lavoro, la Permanente d'arte moderna da realizzare, la Villa, con gli aspetti museali propri e dell'intero complesso del Parco e, perché no, quello della storia dell'Automobile ed altro ancora che avremo modo di segnalare meglio con altre cartoline.
Si è cominciata una strada che sta dando buoni frutti e che va percorsa ancora per un bel tratto, ora poi che la Città diventa capoluogo della provincia di Monza e Brianza. Spero proprio si possa continuare.
Voglio concludere questa cartolina, del Campanile che si sta liberando, quasi un simbolo di quanto è avvenuto in questi ultimi anni di forte rinnovamento della Città, con una piccola nota un poco megalomane. Per il catasto teresiano avevo segnalato che vi lavorò, misurando e disegnando, anche un Viganò . Al Campanile ,leggo in “Storia di Monza e della Brianza  (V° volume a cura di Rossana Boscaglia)“ che “Nel 1606 certi Andrea e Francesco Viganò erano incaricati della esecuzione di cornice e frontespizio di serizzo per il Campanile, stante il disegno e l'approvazione del Turati” . ma, chissà, un filone di famiglia, mi piace crederlo.

Alfredo Viganò  


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  5 febbraio 2006