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La “muraglia” del Rondò dei Pini
Una rovina incombe sul paesaggio della Villa reale...


La “muraglia” del Rondò dei Pini

Il Vialone Reale. Una presenza significativa nel paesaggio di Monza e della Lombardia. Presenza purtroppo non molto compresa se nell'ultimo mezzo secolo molte sono state le compromissioni del paesaggio. Sarebbero state peggio se non fosse stato introdotto, anni fa, un vincolo paesaggistico lungo il “Vialone” (oggi Cesare Battisti). Un vincolo che ne protegge i lati, come prospettiva verso e dalla Villa Reale.

La cartolina è bella, una bella signorina, con un grande cappello pieno di fiori, un vestito elegante e la borsetta, passeggia e si mette in posa per la foto vicino ad un monticello di ghiaia per la strada ancora sterrata e segnata dai paracarri in pietra, nella lunga prospettiva che mira la Villa dal grande viale alberato. E' spedita nel 1911 da una nobile signora Camilla a Emanuele, in Avenue de la Bourdomais a Parigi. Non un saluto, solo in bella calligrafia e in diagonale, il nome e cognome, quasi a prendere tutto la spazio dei pensieri di lui.


 
  La “muraglia” del Rondò dei Pini
 
Altre volte abbiamo parlato di questo segno paesaggistico oltre che di accessibilità nel territorio (vedi altre cartoline). Un asse est –ovest che non fu interrotto neppure dalla realizzazione della ferrovia. Infatti quando si realizzò la linea ferrata Milano – Como, si decise di interrarne una parte in galleria sotto la attuale via Manzoni (che segnava il limite delle Mura di Monza) per correre “in trincea”, passare sotto il Vialone Reale e ritornare in superficie al confine con Lissone. Già abbiamo segnalato la “assialità “ che segna la centralità della Villa nel territorio, il riferimento con la città e il paesaggio. Assialità che vede i fronti principali non volti alla città ma posti, come era nello schema del tempo, a est, quello verso i Giardini (del Piermarini e voluti da Ferdinando) e ad ovest quello che connetteva alla viabilità esterna verso Milano ed altre direzioni. Il Vialone Reale (che ha una sua prosecuzione ideale sino al Ponte delle Catene nel Parco e oltre sino alla uscita tra Monza e Villasanta, è parallelo al viale Cavriga che attraversa il grande parco del Canonica e voluto da Eugenio Napoleone. Questo grande asse è perpendicolare (con centralità del complesso della Villa) all'asse nord-sud della che mira, col tridente dell'architetto Canonica con vertice su piazza Citterio, il centro storico. Una grande articolazione nel paesaggio che trova poi molteplici riferimenti e insegnamenti negli interventi in città e nel territorio e di cui abbiamo accennato in qualche cartolina. I progetti della Villa, le mappe del tempo (si veda quella del Brenna), mostrano questo legame “di progetto” e di paesaggio tra la Villa, i Giardini, il Parco e il Vialone..

La “muraglia” del Rondò dei Pini
 
L'intervento appartiene ad un periodo di forte rinnovamento civile, economico e sociale, dopo il secolo dei Lumi, con ricadute sulle trasformazioni territoriali sia nel centro cittadino che nell'intorno. Nel parco vi era , dopo la vittoria francese, prima la sede di Melzi d'Eril vicepresidente della Repubblica Cisalpina e poi, con il regno Lombardo Veneto, la residenza estiva di Eugenio Beauharnais al Mirabellino. La attenzione alla città, piccola ma nobile, è dimostrata sia dalla realizzazione della Villa coi Giardini prima, da parte del governo austriaco, che del Parco poi con i francesi. Riporto, dalla mia collezione, per curiosità un editto di Eugenio Viceré di Italia “Dato in Monza, gli 11 settembre 1808”
Imponente la presenza della Villa nel paesaggio come la sua proiezione visiva e paesaggistica determinata dalla vista della città a Sud, protetta dal tridente del Canonica (i “Boschetti”), a nord ed est dal Parco e dai Giardini e a ovest, come si è detto, dal “Vialone Reale”. Vialone che ancora oggi, per chi lo percorre verso est, appare infinito e proiettato nel cielo, concluso solo da alberi.

Ma, come nel caso del canale scolmatore dietro il ponte delle Catene (si veda altra cartolina) “mala tempora currunt” e sta per essere rilasciato un permesso di costruire che rovina per sempre questa continuità del paesaggio verso ovest.
Non entro nella polemica lunga e inquietante del Rondò dei Pini se non per dire che quando nacque l'accordo di programma con l'amministrazione Colombo ci si preoccupò almeno, per intervento della Sovrintendenza ai monumenti ed ai beni paesaggistici (ma anche per attenzione culturale della città tutta), di contenere le altezze a ridosso di via Lario (la strada per Muggiò e Saronno) in modo che dalla Villa e per chi percorre il Viale non si rovinasse la prospettiva più che secolare. Infatti l'accordo di programma, al punto D dell'art. 5 (Caratteristiche progettuali essenziali) prescrive : “contenimento dell'edificato fuori terra nella parte del compendiosità a nord dell'asse prospettico proveniente da via Cesare Battisti”. La Commissione edilizia attuale nella quasi totalità (solo un voto contrario e un assente) in una breve seduta ha approvato il contrario aumentando di due piani (oltre quello dei servizi per cui si arriva a tre) l'intero edificio a sud di via Lario per uno steccone oltre il centinaio di metri e che crea una vera e propria barriera rovinando per sempre questa storica prospettiva che anche nei tempi del dopoguerra si è mantenuta. E' una vergogna che spero non vada in porto ma che dimostra la caduta di stile in atto per molte cose compresa la nomina artefatta a scopi politici della Commissione.

Alfredo Viganò



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  16 febbraio 2008