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I Barnabiti e il Carrobiolo



S.Maria del Carrobiolo


I Barnabiti iniziarono ad insediarsi al Carrobiolo (piccolo carrobio) sostituendo gli Umiliati e leggo che ciò avvenne a seguito della estinzione dell'Ordine degli Umiliati stessi nel 1571 con Bolla di Pio V. Un nobile Ordine questo, che aveva avuto grande ruolo nella attività economica, anche popolare, della città, ma che si racconta fosse caduto in disgrazia per i suoi comportamenti estranei al rispetto delle regole religiose. Carlo Borromeo li aveva posti sotto osservazione e aveva cercato da subito di fonderli con l'Ordine dei Barnabiti. Per questo subì un attentato nel 1569, per mano di un apostata, Gerolamo Donato soprannominato il Farina,  che era stato mandato da alcuni “superiori” degli Umiliati. L'archibugiata andò a vuoto, San Carlo si salvò e gli Umiliati furono sciolti.

S.Maria del Carrobiolo
La chiesa di S.Maria del Carrobiolo oggi – foto Franco Isman

Il complesso comprendeva due chiese, quella di Santa Maria del Carrobiolo e quella di Santa Agata, era posto all'esterno delle mura più antiche e il suo nome rivela l'origine del luogo e la sua funzione, cioè di una strada che consentiva l'arrivo dei carri con le merci e, in questo caso, anche il superamento del Lambro con un guado prima e il poi col ponte. L'area scendeva al fiume con antichi diritti di uso dell'acqua (anche per l'industria della tintura) e di pesca. Con l'ampliamento Visconteo (Azzone) della Città e delle sue mura nel '300 e la costruzione del Lambretto, il complesso religioso del Carrobiolo fu ricompreso nel tessuto urbano formando in particolare una piazza, grande per allora, di fronte alla chiesa di Santa Maria che appare nella cartolina.

mappa Teresiana settecentesca
Nella mappa Teresiana settecentesca si vede chiaramente la porta Carrobiola nelle Mura e il complesso,
compresa Sant'Agata a ridosso del Fiume tra i due ponti.

Concedimi Congregazioni Cleri. Regg. S. Pauli decollati, Barnabitorum nuncupative, Ecclesiam et domum Prepositure soppressae Omnium Sanctorum Modoetiae, cum omnibus bonis, rebus omnibus et actionibus suis, ubicumque constitutis, ut illas habeant, et instituant, quaemadmodum aliae suae Congregationis diriguntur”, recita la Bolla del Papa. I beni degli Umiliati in realtà erano malmessi nella sede di via Ognissanti (oggi via Missori) e così l'insediamento migrò nell'altra sede di Santa Maria in Carrobiolo e sant'Agata dove è ancora oggi. Il Papa Gregorio XIII provvide con altra Bolla. Sin dagli inizi i primi Barnabiti “operai” si dettero molto da fare, come tramandano le memorie, sistemando gli edifici e provvedendo assiduamente  anche nel periodo della terribile peste del 1576, nelle assistenze alla popolazione e insediando scuole (la prima scuola elementare). In particolare con le suore Orsoline per le “fanciulle e le donne”.  Nel 1584 si ricorda il rito della “Consacrazione”  condotto da San Carlo Borromeo che aveva sempre avuto attenzione alle vicende di Monza.
I Barnabiti sono stati sempre presenti poi nella storia di Monza in particolare negli Istituti di educazione (vedi il Collegio intitolato al Barnabita Luigi Villoresi) e il Carrobiolo è luogo di grande valore per il suo archivio, biblioteca e opere d'arte. Ad esso sono legate tante storie, come la protezione della Vergine dal cui quadro emanò tanta luce da impedire il saccheggio del Carrobiolo, da parte dei soldati francesi nel sacco della Città il 18 luglio del 1658. La Chiesa originaria e antica era quella di Sant'Agata che era posta allora in omonima piazzetta (tra via de Amicis   e vicolo Scuole), il vicolo Carrobiolo la connetteva alla piazza della Chiesa di Santa Maria. L'intero complesso del monastero dei padri Barnabiti si sviluppava su una vasta area  compresa tra il vicolo Carrobiolo e i due ponti sul Lambro (quello di San Gerardo e quello di via Aliprandi), vicino alla porta nelle mura (Porta Carrobiola, via Francesco Frisi) che portava a nord lungo il Lambro verso il ponte del monastero delle Grazie Vecchie. La mappa del catasto del '700 mostra chiaramente il complesso, le mura della Città, i ponti sul fiume e il Fosso d'Acqua ( Lambretto). La Chiesa principale fu molto trasformata in periodo barocco (arch. Lorenzo Binagli, barnabita). Immune o quasi è rimasto il campanile del 1329. Il monastero, con la rivoluzione francese e la Repubblica, rischiò di essere soppresso nel 1798 e nel 1810 e si salvò per il “riscatto” pagato dal marchese Carlo Arconti Visconti e dalla moglie Teresa Trotti Bentivoglio.  Per riconoscenza, come recita anche la lapide,  le loro spoglie furono tumulate nel 1816 al Carrobiolo nella cappella dell'Addolorata.
Libertà, Uguaglianza. In nome della Repubblica Cisalpina, Una e Indivisibile
Il Commissario del potere esecutivo al Cittadino Presidente della Municipalità di Monza.
Dovendosi, per ordine del …..vi invito, Cittadino Presidente, ad accettare l'incombenza di passare come mio delegato  e di concerto con l'agente dei beni nazionali alla esecuzione della anzidetta superiore determinazione, avocando nei consueti modi alla nazione tutti i beni ed effetti della Corporazione  Religiosa….
Salute e Fratellanza: Pedrazzini- Piantanida.

I Barnabiti vanno fieri di essere un Ordine che ha espresso numerosi uomini di scienza e di cultura oltre che di religione. Qui cito solo Paolo Frisi  ( 1727.1820), amico del Verri, matematico, fisico, ingegnere idraulico e astronomo, che fu accolto dalla Accademia di Scienze di Parigi a 22 anni dopo una sua opera conosciuta in tutta Europa ( Disquisitio matematica in causam physicam  figurae et magnitudinis telluris nostrae). 

Paolo Frisi
Paolo Frisi

I Barnabiti sono parte della storia della nostra Città. In tempo di guerra a quattro anni correvo con i miei nel rifugio ricavato nelle loro cantine per sfuggire ai bombardamenti e andavo al cinema – teatro Villoresi che è parte del complesso e che ancora oggi svolge ruolo di luogo culturale e di spettacolo. Voglio terminare con una curiosità da pochi conosciuta: il poeta Vincenzo Monti risiedette a Monza durante la sua vecchiaia e frequentò il monastero dei Barnabiti riconciliandosi con la religione.

Alfredo Viganò

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  28 novembre 2012