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La strage di Gorla
Alla Quattro una mostra organizzata da Lealtà Azione
Franco Isman e Xenia Marinoni


Il 20 ottobre 1944 uno stormo di fortezze volanti angloamericane sganciava tonnellate di bombe sopra Gorla, allora un sobborgo ben distinto da Milano, provocando 703 morti e fra questi 200 bambini di una scuola elementare con le loro maestre, la direttrice e alcuni genitori.

Sul sito Leonardo.it è scritto:
Nell'anno 1944, il 20 ottobre uno dei peggiori e cinici massacri nei confronti della popolazione civile di Milano.
Mai in una città si pianse così tanto !
“In tale data appunto – erano le 11,24 – una formazione di circa 96 quadrimotori angloamericani si portò sulla città per colpire gli insediamenti industriali dove si temeva celassero produzioni belliche (BREDA, FALCK, PIRELLI, ALFA ROMEO e altri).”
“Delle tre squadre che componevano il gruppo d'attacco la prima venne messa fuori gioco per un inconveniente tecnico, la seconda fu la sola che riuscì a colpire la BREDA mentre la terza, non si sa per quale motivo si trovò fuori rotta di 22 gradi; il comandante resosi conto troppo tardi aveva solo due possibilità: o proseguire in quella direzione liberandosi del carico in aperta campagna, oppure sganciare immediatamente sulla città il carico di morte, anche se sotto di lui non c'erano obiettivi militari ma solo abitazioni civili. Decise per la seconda soluzione, che era già cinica come scelta, e il destino volle che un grappolo di bombe centrò in pieno una scuola elementare dove si stavano svolgendo le normali lezioni, e che già al primo allarme le avevano appena interrotte per recarsi ai rifugi.”

la foto aerea dele bombardamento
la foto aerea dele bombardamento

La ricostruzione dell'evento sembra attendibile ed è avvalorata dalla fotografia aerea che mostra le bombe che stanno cadendo sopra Gorla (i puntini bianchi in basso a destra) e indica le rotte, evidentemente tracciate a posteriori, delle tre squadre di attacco. Non si era trattato quindi di bombardamenti terroristici puri e semplici, come pure ce n'è stati durante la guerra, basti pensare da un lato a Coventry (da cui è derivato addirittura il termine “coventrizzare”, radere al suolo) alle V1 e V2 lanciate su Londra e, dall'altra parte, alla distruzione totale di molte città tedesche e in particolare di Dresda.

"Una delle più atroci stragi che ha colpito il nostro paese durante la Seconda Guerra Mondiale, una ferita che è giusto che non si rimargini per rimanere un monito per il futuro” ha affermato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia durante la cerimonia commemorativa di quest'anno, "basta conoscere la storia - ha aggiunto il primo cittadino milanese - per affermare che la morte dei 184 alunni della scuola elementare Francesco Crispi, e quella delle loro insegnanti e delle loro mamme era una tragedia evitabile… E' l'occasione per riaffermare il rifiuto più assoluto della guerra, come è scritto a chiare lettere nella Costituzione che ci deve guidare ogni giorno nel nostro compito di amministratori” ha spiegato il sindaco ribadendo tra gli applausi di voler “diffondere e ribadire sempre la fedeltà al valore assoluto: la pace…”

Ottima iniziativa quindi quella di allestire una mostra sulla strage di Gorla per ricordare quello che è avvenuto e che Gorla non è, purtroppo, soltanto il nome di una fermata della metropolitana. Pessima cosa che la mostra sia stata allestita dai fascisti dell'associazione Lealtà Azione che hanno approfittato dell'occasione per violentare la storia.
Nemmeno un cenno infatti al fatto che la guerra era stata scatenata da Hitler, presto affiancato da Mussolini, con l'espressa intenzione di conquistare l'intera Europa e di eliminare fisicamente quelli che erano considerati di razza inferiore, gli ebrei in primo luogo, e che dall'altra parte c'erano gli Alleati che si erano opposti con le armi e ci avevano aiutato a ritrovare la libertà.
Invece, come inquadramento storico di questo tragico avvenimento, non hanno trovato di meglio che mettere la riproduzione di manifesti e giornali dell'epoca con Churchill e Roosevelt con facce da gangster, le pistole fumanti in pugno e la scritta “Su loro ricade la colpa”. E poi un foglio del 1942 intitolato VINCERE con un titolo a caratteri cubitali “Odiamo il nemico” ed una frase di Mussolini che afferma: ”Nei vostri cuori o giovani, veramente degni di vivere e di combattere in questa epoca decisiva che vedrà il Littorio trionfante, due sentimenti devono fremere: uno di amore verso l'Italia, l'altro di odio inestinguibile contro tutti i suoi nemici.” Perché, evidentemente, per gli appartenenti a Lealtà Azione, Mussolini rappresenta il punto di riferimento, l'esempio da imitare. L'ultimo pannello della mostra era la ciliegina sulla torta, una frase conclusiva, preparata ad hoc dai curatori della mostra, che rappresenta perfettamente il loro pensiero: “Ma in fondo si sa la storia la scrivono i vincitori e la “liberazione” (NDR notare le virgolette) continua ad essere una valida giustificazione per la morte di tanti, troppi”. Un chiaro tentativo di revisionismo storico, irrispettoso nei confronti di tutti coloro che hanno combattuto e hanno dato la vita per consentire all'Italia di liberarsi dalla dittatura nazi-fascista ed avere la libertà e la democrazia.


Il presidente della Circoscrizione 4, Filippo Carati, si è preso una bella responsabilità a concedere la sala ad una associazione chiaramente, anche se non dichiaratamente, fascista, che ne ha approfittato per strumentalizzare la tragedia di Gorla, falsificando la storia. Perché il rapporto di vicinanza tra questo parlamentino di quartiere e le realtà di estrema-destra non è limitato a questo episodio. Bisogna ricordare che è stato un consigliere della Quattro a proporre l'intitolazione dei giardini di via Calatafimi a Sergio Ramelli. Proposta che ha visto la sua realizzazione poche settimane fa, tra l'entusiasmo della destra monzese, associazione Lealtà Azione compresa.

Ma cosa dicono quelli dell'associazione, e per essi il portavoce “Paolo” che addirittura non vuole comunicare il suo cognome? Gli appartenenti a Lealtà Azione di Monza e Brianza hanno dichiarato di non gradire commenti, né tantomeno articoli, che li riguardino in prima persona, semmai gradirebbero “essere giudicati solo per le azioni e per le iniziative sul territorio”. Dichiarano di essere “un gruppo pacifico. Perché allora fare tante storie per il nome che portano e per ciò che rappresentano?”
Lealtà Azione di Monza e Brianza è soltanto la sezione della omonima associazione i cui legami con i naziskin, con l'associazione Veneto Fronte Skinheads e in genere con tutta la galassia neofascista e neo nazista è ampiamente documentata, vedansi in particolari gli articoli su Arengario E' arrivato il branco, E' arrivato il branco 2 e Fascismo e antifascismo. Se i lupacchiotti di Monza sono davvero diversi vedano di distinguersi, in primo luogo cambiando il loro nome. Certo che la faziosità della mostra sulla tragedia di Gorla non depone a loro favore.

Franco Isman
Xenia Marinoni




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  22 ottobre 2011