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BIOGRAFIE
La Signora di Monza
dal libro Galleria di personaggi monzesi, a cura di Beppe Colombo e Donatella Mazza


La Monaca di Monza

Mosé Bianchi - La Monaca di Monza (particolare) - Monza, musei civici

Della Signora o Monaca di Monza, resa famosa da Alessandro Manzoni che ne fece uno dei personaggi principali dei Promessi Sposi, a noi piace ricordare il ruolo troppo spesso trascurato, quello di feudataria della nostra città. Marianna De Leyva, così si chiamava la Signora, nacque nel 1575 a Milano nel palazzo Marino (l'attuale palazzo del Comune), allora di proprietà della madre Virginia Maria, e da Don Martino De Leyva. Suo antenato era quell'Antonio De Leyva, capitano spagnolo di Carlo V al quale Francesco II Sforza, nel 1531, aveva dato in feudo Monza, in ricompensa dei servizi prestati.
Con lui, l'area monzese era entrata a far parte dei domini spagnoli.
Orfana della madre a solo un anno di età, Marianna, nominata erede dei beni materni, fu affidata alle cure di una zia spagnola, religiosa fino al fanatismo, con cui trascorse un'infanzia tutt'altro che felice.
D'altro canto il padre, duro e avido per natura, volendo serbare intatto il patrimonio di famiglia da trasmettere al primogenito maschio, usava tutti i mezzi per convincerla ad accettare la vita monastica, mirando anche a sottrarle gran parte dell'eredità materna.
Così, a sedici anni, Marianna De Leyva diventa Suor Virginia nel convento di Santa Margherita in Monza, detto anche di Pozzovaghetto, dalla località nella quale sorgeva, tra Lambro e Lambretto. Monastero che dovrà poi chiamarsi "della Signora" e che, con varie vicende, sarà adibito, nei secoli successivi, a magazzino e a caserma.
Per compensarla del durissimo sacrificio impostole, Don Martino fece sì che la giovane, all'interno del convento, ottenesse la supremazia sulle altre monache. Anche all'esterno, come appartenente alla famiglia De Leyva, Marianna godeva di certi privilegi, come quello di governare su Monza, alternandosi ogni due anni allo zio Don Francesco.
In questa veste ella fece atti da vera feudataria: ad esempio, nel 1596 accordò ai Cappuccini il diritto di pescare nel Lambro dal giardino del loro convento in Santa Maria in Carrobiolo, fino ad una certa casa detta del Martellino. Presso la Biblioteca Civica di Monza è conservato il documento autografo che attesta tale concessione. In uno sfondo di prestigio personale tanto elevato, dentro e fuori il monastero, risultano ancor più in contrasto le torbide vicende amorose di cui Marianna fu protagonista e che la portarono ad essere condannata per omicidio. Questi fatti, che suscitarono grande scalpore anche secoli dopo, mettono in ombra un dato storicamente significativo: una donna del XVI secolo aveva ricoperto un ruolo assolutamente insolito per quei tempi, governando la nostra città e il suo territorio.



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 17 aprile 2004