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Passeggiare nel verde - primi '900


nella neve

Alla fine dell''800 due dame passeggiano nel grande Parco innevato attente a non scivolare o cadere.
Questa cartolina non è viaggiata come invece la seconda, anch'essa con due dame con ombrellino a passeggio nel verde. Siamo sempre in inverno ma non c'è neve.
Emiliano scrive nell'agosto del 1902  “tanti baci: saluti a tutti” alla sig.ra Eugenia a Bottigliera d'Asti.

con l'ombrellino

Nelle cartoline, come in una precedente della Valle dei Sospiri, domina il Parco, senza costruzioni, il grande monumento che altri contiene nel suo paesaggio unico ed irripetibile. Il verde diventa a sua volta architettura come interpretazione della natura ma anche usato nei particolari per coni di visuale, filari, boschetti isolati, stanze nel verde, fondali e barriere visive, anche le essenze dosate in ragione della posizione ed esposizione, utilizzo e andamento del suolo.
Vicino alle cascine ed agli edifici anche come componete agricola e di coltivazione, gli orti, la frutta e, è bene ricordare, anche per i fiori e il roseto o il Serrone per la produzione di frutta e fiori esotici o fuori stagione.
Ogni architettura poi, come si è visto già in molte cartoline,  giace confortata da una composizione di architettura del verde nel paesaggio.

vialone
vialone con auto

La terza cartolina mostra “il Vialone” ma in realtà segnala i fitti filari che lo seguono, lo definiscono e isolano, come appare nella quarta cartolina (viale principale), dove una macchina corre lontano polverosa .
Anche i viali esterni presentano lunghi filari di alberi che portano ed accompagnano alle porte del Parco, alla vista della Villa .
Nella quinta cartolina invece si sottolinea la presenza del bosco in questo caso nella pienezza della fioritura.
Tutto il Parco rivela una natura interpretata dall'Uomo, anche dove il Parco assume il carattere di “naturalità”  ideale e come componente essenziale di un più vasto disegno e progetto di paesaggio. Sembra di cogliere un insieme simile ad una elaborata e complessa sinfonia.
Gli stessi autori delle cartoline sottolineano sempre il rapporto tra verde composto da vuoti, filari e pieni, cannocchiali o inquadrature dove il verde e la presenza della pianta dà  cornice, fondale, completamento e profondità alle architetture o al paesaggio stesso, tenendo conto anche delle stagioni e delle esposizioni nel paesaggio ancora più grande che contiene il Parco.

il bosco

Nello scritto (non pubblicato) di Virginio Bettini e di Giorgio Fedeli  titolato “Problemi di geografia urbana di Monza dal secolo XVIII al XX”, di cui posseggo una copia che mi fu donata dall'amico Giorgio, di cui ancora qui ricordo la recente scomparsa, tra tante cose e note interessanti e documentate, trovo:

“  il 14 settembre 1805 il prefetto d'Olona  comunicava alla municipalità di Monza il decreto imperiale di Napoleone che creava nel territorio del Governo un Parco reale con due scopi ben precisi : farne una tenuta modello dove si potessero sperimentare le più varie culture; ed al tempo stesso un luogo di intrattenimento per la caccia.”….” L'imperatore inviava perciò un suo emissario incaricato di eseguire le visite e la ricognizione dei fondi di proprietà dei conti Durini e del conte della Martesana. L'incaricato era l'ingegnere nazionale Giussani.”…Lo stesso vicerè Eugenio Beauharnais si era interessato all'opera e alla sua realizzazione. “…” I terreni così riuniti non erano aride sterpaglie ma comprendevano parchi, giardini, boschetti, creati ad ornamento di ville patrizie preesistenti…”…” Oltre a comprendere uno dei tratti più suggestivi del Lambro….il Parco riuniva anche un lembo boschivo tra i più famosi d'Europa le cui notizie risalivano al XIV secolo (una selva di 5 miglia di circuito chiamata la Selva dei Gavanti, dal nome di una nobile famiglia monzese. Chiusa nel recinto del Parco quest'area forestata prese il nome di Bosco Bello, anche a causa delle meravigliose prospettive e dei cannocchiali naturali che il Canonica, il Tazzini, ed il Villoresi poi riuscirono a ricavare dal denso tessuto di querce.” …”Pur risultando dalla composizione di elementi preesistenti sul territorio, la struttura del Parco fu curata nel minimo dettaglio e nel minimo particolare…”.

Alfredo Viganò

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  23 ottobre 2005