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Un eroe italiano ?
di Franco Isman

l'assassinio

Abbiamo visto tutti lo spezzone del terrificante filmato sull'uccisione di Fabrizio Quattrocchi, girato dagli stessi assassini; era stato a suo tempo visionato presso la televisione Al Jazira dall'ambasciatore italiano e ampiamente descritto, ma non è come la visione diretta, seppure non delle scene più terribili. Una morte coraggiosa che merita rispetto, non c'è dubbio, ma Magdi Allam sulla prima pagina del Corriere di oggi va molto oltre e scrive testualmente:

“Ora che l'atroce filmato ha riscattato la verità, la famiglia e l'Italia intera pretendono giustamente le scuse di coloro che denigrarono Fabrizio dandogli del «mercenario» e del «fascista». E se si contestualizza la barbara esecuzione, consumatasi all'apice della deriva arcobalenista in cui quasi ci si vergognava del tricolore, emerge con forza la statura di Fabrizio eroe d'Italia.”

In realtà questo filmato non ci mostra nulla che già non si conoscesse, e nulla quindi cambia della valutazione dell'accaduto fatta “all'apice della deriva arcobalenista” come scrive Allam; per quel che mi riguarda, mi sento di sottoscrivere oggi, parola per parola, quanto avevo scritto a caldo nell'aprile del 2004 con il titolo profetico “Non facciamone degli eroi”:

“Body Guards, guardaspalle, scorta, poliziotti privati, vigilantes, informatori, soldati di ventura, mercenari: i termini sono molti, ma anche le funzioni possono essere molto differenziate. Non sappiamo cosa esattamente facessero gli attuali ostaggi, e cosa facciano gli altri italiani in Iraq con analoghi e misteriosi compiti. Non lo sappiamo noi ma non lo sa neppure il nostro ambasciatore che insisteva con Valeria Castellani, rappresentante della "Dts security Llc" a Bagdad, assuntrice dei sequestrati, per farselo spiegare, come lei stessa racconta. Anzi, il nostro ambasciatore non sapeva neppure che questi poveracci fossero in Iraq e non ha idea di quanti altri ce ne possano essere.”

”Assoldati a Genova, e questo è illegale ed il reclutatore è stato incriminato, spediti in Iraq con la promessa di più o meno grassi guadagni esentasse, certamente con la consapevolezza che un certo rischio c'era, subappaltati ad una ditta americana, armati di tutto punto ed utilizzati per chissà quale compito. Lavoro nero ad alto rischio.”

Secondo Allam faccio evidentemente parte della schiera di “tutti coloro che con il loro operato hanno avvelenato l'opinione pubblica” e dovrei essere denunciato ad un ipotetico tribunale per il rispetto della verità.

Allam poi ricorda un suo articolo “Quella voce italiana accanto ai terroristi”, e lo ricordo anch'io, e ricordo che ero rimasto scandalizzato delle sue affermazioni categoriche fatte sulla base di una semplice voce riportata dai “servizi”.
Per quanto riguarda il filmato ho delle pulsioni contrastanti, uso questo termine perché è evidente che non si può rimanere tranquilli ed asettici davanti ad un documento terribile come questo.
Da un lato alcune inquadrature, delle pochissime che si sono viste, sono quasi da film d'essai (le ombre degli assassini e addirittura l'ombra della pistola, ben distante dalla testa che voleva colpire), d'altra parte, e qui riporto un'impressione che probabilmente può far gridare allo scandalo, la frase forte e chiara, e senza rumori di fondo, «Levatemi il cappuccio che vi faccio vedere come muore un italiano» mi sembra artefatta se la consideriamo pronunciata senza alcun movimento contestuale e da sotto al cappuccio. Ho cercato di rivedere il filmato su Internet ma non sono riuscito a trovarlo.

Franco Isman


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  10 gennaio 2006