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Ahed Tamimi
Franco Isman


Ahed Tamimi ha 17 anni, è rinchiusa da dicembre in una prigione israeliana assieme alla madre e ad una cugina e rinviata a giudizio con le accuse di resistenza, aggressione, lancio di pietre e minacce ai soldati israeliani. È di oggi la notizia che il processo, secondo il codice militare israeliano, avverrà a porte chiuse, senza alcun testimone ed è facile prevedere una dura condanna.

Ho conosciuto Ahed Tamimi durante una visita a casa Tamimi nel villaggio di Nabi Saleh, in occasione di un viaggio in Palestina a fine agosto 2015.
Ahed, con i suoi bei capelli biondi e ricciuti, non sembra proprio palestinese ma della resistenza palestinese è la più nota eroina. Tutta la numerosa famiglia Tamimi ha fatto della resistenza lo scopo della vita ma anche un po' la professione.
Il primo filmato conosciuto ritrae Ahed, di forse sei anni, che si avvicina ad un baldo soldato israeliano armato di tutto punto, aspetta il via dai genitori e poi lo assale con i pugni. Il militare sorride con fare paterno e si allontana
Altro filmato famoso quello di Ahed che morde il braccio di un malcapitato soldato che aveva acchiappato con brusche maniere un ragazzino che forse aveva lanciato delle pietre e, benché armato, stava soccombendo ad un gruppo di donne inferocite.

Nabi Saleh è in Cisgiordania, territorio che gli accordi di Oslo del 1993, seguiti alla Guerra dei sei giorni, aveva assegnato ai palestinesi. Si trova però nella cosiddetta Area C che, pur appartenendo ai palestinesi, è sotto l'amministrazione militare israeliana. È questa parte della Palestina che ha subito l'invasione degli insediamenti dei coloni israeliani, reiteratamente condannata dalle Nazioni Unite: parecchie centinaia di colonie con molte centinaia di migliaia di coloni. I territori amministrati totalmente o parzialmente dai palestinesi (Area A ed Area B) sono frantumati e gli abitanti per recarsi da una località all'altra devono subire i controlli e le vessazioni dei posti di blocco israeliani. In queste condizioni, senza continuità territoriale, è diventata assolutamente impossibile la soluzione dei due stati, uno ebraico ed uno palestinese (vedi articolo).
Nello specifico, nel 1977 un gruppo di fondamentalisti israeliani fondò la colonia di Halamish (anche nota come Neveh Tzuf) a meno di un chilometro di distanza da Nabi Saleh e nel 2008 si impadronì di una sorgente d'acqua storicamente utilizzata dagli abitanti palestinesi.

Da allora ogni venerdì, dopo la preghiera, gli abitanti di Nabi Saleh, nella gran parte appartenenti alla famiglia Tamimi, organizza una marcia di protesta verso la colonia di Hamish, ogni volta fermati dai soldati israeliani che presidiano la zona.
Con il passare degli anni questa marcia è diventata una tradizione, una specie di rappresentazione che, di norma, si conclude con lanci di sassi con le fionde da parte dei palestinesi e di lacrimogeni da quella israeliana. Ma i frombolieri non sono certo abili come re Davide e in tutti questi anni non si hanno notizie di morti o feriti gravi fra i soldati israeliani mentre nel dicembre 2011 è rimasto ucciso Mustafà Tamimi che aveva avuto un occhio spappolato da un lacrimogeno sparato ad altezza d'uomo da distanza ravvicinata.
Ed ogni venerdì branchi di inviati, di fotocronisti e di teleoperatori sono sul posto con l'evidente speranza che gli scontri possano degenerare.

Ma a dicembre, a causa del riconoscimento da parte di Trump di Gerusalemme come capitale indivisa di Israele, gli scontri sono usciti dalla routine, con l'occupazione da parte dei soldati della casa di Narimen Tamimi, padre di Ahed, la reazione di Ahed e di altri membri della famiglia ed il loro arresto e incriminazione.

La cosa grave, gravissima, è che mentre per i coloni, che occupano abusivamente le terre palestinesi, vige il codice civile israeliano, i legittimi abitanti, i palestinesi, sono sottoposti alle leggi militari molto più severe e che prevedono addirittura l'arresto e la detenzione di persone per sei mesi, prorogabili senza termine dall'autorità giudiziaria, senza che vi sia alcuna imputazione a loro carico. Ed è in base a queste leggi che la diciasettenne Ahed Tamimi viene processata in totale assenza di qualsiasi testimone imparziale.

Franco Isman

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  22 marzo 2018