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Monza. Architettura contemporanea
nel Parco e nei quartieri periferici
Tania Marinoni




Il secondo appuntamento dell'iniziativa volta ad illustrare l'architettura contemporanea a Monza ha avuto come oggetto, sabato 27 aprile, il Parco e i quartieri periferici.

Il polmone verde di Monza venne realizzato come ampliamento dei Giardini Reali. Istituito nel 1805 con decreto napoleonico, fu progettato da Luigi Canonica, allievo del Piermarini e architetto per antonomasia della corte di Francia. Con i suoi 688 ettari e le mura di cinta, innalzate impiegando i resti di quelle che difendevano Monza in età medioevale, si elegge a maggior parco “murato” d'Europa. Al suo interno si incontrano tre mulini dal sapore ottocentesco, espressione della creatività dell'architetto Giacomo Tazzoli: il Mulino del Cantone, i Mulini Asciutti, costituiti da due strutture connesse da un porticato, e il Mulino San Giorgio. Nel Parco si sono svolte per molto tempo anche attività venatorie e sperimentazioni fisiocratiche, come testimonia il celebre frutteto matematico, ideato anch'esso, nell'area antistante la Cascina Frutteto (oggi sede della Scuola di Agraria del Parco di Monza), da Luigi Canonica.







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Nel Parco si trova il Centro Controllo RAI, progettato nel 1952 da Giò Ponti, che si ispirò, per la struttura architettonica, ai sistemi radar e alla più alta tecnologia. La sede, di grande rilevanza, attiva fino allo scorso novembre, godette di questa rinomata ubicazione proprio perché al riparo dall'influenza di linee elettriche e ad alta tensione. L'edificio è composto da due blocchi: il primo, destinato agli alloggi dei tecnici, è strutturato su travi e pilastri in cemento armato; l'altro, retto da setti nel medesimo materiale, ospita le apparecchiature. Quest'ultimo, caratterizzato dall'andamento lineare, si incurva lievemente, aprendosi sul verde. La facciata, realizzata con la tecnologia del curtain-wall in vetro e acciaio, è ricoperta da tessere in ceramica nera. Tipiche di Ponti sono le finestre a nastro, inaugurate per la prima volta nella Storia dell'Architettura da Le Corbusier, nella sua celebre Petite Maison sulle rive del lago Corseaux. La facciata del secondo volume, a pianta quadrata, è rifinita con intonaco civile.
Svetta la torretta circolare in legno e vetro, allusione alla manopola per la sintonizzazione delle frequenze delle radio.
All'interno si sviluppano uffici del medesimo taglio; il doppio corrimano della scala, che conduce al piano seminterrato, è un richiamo al linguaggio navale. Ogni elemento porta la firma del progettista, compreso l'arredamento con la celebre Leggera. All'esterno è ancora visibile la grande antenna che il 6 ottobre 1957 captò le onde radio dello Sputnik e acquisì il 20 luglio 1969 le immagini del primo uomo sulla Luna.







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L'autodromo, progettato nel 1922, sorge su un'area che ospitava un tempo l'attività venatoria, come testimonia la celebre curva del Serraglio. Il tracciato del circuito, che, per la velocità raggiungibile sui quattro lunghi rettilinei, richiede un perfetto setup meccanico e una grande abilità di frenata del pilota, ha subito nel corso degli anni diversi interventi di modifica, in seguito a gravissimi incidenti mortali.
Il Museo della Velocità, progettato all'interno dell'impianto dall'architetto Marco Donati e inaugurato nel giugno del 2015, è oggi destinato alla ristorazione. Un vagone d'epoca, che ospita documenti fotografici della realizzazione dell'autodromo, testimonia la prassi in auge nel periodo fascista di raggiungere l'impianto tramite la strada ferrata.







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Vicino al Parco si ammirano due interventi residenziali di Luigi Caccia Dominioni, risalenti ai primi anni Sessanta. Il condominio in via Albinoni, a pianta rettangolare, è caratterizzato dai tipici balconi semi cilindrici e dalle tessere in gres porcellanato marrone. L'edificio, contraddistinto da una forte verticalità, si sviluppa in altezza per sette piani fuori terra. Il fabbricato in via Criscitelli vede invece l'intervento di Caccia Dominioni a cantiere già avviato. Si legge, tuttavia, anche qui la mano dell'architetto nell'utilizzo del vetrocemento per illuminare il vano ascensori e nei giochi di aperture che movimentano la facciata.







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Il Quartiere Parco 80, progettato da Urbano Pierini, è stato realizzato tra il 1976 e il 1986 con l'intento di insediare strutture multifunzionali. Accanto alla residenza si inseriscono infatti altri servizi, come la piscina, la palestra e una zona commerciale. Gli edifici, contraddistinti dall'intonaco bianco e dalla pietra grigio chiara, contrastano con il contesto circostante, conferendo al quartiere una propria identità stilistica. La fontana-scultura Sole-Luna-Albero è, come la piazza, opera di Giò Pomodoro; simboleggia il ciclo del sole ed è un esempio di sinergia tra lo spazio dell'abitare e l'arte. Le sedute, che articolano la dimensione della piazza, si inseriscono nell'ambiente con funzione aggregativa. Caratteristici sono i porticati, che sviluppano il tema della loggia, tipico dell'Italia settentrionale.







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La chiesa di Santa Gemma Galgani, ideata da Pietro Ripa, risale al 1981 ed esprime una diversa modalità di organizzare lo spazio del culto. Al suo interno particolare cura si legge nella realizzazione del presbiterio e all'area della fonte battesimale, entrambi inondati dalla luce zenitale. Il campanile, a pianta quadrata, offre una caratteristica conclusione in bronzo.







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L'itinerario sui sentieri dell'architettura contemporanea a Monza si è concluso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia in via Cadore, che dal 1996 è sede universitaria. Nel corpo più alto, di cinque piani fuori terra, si trovano i laboratori, le sale riunioni, gli uffici e l'amministrazione; nell'altro volume sono ubicati i servizi per gli studenti. La facciata dell'edificio, progettato da Remo Dorigati, spicca per le finestre di dimensioni ridotte e schermate da brise-soleil in alluminio.

Tania Marinoni

La prima visita
Monza. Architettura contemporanea nel centro storico


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  29 aprile 2019