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Monza. Architettura contemporanea
nel centro storico
Tania Marinoni


                        Piano regolatore del 1925

Il centro storico di Monza offre numerosi esempi di architettura contemporanea: un patrimonio identitario locale inserito nel tessuto urbanistico, che l'Associazione Pro Monza intende illustrare attraverso due visite guidate. La prima, svoltasi nel pomeriggio di sabato 20 aprile, si è focalizzata sul centro storico, analizzando gli interventi stilistici introdotti tra il ventennio fascista e i primi anni Settanta. La seconda, organizzata per sabato 27 aprile, avrà come oggetto il Parco e i quartieri periferici.

Piazza Trento e Trieste fu un nodo centrale del programma di demolizioni e successive ricostruzioni, stilato con il piano regolatore del 1925. Ad essa l'amministrazione fascista intendeva conferire un impianto architettonico che fosse in sintonia con i canoni estetici e i principi politici del tempo.
Nel 1925 l'architetto Augusto Brusconi progetta il palazzo comunale, che andrà a modificare l'assetto dell'antico Pratum Magnum. Ne verrà tuttavia conservata la struttura medioevale, che escludeva al pellegrino la vista del Duomo, per preservarne ai suoi occhi la sorpresa. Il varco che avrebbe dovuto anticipare la chiesa, infatti, non verrà mai aperto e Monza sarà così tutelata dagli effetti del “piccone demolitore” fascista.

Il Municipio si presenta all'esterno come un monoblocco, mentre all'interno si apre in due ampi cortili. Le facciate sono percorse, al piano terra e al primo, da un pesante bugnato, mentre ai livelli superiori mostrano il laterizio a vista. Un'imponente scalinata in granito conduce all'ingresso, sovrastato da un maestoso balcone centrale.

Su piazza Trento e Trieste, in largo 25 aprile, già largo 28 ottobre, si affaccia il Palazzo I.N.A. progettato da Luigi Bartesaghi e costruito dall'impresa Gaiani nel 1935. L'edificio, caratterizzato da una doppia destinazione d'uso, ospita ai livelli inferiori gli uffici e in quelli superiori le residenze. Per i rivestimenti non si sperimentano soluzioni innovative, ma si propende per i materiali della tradizione: il corpo centrale è interamente in pietra, mentre i prospetti laterali spiccano per le fasce marcapiano in laterizio scuro. Alleggeriscono i volumi i bowindow semicircolari e le superfici vetrate.





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Procedendo per via Antonio Gambacorti Passerini, si ammira sulla destra il palazzo progettato negli anni Trenta in pieno Movimento Moderno, da Piero Borradori, con il caratteristico portale, enfatizzato dai mattoni a vista.

In via Spreafico si osserva un intervento residenziale del 1961 che reca la firma di Giò Ponti. La costruzione, in cemento armato, si articola attraverso l'aggregazione di tre avancorpi ad un nucleo a pianta rettangolare. Il volume dello stabile è caratterizzato da una forte vivacità anche grazie ai numerosi aggetti. Caratteristico di Giò Ponti è il rivestimento di tessere in gres porcellanato, che movimenta la facciata. Sul tetto, piano e praticabile, in obbedienza ad uno dei cinque cardini dell'architettura modernista rielaborata da Ponti in chiave italiana, si snodano strutture metalliche a supporto di elementi vegetali. Il corpo scala, in vetrocemento, è provvisto, fin dalla realizzazione, di illuminazione notturna.







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In via Carlo Prina sorge un edificio di architettura religiosa e rituale: la chiesa di San Biagio. Venne progettata negli anni Sessanta da Luigi Caccia Dominioni, costruita dapprima accanto all'antico tempio settecentesco, che poi sostituì in seguito al crollo del 1977.
Il complesso, a pianta greca, è sormontato da un elemento tipico della tradizione lombarda: il tiburio, che qui è a vele rovesciate. Nella morfologia del fabbricato, realizzato in cemento armato, si legge il tema della tenda: di evidente provenienza dalla cultura ebraica, è interpretato con linee morbide e curve, con volte concave unite all'estrema leggerezza conferita dalle vetrate. Il presbiterio, rialzato, è accessibile da ogni direzione, secondo la visione postconciliare. L'imponente organo testimonia la pratica della messa cantata, nonostante l'autonomia liturgica da Milano, raggiunta con l'adozione del rito romano.







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In via Manzoni si incontra un edificio per abitazioni e negozi, firmato dagli architetti Ernesto Griffini e Dario Montagni; il fabbricato, a pianta rettangolare, si eleva rigidamente nella struttura in cemento armato, che è a vista, tra le lastre prefabbricate di colore giallo.
Sul perimetro del centro storico, in via Artigianelli, sorge uno stabile per abitazioni progettato da Angelo Mangiarotti nel 1972. L'opera è frutto della sperimentazione condotta sui sistemi costruttivi misti: alla maglia strutturale tradizionale, con pilastri gettati in opera e solai in laterocemento, si accostano tamponamenti esterni in pannelli prefabbricati che garantiscono una grande flessibilità distributiva degli alloggi.

Il Palazzo Oxford, opera anch'esso di Caccia Dominioni, introduce il visitatore che giunge a Monza dalla stazione: su questo lato la costruzione si mostra rigorosa, mentre su corso Milano appare mossa. Il fabbricato, che destina i livelli inferiori al commercio e quelli superiori alla residenza, si sviluppa secondo una pianta regolare, interrotta dai balconi cilindrici, tipici dello stile di Caccia Dominioni.







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L'itinerario si conclude in un luogo simbolo della retorica magniloquenza del regime fascista: l'ex Casa del Balilla, progettata dall'architetto Aldo Putelli tra il 1933 e il 1934, con funzione aggregativa per la GIL (Gioventù Italiana del Littorio). L'edificio offriva spazi per lo svago come la palestra, il teatro e una piccola piscina; servizi, cucina e spogliatoi erano ubicati negli ambienti ipogei, in supporto alle attività organizzate nell'adiacente stadio Sada. Alla copertura, adibita a cure elioterapiche, si accedeva attraverso la scala elicoidale, impreziosita da inserti vetrati: una vera apertura alla modernità.
Nel 2005 il complesso viene ristrutturato con l'inserimento degli ascensori e la realizzazione di spazi espositivi. Nasce così l'Urban Center, sede di numerosi eventi culturali rivolti alla cittadinanza.

Tania Marinoni

La seconda visita
Monza. Architettura contemporanea nel Parco e nei quartieri periferici


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  22 aprile 2019