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Il regicidio, 29 luglio 1900
Quando  le cartoline  raccontano  la Storia
di Alfredo Viganò



London New

Altre volte, per altre cartoline, abbiamo detto come Monza sia segnata da particolari momenti storici, date ed eventi che ne hanno segnato il destino, la memoria storica.
Il 29 luglio del 1900 il Re Umberto I viene assassinato a Monza da un anarchico, Gaetano Bresci.
Il fatto è ampiamente conosciuto e anche le ragioni che spinsero un giovane anarchico di 34 anni, a partire dagli Stati Uniti, venire a Monza ed uccidere a pistolettate il Re Umberto.
Molte sono le cartoline che ricordano il fatto, sia italiane che di altri paesi.
Indicativa la tempestività mediatica della famiglia reale. Già a pochi giorni dal fatto e nei mesi successivi, stamperie, disegnatori, tipografie erano all'opera per ricordare l'evento. L'11 agosto una pagina del London New riporta la notizia e riproduce anche una illustrazione di Amato fatta a Monza. Alcune cartoline vengono spedite già poco dopo i funerali e molte rappresentano lo stesso funerale e il trasporto della salma dalla Villa alla stazione ferroviaria tra grandi ali di folla.

il regicidio - 1900

La prima cartolina che propongo è del 20 ottobre 1900 e mostra la Corona ferrea, Il funerale, il ritratto del re, il luogo del regicidio con gente in pellegrinaggio. Il luogo dove poi fu costruita la Cappella Espiatoria. E' spedita da Cecilia che, con “affettuosi e caldi auguri”, senza accorgersi dell'ironia, manda la cartolina dei funerali del re.
Ne abbiamo già viste ed avremo ancora occasione di vederne, qui mi preme pubblicarne una bellissima serie colorata, quasi un breve documentario popolare d'epoca, dato che la televisione ancora non c'era.
Una è spedita già il 14 agosto 1900 all' “Amato Nipote” dalla “amata zia Maria”. Badate bene alle date: l'uccisione è del 29 luglio, il 14 di agosto, due settimane dopo, già sono in circolazione e in vendita una serie di cartoline del tutto speciali, colorate, che racconto dell'intero evento, disegnate da Quinto Cenni, un artista di grande qualità, conosciuto in Italia ed in altri Paesi, nato a Bologna e morto in Brianza, a Carate, “artista militare” lo definisce in una biografia Pier Giorgio Franzosi.
La manifestazione ginnica della Forte e Liberi, che prevedeva anche la presenza del Re inizia alle 20,30 precise, tutto è strettamente programmato.
La “Premiazione” è prevista alle 22,30 ed è rappresentata dalla prima cartolina, il Re è sotto l'apposito palco tra le autorità locali e le personalità che lo hanno accompagnato. Subito dopo la premiazione il Re lascia in carrozza il campo di ginnastica per tornare in Villa. Trovo e leggo che il Re, dati i tempi e gli attentatori circolanti, portava normalmente in pubblico una maglia corazzata sotto il vestito. Per il caldo torrido di quei giorni decise di farne a meno sentendosi al sicuro. Gli fu fatale anche se il Bresci, comunque, sapendo di questa abitudine, aveva limato le pallottole per renderle più penetranti..
La seconda cartolina è titolata “Il Regicidio”. Il Bresci, tra la folla di ginnasti e carabinieri che cercano di fermarlo, spara al re che sta sulla carrozza. Lunga e drammatica è la striscia di fuoco che esce dalla pistola calibro nove. Tre colpi anche se dalla pistola ne mancheranno quattro.
Il Re spirò dopo pochi minuti, chi dice appena dopo l'ingresso della Villa, ma la storia, il racconto, l'informazione necessita di un po' di fantasia.
La cartolina ”Ritorno alla Villa Reale” mostra il Re portato a mano alla scalinata di ingresso della Villa. Le finestre sono illuminate, forse la gravità della notizia non è ancora giunta. Nessuno è fuori ad attendere.
“Dottore me lo salvi” dice la successiva cartolina. Sono le parole della Regina al capezzale del Re che in realtà è già morto.
La fantasia supera poi di molto la realtà degli eventi. La quarta cartolina titola “La prima notizia al figlio Vittorio Emanuele” che ci appare un po' più alto della realtà mentre sul ponte dello yacht Yela (anche il salvagente ne riporta il nome) in onore della moglie montenegrina Elena, viene informato da un ufficiale o dal comandante. In realtà Vittorio Emanuele seppe solo dopo tre giorni (non c'erano i mezzi di comunicazione di oggi) della uccisione del padre e di essere diventato Re.
La prima cosa che fece fu di cacciare la Contessa Litta, che era da molti anni l'amante del padre (vedi cartolina), dalla camera mortuaria e negò ogni contatto successivo anche durante i funerali. Anche questa cartolina è spedita poco dopo. Porta la data del 28 agosto 1900.
“Arrivo di Vittorio Emanuele a Monza” titola l'ultima cartolina che mostra Vittorio Emanuele, sempre più alto che in realtà, che abbraccia la madre vestita a lutto mentre il cadavere del Re era tenuto sotto ghiaccio in una vasca da bagno.

Del Re sappiamo quasi tutto, della sua limitatezza nei confronti del padre e del suo spostamento filo conservatore, anche in ossequio alle idee della Regina, e di fatto anti popolare, tanto che nel 1898 decorò con la Croce di Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia il generale Bava Beccaris che aveva preso a cannonate il popolo che chiedeva pane.

il regicidio - 1900
Gaetano Bresci al processo
tavola di Achille Beltrame
su la Domenica del Corriere
Del Bresci non si racconta nulla, eppure vale la pene conoscere la vita di questo sfortunato italiano di Coiano (Prato) nato nel 1869, anarchico, che aveva subito condanne “politiche” e il confino a Lampedusa, abile sul lavoro e descritto come persona posata e che aveva un forte sentimento per i diritti personali e contro le ingiustizie. Poi espatriato in America a Paterson, un popolare sobborgo di New York, dove molti italiani erano anarchici e dove si sposò con una irlandese. Infine il rientro in Italia per l'attentato, l'arrivo a Parigi (era l'anno dell'esposizione internazionale e vi era un forte sconto per il viaggio). Lo accompagnava sempre la sua fedele macchina fotografica che porterà al collo anche durante il regicidio.
Poi il processo con dubbi di regolarità e limitazioni della difesa. Processo super celere, dalle 9 del mattino alle 18,30 della sera del 29 agosto 1900. La pena di morte era stata abolita in Italia qualche anno prima e così gli fu comminato l'ergastolo.
Fu inviato al penitenziario di massima sicurezza, diremmo oggi, di Passanante. Leggo che la cella di segregazione era a tre metri sotto il livello del mare. Poi a Ventotene in una cella di tre metri per tre, sempre incatenato. Nel poco tempo che passò in carcere studiò il francese su di un vocabolario. Sperava nella rivoluzione che lo avrebbe scarcerato.
Restò in vita meno di quattro mesi. Suicidio si disse, ma la questione è aperta ancora oggi. In quel giorno fece la sua solita ginnastica. Nei pochi minuti di assenza della guardia che lo seguiva dallo spioncino, fu trovato impiccato alla finestrella della cella. Dopo varie vicissitudini persino le sue spoglie sparirono. Probabilmente gettate in mare.
A seguito della morte il Re decise di dare una pensione alla moglie del Bresci e ai suoi due figli.
Intanto gli anarchici di Carrara cantavano:

Pria di morir sul fango della via,
Imiteremo Bresci e Ravachol:
Chi tende a te la mano, o borghesia,
E' un uomo indegno di guardare il sol.
...
Finchè siamo gregge è giusto che vi sia
Cricca social per leggi decretar;
Finchè non splende il sol dell’Anarchia
Vedremo sempre il popol trucidar.
...


la Cappella Espiatoria in costruzione

Per ultima aggiungo una cartolina particolare con la Cappella Espiatoria in costruzione. Appare strana, quasi migliore del risultato finale. Salutini e arrivederci, scrivono dei parenti a Bianca di Bologna. La cartolina precisa che la Cappella è alta m. 35.

Alfredo Viganò

Vedansi anche le "cartoline"
- Il regicidio,
- La Cappella espiatoria,
- La palestra della Forti e Liberi
e l'articolo di Enrico Cazzaniga
- Quel 29 luglio


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  29 luglio 2006