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Il Duomo di Monza



   

Molte le cartoline del Duomo, la cattedrale di Monza e la della sua facciata di Matteo da Campione.
Ne espongo due, una viaggiata nel 1901, prima del restauro conservativo (dove Stella scrive ad una signora Maria ringraziandola) ed una seconda viaggiata nel 1913 e dove già le “guglie” sono completate (fine dei lavori 1908).
Quando entro in Duomo ne sento il “peso” anche storico. Luogo scelto prima, si pensa, da Teodorico per il suo palazzo lungo il Lambro e poi da Teodolinda per erigere la basilica dedicata al Santo protettore dei Longobardi: San Giovanni, da allora e ancor oggi patrono e protettore della Città

il timpano

In un pregevole saggio di Sir Francis Oppenheimer, tradotto dall'inglese da Augusto Merati (Collana Monografie sul Duomo di Monza, S.p.A. Tipografica Sociale, Monza 1959, di cui allego la copertina) si dice all'inizio: “ La chiesa di San Giovanni di Monza fu la prima chiesa ortodossa  eretta dai Longobardi. Fondata da Teodolinda è in essa che fu celebrato, nel 602 o 603, il battesimo del figlio di Teodolinda adaloaldo, erede del trono longobardo e che era nato a Monza. Una profezia popolare collegava la sopravvivenza del popolo longobardo con la conservazione della chiesa, la quale divenne così depositaria della Corona del Ferro del regno longobardo.”

Theudelinda era figlia di Garibald di Baviera e di Walderada, sorella del duca Gundualdo, moglie di Autari e poi di Agilulfo, madre di adaloaldo e Gundenberga.
Di lei racconta lo storico dei Longobardi Paolo Diacono: di come fu scelta e sposò il re Flavio Autari, di come, alla morte di questi, restò regina perché benvoluta  pur essendo tra “ariani”, lei cattolica romana e fedele al Papa : “Regina vero Theudelinda quia satis placebat Langobardis, permiserunt eam in regia consistere digitate, suadentes ei, ut sibi quem ipsa voluisset ex omnibus Langobardis virum eligeret, talem scilicet qui regnum regere utiliter possit.”
Ed essa scelse Agilulfo, duca dei Torinesi. Gli andò incontro a Lomello e, a lui che le baciava la mano, racconta Paolo Diacono, offrì, sorridendo e arrossendo, la bocca : “…..regina cum rubore subridens, non deberi sibi manum oculari, ait, quem osculum ad osi ungere oporteret…”

Dice sempre Paolo Diacono, della fondazione della Basilica di Monza  e dei tesori che la Regina vi pose, dove già era sorto un palazzo di Teodorico per la salubrità e amenità dei luoghi,: “Per  idem quoque tempus Theudelinda regina basilicam beati Iohannis baptistae, quam in Modicia construxerat, qui locus supra Mediolanum duodecim milibus abest, dedicavit multisque ornamenti sauri argentique decoravit praediisque sufficienter ditavit. Quo in loco etiam Theudericus quondam Gothorum rex palatium construxit, pro eo quod aestivo tempore locus ipse, utpote vicinus Alpibus, temperatus ac salubris existit.”

La Regina non ebbe una vita del tutto felice: due mariti, il fratello Gundualdo , duca di Asti,  assassinato (qualcuno affermò per ordine della stessa sorella e regina), il figlio impazzito e deposto e poi fuggita a Ravenna sotto la protezione dei Bizantini dove morì, si dice avvelenato.
Anche la figlia Gundiperga ebbe una vita travagliata, aveva sposato Rodoaldo. Ci racconta ancora Paolo Diacono che seguì l'esempio della madre e fece erigere a Ticino un'altra basilica dedicata a San Giovanni che era universalmente riconosciuto come protettore dei Longobardi anche se in buona misura “Ariani” e non cattolici romani. Gundiberga fu accusata di adulterio e un suo servo, Carello, la salvò combattendo a duello e uccidendo il suo accusatore: “ Haec dum de crimine adulterii apud virum accusata fuisset, proprius eius servus Carrellus nomine a rege expetiit ut cum eo qui reginae crimen ingesserai pro castigate suae dominae monomachia dimicaret. Qui dum cum criminatore illo singolare certamen inisset, eum cuncto populo adstante superavit. Regina vero post hoc factum ad dignitatem pristinam rediit.”
Non oso pensare cosa sarebbe successo se non avesse vinto! Essa fu comunque poi rinchiusa in convento dal marito , per ragioni politico-religiose. Il marito era ariano convinto, come la maggior parte dei duchi longobardi, e non apprezzava i tentativi di conversione dei Longobardi e la familiarità col Papa già avviata dalla madre Teodolinda, amica fedele di papa Gregorio e continuata dalla figlia.

     
lastre di marmo traforate di Matteo da Campione
esposte all'Arengario nel 2000 in occasione della mostra "Ille Magnus Edificator" (dal sito www.inmostra.net)

Ma torniamo alla basilica e a San Giovanni, protettore dei Monzesi oltre che dei Longobardi. Dice Paolo che un famoso Eremita del tempo ricevette l'Imperatore Costante che voleva cacciare i Longobardi dall'Italia e questo gli disse: “Domini voluntas adhuc non est. Gens Langobardorum, qui in Italia habitant, superati modo ab aliquo non potest, quia regina quidam ex alia provincia veniens basilicam in honore Domini et sancti Iohannes pro Langobardorum gente continuo intercedit .“ E aggiunge poi che il luogo è Monza: “……oraculum loco qui in Modoetia dicitur” .
L'Eremita aveva quindi affermato il legame diretto e protettivo tra basilica di Monza, San Giovanni e l'invincibilità dei Longobardi. Aggiungeva poi che vi sarebbe stato anche il tempo in cui la basilica non sarebbe stata più rispettata e quindi sarebbe caduta la protezione di San Giovanni.
Nel Duomo poco o nulla  rimane dell'originale impianto dei Longobardi. Si ritiene che a partire dal XIII secolo il Duomo cominciò ad assumere l'attuale aspetto, prima a tre navate poi a cinque.
Alla fine del '300 Matteo da Campione compose la facciata.

rilievo della facciata

Sul Duomo e sulla sua facciata molto ha scritto Merati e altri, in particolare richiamo: Monza anno 1300, La Basilica di San Giovanni Battista e la sua facciata” a cura del Comune, 1988 (allego il rilevo della facciata tratta da questo testo). Fu un grande architetto del suo tempo e la lapide mortuaria in Duomo lo ricorda : HIC IACET MAGNUS EDIFICATOR DEVOTUS MAGISTER DE CAMPILIONO QUI HUIUS SACRO STANTE SIC ECCLESIE FATIEM EDIFICAVIT EVAN GELICATORIUM ACBABTISTERIUM QUI OBIIT ANNO DOMINI MCCCLXXXXVI DIE XXIIII MENSIS MAII.

Del bellissimo Timpano dirò solo che dopo imprecise datazioni del passato si è giunti a ritenere l'opera della seconda metà del secolo XIII o primi del XIV.
Nella parte centrale e sottostante San Giovanni Battista battezza Gesù.
Nella parte superiore appaiono invece aspetti della vita di Teodolinda, fondatrice e benefattrice del Duomo di Monza. La Regina offre una corona a San Giovanni e di fianco stanno i figli Gundeberga e Adoloaldo e, genuflesso, si pensa, il secondo marito Agilulfo, altri dicono sia Matteo I Visconti.
Di fianco ancora, da una parte e dall'altra della lunetta, le corone, i calici, la croce e la chioccia coi pulcini del Tesoro del Duomo.
Se passate di lì, all'ingresso del Duomo, guardate sopra il portale questo Timpano. Opera tra le più belle e significative dell'intero monumento che pure ne presenta tante.

Alfredo Viganò


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  15 ottobre 2006