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E' giusto uccidere i tiranni ?
Franco Isman

Umberto I, Bava Beccaris e Gaetano Bresci
Umberto I, Bava Beccaris e Gaetano Bresci

“Umberto I (Umberto Rainerio Carlo Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia; Torino, 14 marzo1844 – Monza, 29 luglio 1900) fu Re d'Italia dal 1878 al 1900. Figlio di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, e di Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena, regina del Regno di Sardegna… fu soprannominato "Re Buono" per la promulgazione del cosiddetto codice Zanardelli che apportò alcune innovazioni nel codice penale, come l'abolizione della pena di morte” (da Wikipedia).

Nel maggio 1898 a seguito dell'aumento del prezzo del pane e della farina scoppiarono in tutta Italia dei moti popolari di rivolta duramente repressi dall'esercito e dalla polizia.
A Milano i moti, cui parteciparono decine di migliaia di cittadini, durarono quattro giorni: dal 6 al 9 maggio finché l'esercito, comandato dal generale Fiorenzo Bava Beccaris, l'8 maggio a Porta Ticinese sparò alcune cannonate a mitraglia contro la folla, composta da uomini e donne ma anche da vecchi e bambini, causando un centinaio di morti e oltre 400 feriti (le cifre sono controverse). Il 9 maggio fu nuovamente utilizzata l'artiglieria per aprire una breccia nel muro di cinta del convento dei Cappuccini creduto erroneamente rifugio dei rivoltosi.
Anche a Monza il 7 maggio vi furono 8 morti nella repressione.

barricate convento dei Cappuccini
barricate - convento dei Capuccini

Re Umberto conferì a Bava Beccaris la Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia “Per rimeritare il grande servizio che Ella rese alle istituzioni ed alla civiltà e perché Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della Patria” e gli assegnò un seggio al Senato. Come contraltare, al “Feroce monarchico Bava” fu dedicata una ballata popolare.


Negli anni Settanta davanti alla Palazzina Liberty dove aveva sede il mitico teatro di Dario Fo fu posto un ironico monumento a lui dedicato, realizzato da Ugo Guarino (l'illustratore delle “stanze” di Montanelli e da anni delle lettere al Corriere), sua anche la vignetta.

Guarino

Gaetano Bresci nacque nel novembre 1869 vicino a Prato, a 15 anni entrò a far parte di un circolo anarchico, nel 1892 fu condannato a 15 giorni di carcere per oltraggio e rifiuto di obbedienza alla forza pubblica e schedato come «anarchico pericoloso». Bresci sul finire del 1896 decise di emigrare negli Stati Uniti, stabilendosi a Paterson (New Jersey), dove trovò lavoro nell'industria tessile e frequentò la comunità anarchica di emigrati italiani. Fu molto colpito dalla feroce repressione nel 1894 dei Fasci Siciliani da parte di Crispi e quindi dai moti popolari del 1898 repressi nel sangue e decise di ritornare in Italia con l'obiettivo di uccidere re Umberto, ritenuto responsabile massimo di quei tragici avvenimenti.

In Italia si allenò assiduamente al Tiro a Segno Nazionale di Galceti (Prato) “ dove poneva distesi al suolo dei fiaschi per il vino, allenandosi a colpire e sfondarne il fondo facendo passare il proiettile per il collo della bottiglia” ci dice Wikipedia, ma questi particolari non si capisce proprio da dove possano derivare…
Bresci quindi prese in affitto una camera a Milano in via San Pietro all'Orto e, avendo appreso che il re si trovava nella Villa Reale di Monza, si trasferì qui prendendo alloggio in via Cairoli da una affittacamere. La mattina del 29 luglio il re decise di presenziare ad una manifestazione ginnica della locale società sportiva Forti e Liberi in programma per la stessa sera e pare che il Bresci si sia procurato un biglietto di ingresso intestato al suo nome.
La sera del 29 luglio 1900 Bresci riuscì ad avvicinarsi alla carrozza reale ed uccise il re sparandogli tre o quattro colpi di pistola. Immediatamente arrestato dal maresciallo dei carabinieri Andrea Braggio fu da questi salvato da un tentativo di linciaggio da parte della folla. Poco dopo pare abbia affermato «Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il Re. Ho ucciso un principio».

copertina della <i>Domenica del Corriere</i> di Achille Beltrame
copertina della Domenica del Corriere di Achille Beltrame

“L'omicidio suscitò in Italia un'ondata di deplorazione e di paura, tanto da indurre gli stessi ambienti anarchici e socialisti a prenderne le distanze (Filippo Turati ad esempio rifiutò di difendere il regicida in tribunale)...
Molte furono le voci che si alzarono contro o a favore il gesto di Bresci, immediatamente messe a tacere dall'introduzione del nuovo reato di "apologia di regicidio", per il quale vennero tratti in arresto due religiosi: don Arturo Capone, parroco a Salerno e fra Giuseppe Volponi, un francescano di Roma…” (da Wikipedia).
Molti anche i dubbi per i mancati controlli da parte della polizia di un anarchico come Bresci che viaggiava utilizzando tranquillamente il suo nome.

Gaetano Bresci venne processato il 29 agosto e condannato il giorno stesso all'ergastolo, in quanto la pena di morte era stata abolita. Fu recluso nel carcere di Porto Longone sull'isola d'Elba in una delle venti celle che formano la sezione d'isolamento denominata "la Rissa", qui su una parete egli scrisse "la tomba dei vivi". Quindi nel gennaio 1901 fu trasferito nel penitenziario di Santo Stefano, presso Ventotene. Per poterlo controllare a vista venne edificata per lui una speciale cella di tre metri per tre, priva di suppellettili; i piedi erano avvinti in catene e doveva effettuare l'ora d'aria su una terrazza isolata, quando gli altri detenuti erano nelle celle.
Il 22 maggio 1901 “il secondino Barbieri, che aveva l'incarico di sorvegliare a vista l'ergastolano, ma che si era allontanato per alcuni minuti, scoprì il corpo del Bresci, ormai cadavere, penzolare dall'inferriata alla quale il recluso si era appeso per il collo mediante l'asciugamano in dotazione o, secondo altri, un lenzuolo”.
Gaetano Bresci si era suicidato, ma molto più probabilmente “era stato suicidato”.

Nel 1910 a Monza sul luogo dell'attentato, in segno di riparazione, fu costruita la Cappella Espiatoria su progetto dell'architetto Giuseppe Sacconi, con una splendida pietà di Ludovico Pogliaghi .
Qualche anno dopo Ezio Riboldi, primo sindaco socialista di Monza, fece visitare il monumento all'allora giovane esponente della sinistra rivoluzionaria Benito Mussolini, il quale con un sasso appuntito incise la scritta: «Monumento a Bresci».

114 anni sono passati ma le Dame e i Cavalieri commemorano ancora il “Re buono” e vengono a Monza recandosi in pellegrinaggio alla Cappella Espiatoria.

Dame e i Cavalieri
29 luglio 2012. Dame e Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell'Ordine al Merito di Savoia, Guardie d'Onore, associazioni combattentistiche e d'arma, movimenti patriottici e monarchici hanno ricordato, a Monza, Sua Maestà Umberto I, Re d'Italia, assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci. Presenti i dignitari lombardi degli Ordini Dinastici della Real Casa Savoia, i dirigenti dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon ed autorità istituzionali, militari, civili e religiose.

Gaetano Bresci invece non lo ricorda nessuno o quasi: un piccolo monumento in marmo a Carrara, una strada dedicatagli nel 1976 dal suo comune di nascita Prato, qualche commemorazione di circoli anarchici o di centri sociali.
Ma dobbiamo considerare Bresci un vile assassino o un giustiziere ? E, più in generale, è giusto uccidere i tiranni ? Certamente è quanto meno assurdo commemorare e rimpiangere il “Re Buono”.

Franco Isman

Una bella serie di cartoline del pittore Quinto Celli che illustrano il regicidio, edite a pochi giorni dall'evento: una porta il timbro postale del 14 agosto 1900, due settimane dopo. Vittorio Emanuele è rappresentato molto più alto di quanto in realtà non fosse...
(dall'archivio di Alfredo Viganò)

Arengario ha pubblicato numerosi articoli e “cartoline” di Alfredo Viganò sull'argomento; ne indichiamo alcuni:
Il regicidio
La Cappella espiatoria
La palestra della Forti e Liberi
Quando le cartoline raccontano la Storia
Quel 29 luglio
La Pietà per Umberto di Savoia... e Gaetano Bresci

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  29.07.2014