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da "Smisurata preghiera" di Fabrizio De André (testo e musica)


SABATO 25.11.2023

22 novembre 2023
Sull' assassinio di una giovane donna da parte di un ex-partner (che giornalisti e TV continuano a definire "fidanzato" o "ex-fidanzato, dimostrando di essere ancora condizionati dal modello della famiglia tradizionale patriarcale) sono usciti ieri mattina (21 Novembre) due interessanti articoli, degni di una profonda riflessione. Il primo ("Non esistono maschi progressiati"),di Francesco Piccolo su la Repubblica. Il secondo, di Caterina Soffici su La Stampa. Nel primo si analizzano i "comuni" (parole, sguardi, battute) e spesso inconsci comportamenti dei "maschi" italiani (e non solo) nei confronti delle donne. Il discrimine tra "galanteria", "molestia" persecutoria e "violenza" è molto sottile. Soprattutto quando interviene l'atteggiamento di esclusività del "possesso" del partner femminile. Il linguaggio non è una ubbìa "femminista": riguarda l' uso, comune a tutti, uomini e donne, di termini che indicano il persistere di una mentalità, frutto di secoli di organizzazione sociale, economica, politica e culturale che riassumiamo nella definizione di "patriarcato". Realtà e modello sia delle società prevalentemente agricole, sia delle società della prima e seconda industrializzazione. La "rivoluzione culturale" del '68 è fallita: o meglio ha avuto un risultato concreto nella mentalità femminile, soprattutto nella seconda generazione post-sessantottesca delle donne, cioè le giovani e giovanissime di oggi. Non a caso è la sorella di Giulia Cecchettin, Elena, a rivendicare e attuare questa nuova mentalità, che va oltre la lotta al "femminicidio" e la collega alla necessità di un cambio di paradigma non solo culturale, ma anche e soprattutto politico-sociale ed economico: cioè della struttura del potere. Estremamente interessante è l' articolo di Maurizio Maggiani su La Stampa di oggi (22 novembre). Ne emerge la crisi del "maschio" contemporaneo che, a differenza di gran parte delle giovani donne, non ha ancora elaborato un nuovo modello di comportamento maschile: pur avendo ideologicamente superato il modello precedente, non si è ancora completamente liberato da esso. La risposta delle forze politiche si può riassumere così: chi vuole far qualcosa (le opposizioni), non può; chi ha la possibilità e il potere di fare (la coalizione di governo), non vuole. O meglio, propone dei palliativi (tipo l'aggiunta di alcune ore di "educazione sentimentale e affettiva", ma non sessuale) che, di fatto, mantengono la situazione educativa attuale. Come le ore di "Educazione civica", che rimangono del tutto separate (e ininfluenti sui) dai comportamenti concreti, senza scalfire minimamente la struttura relazionale della scuola e la sua organizzazione. Ciò vale anche per la struttura delle famiglie, per i rapporti tra genitori e figli. Insomma un ripensamento di tutta una cultura e una sua rifondazione sui principi: di uguaglianza; di rispetto della persona; di libertà di scelta e di autodeterminazione; di collaborazione e di rifiuto del possesso e della sopraffazione dell'altro. Tutto quello che di tragico ed "efferato" è successo e continua a succedere sia nella dimensione più ampia e mondiale (Ucraina, Palestina e Israele), sia in quella, più ristretta, nazionale e privata, rimanda ad un' unica necessità: il cambiamento di paradigma. Può sembrare generico e velleitario. Ma quando la tela della società non regge più, ocorre avere il coraggio di disfarla e di ritesserla su un nuovo ordito.


23 novembre 2023
Svegliandomi stamattina e sentendo le "ultime" notizie, direi "nulla di nuovo sul fronte occidentale". O meglio: è sempre più brutta l'aria che tira, a tutti i livelli. Le guerre continuano.

Nel conflitto Israele-Hamas, si ha l'impressione di un gioco delle parti, di un tragico balletto (sulla testa dei Palestinesi) nella "trattativa" sullo "scambio" degli ostaggi, della "pausa umanitaria" o della tregua. Stati Uniti e Qatar vogliono presentarsi come attenti e operanti a favore anche dei Palestinesi, ma la trattativa ormai si prolunga e l'accordo viene "rimandato" giorno dopo giorno.
Nel contempo continua l'"offensiva" di Israele, che compie progressi nella sua finalità di eliminare totalmente Hamas dalla Striscia di Gaza, con la conseguenza di una distruzione della stessa e l'uccisione e/o deportazione dei civili palestinesi in essa "confinati".
Chi può e vuole contrastare realmente l'azione di Israele? Nessuno. Nessuno si assumerà la responsabilità di un allargamento del conflitto. Non interessa né all' Egitto, né al Libano o alla Giordania, né agli Stati Arabi del Golfo. E neppure all' Iran.
Tutti, a parole, mostrano i muscoli e "si preoccupano" per i civili uccisi e per la sorte di quelli che sopravviveranno, ma, di fatto, non muovono un dito. Sanno benissimo che, in situazione di guerra, sta ai due contendenti, consentire l'avvio delle trattative diplomatiche. Ma né Hamas, né tanto meno Israele sembrano averne l'intenzione: anzi. E le stelle stanno a guardare, avrebbe titolato A.J.Cronin.

La stessa situazione di stallo si verifica nella guerra tra l'Ucraina e la Federazione Russa (che infatti si scambiano l'accusa reciproca di non volere la pace).
La vera posta in gioco del conflitto russo-ucraino è il controllo di queste ricchezze, in particolare di quelle del Donbass. Toglierle alla Federazione Russa e annetterle al blocco economico-finanziario (e militare) euro-atlantico non so che risultati produrrà, se non un'imprevedibile (e pericolosa per tutti) reazione russa.

Nell' America del Sud, inquietante è il risultato delle elezioni argentine: anche se la situazione (soprattutto economica) dell'Argentina è molto diversa da quella dell'Italia, molti aspetti della storia, della società e della politica argentina sono simili a quelli italiani. Quel risultato dovrebbe suonare come un campanello di allarme anche per noi italiani, proprio perché abbiamo già imboccato questa strada.

Anche sul versante Europeo, i risultati delle elezioni in Svezia, in Finlandia, in Polonia e, per ultime, in Olanda indicano che alle elezioni, nel giugno prossimo, del Parlamento Europeo (in cui si vota col proporzionale puro) si potrà verificare una situazione paradossale: il costituirsi di una maggioranza composta da partiti non solo di estrema destra, se non ex-nazisti, ma anche sovranisti o comunque favorevoli ad un'Europa delle Nazioni. Cioè l'esatto contrario (o la tragica caricatura) del progetto originario di un'Europa federale, da cui è partito il processo di unificazione europea.
C'è da chiedersi in che prospettiva (in chiave dell'unificazione europea) Paesi fondatori come Germania, Francia ed Italia si muovano, quando si battono e sollecitano l'ingresso nella UE dell'attuale Ucraina: stato in guerra e sulla cui "democrazia", la stessa Commissione ha espresso alcune non indifferenti riserve (grado di corruzione, presenza e potere degli oligarchi).

L'impressione è che il continuo allargamento dello "spazio-Ue" verso i Balcani e lo stesso Oriente caucasico risponda: nell' immediato, all'allineamento militare in funzione antirussa con gli Stati Uniti (di fatto, i vertici della UE sono sempre stati a rimorchio della Nato); a medio e lungo termine, liquefazione dell'Europa, in quanto realtà politico-istituzionale UNITARIA, e sua trasformazione in una mera area economico-finanziaria molto ampia, sotto lo scudo militare della Nato e quello monetario dell' Euro.
Germania, Francia e Italia, già alle prese con la "riottosità" di Polonia e Ungheria, non sembrano rendersi conto di cosa significherebbe l'ingresso di un Paese dall' estensione, demografia, possesso di materie prime, produzione agricola e industriale (nonché nucleare) dell'Ucraina sulla già traballante costruzione europea: e sulla stessa "egemonia" franco-tedesco.

Per quanto riguarda il teatro politico di casa nostra, noto che nubi nere si addensano sulla riformulazione del Patto di stabilità. La scommessa (che definirei azzardo) di Draghi di puntare sul "debito buono" (cioè quello che avrebbe dovuto aumentare di consistenti punti percentuali il PIL annuale dell'Italia sino a tutto il 2026) si è rivelata perdente. Dire che è colpa del cambiamento dello scenario internazionale, non sposta di un'acca la questione: noi ci troviamo con un rapporto deficit-PIL e un debito pubblico che continuano a crescere, dato l'andamento non esaltante del PIL italiano (ed europeo). E il 2026 non è poi tanto lontano: comunque il tempo che ci rimane non è realisticamente sufficiente per "mettere a terra" il vasto piano di riforme previsto dal PNRR e su cui l'Europa ci giudicherà e a cui dovremo restituire i miliardi che ci ha prestato.


IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA

SABATO 18.11.2023
SABATO 25.11.2023

RIFLESSIONI

  1 – Riflessioni
  2 – Principi irrinunciabili
  3 – Tesoretto
  4 – La scuola
  5 – Catalogna e affini
  6 – Competenze
  7 – Identità e diversità
  8 – Identità e diversità 2
  9 – Igiene lessicale
10 – Democrazia
11 – Anniversari
12 – Tifosi d'Italia, l'Italia s'è desta
13 – Popolo!
14 – Né patria, né matria, “FRATR ÍA”
15 – L'ipocrita polemica sulle “fake news”
16 – Il discorso di Fine d'anno
17 – Neologismi
18 – La retorica dell'”anniversario”
19 – Smartphonite
20 – C'era una volta il dialogo!
21 – La crisi istituzionale che viene da lontano
22 – Dissesto idrogeologico e Legge urbanistica
23 – Le parole della politica: autonomia
24 – Europa ed europeismo
25 – La Svolta
26 – Le parole della politica: "statalismo"
27 – Le parole della politica: "sviluppo", "sostenibilità", "sostenibile"
28 – Utopia
29 – Le parole della politica: semplificazione, macchina burocratica, statalismo
30 – Le parole della politica: "giustizialismo" "garantismo"
31 – L'insegnamento delle pandemia
32 – Le parole della politica: diritti libertà,responsabilità, potere decisionale
33 – "Etica del Sacrificio" ed "Etica della Rinuncia"
34 – Homo insaziabilis
35 – Le parole della politica: "purtroppo"
36 – Economia e Politica
37 – Politica e Giornalismo politico
38 – Parlamento e Governo
39 – "Fake(new)democrazia" o "il sonno della ragione genera mostri"
40 – Le parole della politica: competenza, competente
41 – Le parole della politica: liberalizzazione, esternalizzazione, privatizzazione
42 – Pandemia e cambio di paradigma: bilancio provvisorio 43 – La Coppa e San Gennaro
44 – Kabul, l'America e l'Europa
45 – Julian Assange
46 – Astensionismo
47 – Delega fiscale
48 – La destra coerenza di Renzi
49 – Successo o bla bla bla ?
50 – Pandemia e cambio di paradigma: bilancio provvisorio
51 – Il Presidente
52 – Quirinale: il gioco dell'oca
53 – Non esistono guerre giuste
54 – Le parole della politica: realismo
55 – Le parole della politica: realismo
56 – Mattarella e la sostenibilità ambientale - Draghi e i sassolini nella scarpa
57 – Privatizzare
58 – Guerra, pace e pacifismo
59 – Il PD prossimo venturo
60 – La rivoluzione di Bergoglio
61 – Quirinale: il gioco dell' oca
62 – Auguri di Pasqua - Costituzione disattesa - Stato di eccezione e di necessità
63 – La riforma della Costituzione
64 – Presidenzialismo alla francese?
65 – Il “caso” Rovelli
66 – Il Presidente e l'etnia
67 – Festa della Repubblica
68 – Tutti i nodi vengono al pettine
69 – "Modificavit ridendo mores"
70 – Oligarcomachia
71 – La strategia della torsione
72 – 11 settembre 1973 - 11 settembre 2001
73 – Fuoco incrociato
74 – Gianni Vattimo
75 – Onnipotenza della tecnologia?
76 – A quale scopo?
77 – Logica duale
78 – Le parole della politica
79 – Antisemitismo
80 – In margine ad alcuni articoli…
81 – Premierato
82 – Quante storie


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  25 novembre 2023