prima pagina pagina precedente



LETTERE DALLA PALESTINA
Gerusalemme, Gerusalemme
Annalisa Caron

Qui di seguito una nuova e-mail di Annalisa Caron, della Cisl di Monza, partita il 27 ottobre per la Palestina e Israele insieme a una delegazione di pacifisti raccolti dalla Tavola per la Pace. Scopo del loro viaggio è quello di incontrare e sostenere le realtà impegnate nel dialogo palestinese-israeliano.

1 novembre 2012
Ciao a tutti,
Oggi è stata la giornata dedicata a Gerusalemme; ovvero il cuore del contrasto, del conflitto israelo palestinese.
Sebbene, infatti, i punti critici siano molteplici e disseminati per tutto il territorio: dalla striscia di Gaza alla West Bank, fino alla condizione dei palestinesi nei villaggi, nelle municipalità e nelle città israeliane, lo status di Gerusalemme rimane un punto centrale nell'economia complessiva del conflitto per il grande significato che questa città, così particolare e importante, riveste per entrambe le parti.
Scesi dal pullman abbiamo lasciato alle nostre spalle la Porta di Jaffa (una delle 7 porte storiche di accesso alla città), incamminandoci verso Porta Nuova, ovvero l'ingresso più vicino alla nostra prima destinazione, il College de Freres, una scuola attiva in Gerusalemme fin dal 1876 e che da sempre si è occupata dell'istruzione e della formazione dei bambini e dei ragazzi arabo palestinesi residenti in città.

Gerusalemme

Qui siamo stati accolti dal preside Suliman Rabadi il quale ci ha illustrato la situazione e il funzionamento del sistema scolastico attualmente in essere. La sua scuola, come le altre scuole di Gerusalemme, devono sottostare da una parte ai dettami del ministero dell'Istruzione israeliano e dall'altra anche a quello dell'autorità palestinese (questo in quanto parte della municipalità di Gerusalemme ma allo stesso tempo territorio palestinese indebitamente occupato).
A Gerusalemme ci sono circa 90.000 studenti e 26.000 di questi frequentano scuole di fondazioni o ordini religiosi. Ma tutto ciò non basta, servono infatti nuove scuole perché i giovani possano essere seguiti evitando che finiscano nella piaga della droga. Le persone che soffrono di dipendenza, infatti, sono circa 20.000. Tutto ciò non ë altro che il frutto delle politiche di oppressione che il governo israeliano pone continuamente in atto nei confronti dei giovani palestinesi.
Un altro grosso problema che ci troviamo a fronteggiare, continua il preside, è l'alto tasso di disoccupazione che colpisce questi stessi giovani.

la visita al villaggio

Lo sforzo dell'istituzione scolastica deve essere pertanto quello di cercare di aiutare i giovani a resistere a tale soffocamento, di favorire la loro conoscenza e sostenere la loro speranza affinché questi giovani possano continuare la "lotta" e costruire la società palestinese di domani. Dobbiamo pensare alla costruzione del nostro futuro e delle nostre istituzioni per poter fronteggiare e sopravvivere alle politiche discriminatorie che vengono poste in essere contro di noi.
Per tutti questi motivi abbiamo bisogno, continua il preside, del vostro sostegno, del vostro supporto e della vostra comprensione: in questi giorni ascoltate la nostra gente, ascoltate la loro voce, i loro problemi piccoli o grandi che siano, solo così potrete comprendere la nostra reale condizione.
Al saluto del preside Rabadi ha risposto il prof. Tosolini, preside del Liceo Bernacchi di Parma, presente qui con una delegazione di 4 studenti e una docente, il quale ha sottolineato che se i nostri amici hanno bisogno di noi, anche noi abbiamo bisogno di loro, per prendere coscienza e per essere cittadini globali a tutto tondo in grado di assumere le proprie responsabilità.
Successivamente ha preso la parola il prof. Khalik Tafkagi, esperto di mappe presso la Arab Studies Society, il quale ci ha mostrato in modo empirico, proprio attraverso le mappe geografiche, come la pianta, la composizione della città di Gerusalemme sia stata scientemente modificata nel corso degli ultimi decenni attraverso vere e proprie strategie che miravano e mirano alla riduzione della presenza palestinese nella città. Durante l'impero Ottomano, Gerusalemme era piccola avendo una estensione pari a circa 1 kmq. Durante il mandato britannico si assiste ad una sua espansione verso ovest. Nel 1948, la città viene divisa in due parti Est e Ovest.
Nonostante il desiderio di Israele, nessuno stato ha mai riconosciuto Gerusalemme quale capitale dello stato israeliano, proprio in virtù di quanto stabilito nella risoluzione ONU 181 che riconosce a Gerusalemme una condizione particolare.
Nel 1967, Israele procede all'unificazione delle due parti della città, che coprono complessivamente un territorio di circa 126 kmq. In quel frangente le case israeliane in Gerusalemme erano pressoché inesistenti, oggi sono circa 58.000, grazie alla politica delle confische che ha guadagnato a Israele il possesso del 35% del territorio.

Nel 1972 il governo israeliano decideva che il numero delle case arabe non dovesse superare il 22% del totale. Nonostante questa norma era difficile controllare l'aumento della popolazione e pertanto le medesime autorità israeliane sono giunte all'idea di realizzare un muro che impedisse alla parte araba della città di svilupparsi ulteriormente. Costruendo il muro, poi, è stato ritenuto opportuno separare alcuni sobborghi della città abitati dai palestinesi escludendoli dalla municipalità di Gerusalemme. Nel frattempo il quartiere ebraico della città è cresciuto da mezzo ettaro fino agli attuali 13 ettari.
Inoltre gli israeliani hanno proceduto alla costruzione di tunnel sotterranei che gli consentono di controllare ancora meglio la città e in particolare il quartiere arabo musulmano. E non è affatto finita, la politica degli insediamenti, la sua logica si ripropone anche all'interno delle mura di Gerusalemme: da una parte con degli sfratti forzosi nei confronti dei palestinesi che vivono in alcuni quartieri di interesse ebraico (si veda per esempio coloro che abitavano nei pressi della cittadella di Davide) i quali portati in giudizio davanti alla corte israeliana non riescono a dimostrare di essere i legittimi proprietari di quelle case e di quei terreni. L'altra forma è una vera e propria infiltrazione: alcuni coloni, sicuramente quelli più ideologici, acquistano appartamenti nel quartiere arabo o in quello cristiano trasformando queste case in veri e propri fortini circondati di filo spinato.
Una particolarità: gli ebrei hanno uno speciale calendario che consente loro, una volta al mese, di entrare a Gerusalemme vecchia senza essere "disturbati " dalla presenza dei residenti, costretti per quel giorno a restare a casa e a tener chiusi i propri negozi. Oggi pertanto i palestinesi residenti a Gerusalemme (aventi lo status di residenti ma non di cittadini) sono sottoposti alla legge della municipalità israeliana ma di fatto si considerano sotto occupazione.
Dopo questa interessante illustrazione circa l'evoluzione di Gerusalemme, siamo stati affidati, divisi in piccoli gruppi, a degli studenti universitari per una visita alla città. Le nostre guide erano Moussa, Ramadan e Youssra.

Gerusalemme

Lo sforzo dell'istituzione scolastica deve essere pertanto quello di cercare di aiutare i giovani a resistere a tale soffocamento, di favorire la loro conoscenza e sostenere la loro speranza affinché questi giovani possano continuare la "lotta" e costruire la società palestinese di domani. Dobbiamo pensare alla costruzione del nostro futuro e delle nostre istituzioni per poter fronteggiare e sopravvivere alle politiche discriminatorie che vengono poste in essere contro di noi.
Per tutti questi motivi abbiamo bisogno, continua il preside, del vostro sostegno, del vostro supporto e della vostra comprensione: in questi giorni ascoltate la nostra gente, ascoltate la loro voce, i loro problemi piccoli o grandi che siano, solo così potrete comprendere la nostra reale condizione.
Al saluto del preside Rabadi ha risposto il prof. Tosolini, preside del Liceo Bernacchi di Parma, presente qui con una delegazione di 4 studenti e una docente, il quale ha sottolineato che se i nostri amici hanno bisogno di noi, anche noi abbiamo bisogno di loro, per prendere coscienza e per essere cittadini globali a tutto tondo in grado di assumere le proprie responsabilità.
Successivamente ha preso la parola il prof. Khalik Tafkagi, esperto di mappe presso la Arab Studies Society, il quale ci ha mostrato in modo empirico, proprio attraverso le mappe geografiche, come la pianta, la composizione della città di Gerusalemme sia stata scientemente modificata nel corso degli ultimi decenni attraverso vere e proprie strategie che miravano e mirano alla riduzione della presenza palestinese nella città. Durante l'impero Ottomano, Gerusalemme era piccola avendo una estensione pari a circa 1 kmq. Durante il mandato britannico si assiste ad una sua espansione verso ovest. Nel 1948, la città viene divisa in due parti Est e Ovest.
Nonostante il desiderio di Israele, nessuno stato ha mai riconosciuto Gerusalemme quale capitale dello stato israeliano, proprio in virtù di quanto stabilito nella risoluzione ONU 181 che riconosce a Gerusalemme una condizione particolare.
Nel 1967, Israele procede all'unificazione delle due parti della città, che coprono complessivamente un territorio di circa 126 kmq. In quel frangente le case israeliane in Gerusalemme erano pressoché inesistenti, oggi sono circa 58.000, grazie alla politica delle confische che ha guadagnato a Israele il possesso del 35% del territorio.

Nel 1972 il governo israeliano decideva che il numero delle case arabe non dovesse superare il 22% del totale. Nonostante questa norma era difficile controllare l'aumento della popolazione e pertanto le medesime autorità israeliane sono giunte all'idea di realizzare un muro che impedisse alla parte araba della città di svilupparsi ulteriormente. Costruendo il muro, poi, è stato ritenuto opportuno separare alcuni sobborghi della città abitati dai palestinesi escludendoli dalla municipalità di Gerusalemme. Nel frattempo il quartiere ebraico della città è cresciuto da mezzo ettaro fino agli attuali 13 ettari.
Inoltre gli israeliani hanno proceduto alla costruzione di tunnel sotterranei che gli consentono di controllare ancora meglio la città e in particolare il quartiere arabo musulmano. E non è affatto finita, la politica degli insediamenti, la sua logica si ripropone anche all'interno delle mura di Gerusalemme: da una parte con degli sfratti forzosi nei confronti dei palestinesi che vivono in alcuni quartieri di interesse ebraico (si veda per esempio coloro che abitavano nei pressi della cittadella di Davide) i quali portati in giudizio davanti alla corte israeliana non riescono a dimostrare di essere i legittimi proprietari di quelle case e di quei terreni. L'altra forma è una vera e propria infiltrazione: alcuni coloni, sicuramente quelli più ideologici, acquistano appartamenti nel quartiere arabo o in quello cristiano trasformando queste case in veri e propri fortini circondati di filo spinato.
Una particolarità: gli ebrei hanno uno speciale calendario che consente loro, una volta al mese, di entrare a Gerusalemme vecchia senza essere "disturbati " dalla presenza dei residenti, costretti per quel giorno a restare a casa e a tener chiusi i propri negozi. Oggi pertanto i palestinesi residenti a Gerusalemme (aventi lo status di residenti ma non di cittadini) sono sottoposti alla legge della municipalità israeliana ma di fatto si considerano sotto occupazione.
Dopo questa interessante illustrazione circa l'evoluzione di Gerusalemme, siamo stati affidati, divisi in piccoli gruppi, a degli studenti universitari per una visita alla città. Le nostre guide erano Moussa, Ramadan e Youssra.
Cari saluti a tutti
Annalisa Rachele e Aldo

(segue)
a cura di Umberto De Pace

Le lettere precedenti
Il primo impatto
I territori occupati



in su pagina precedente

  10 novembre 2012