prima pagina lente pagina precedente




Democrazia ed estrema destra
Il caso monzese
Umberto De Pace

fasci

Tra i tanti problemi che l'Europa si trova oggi di fronte, il riemergere di movimenti di ispirazione fascista e o nazista sarebbe un grave errore ritenerlo un fenomeno marginale. Se era prevedibile che tra gli effetti della grande crisi economica mondiale di questi anni, accompagnata dall'imponente fenomeno delle migrazioni, vi fosse anche la deriva populista, xenofoba e razzista, le politiche fin qui adottate per contrastarla, in gran parte hanno contribuito ad ampliare il consenso verso chi con demagogia e spregiudicatezza sfrutta il disagio sociale per i propri scopi e fini politici.
Sulla democrazia - 5


Sul tema della democrazia, della libertà e dell'uguaglianza è indubbiamente più semplice e lineare l'approccio del fascismo. Occorre ovviamente tener presente che il fascismo storico (1919–1945) non si confronta con una democrazia compiuta presente nel paese, ma con il concetto di democrazia fino ad allora sviluppatosi nel pensiero filosofico e politico, e con l'esperienza delle democrazie anglo-sassoni. Solo sessant'anni separavano la sua nascita dalla costituzione del regno d'Italia (1861) basato su una monarchia costituzionale e solo sette anni dall'introduzione del suffragio universale maschile, che il governo Giolitti nel 1912 dovette adottare a seguito delle pressioni delle organizzazioni di massa socialiste e cattoliche.

Benito Mussolini
Benito Mussolini (Wikipedia)

A pochi mesi dalla formazione del nuovo governo (31 ottobre 1922) Benito Mussolini in un articolo sulla rivista “Gerarchia” del marzo 1923 dall'eloquente titolo “Forza e consenso” dichiarerà: “Liberalismo significa suffragio universale e generi affini? Significa aperta in permanenza la Camera, perché offra l'indecente spettacolo che aveva sollevato la nausea generale? Significa in nome della libertà lasciare ai pochi la libertà di uccidere la libertà di tutti? Significa fare largo a coloro che dichiarano la loro ostilità allo Stato e lavorano attivamente per demolirlo? E' questo il liberalismo? Ebbene, se è questo il liberalismo, esso è una teoria e una pratica di abbiezione e di rovina. La libertà non è un fine; è un mezzo. Come mezzo deve essere controllato e dominato. Qui cade il discorso della “forza” … Nessun governo è mai esistito che abbia reso felici tutti i suoi governati.” Come mantenere quindi la solidità di uno Stato?: “Coll'accantonare il massimo della forza. Coll'impiegare questa forza, inesorabilmente, quando si renda necessario … Quando un gruppo o un partito è al potere, esso ha l'obbligo di fortificarvisi e di difendersi contro tutti. La verità palese ormai agli occhi di chiunque non li abbia bendati dal dogmatismo è che gli uomini sono forse stanchi di libertà. Ne hanno fatto un'orgia … Si sappia dunque, una volta per tutte, che il Fascismo non conosce idoli, non adora feticci: è già passato e, se sarà necessario, tornerà ancora tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà”.

Allegoria della libertà
Allegoria della libertà
in Place de la République, Parigi

Ne “La dottrina del fascismo”, voce pubblicata nel 1932 sulla Enciclopedia Italiana, redatta per metà da Giovanni Gentile e per l'altra metà da Benito Mussolini, il primo afferma: “E se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il fascismo è per la libertà. È per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo.” (Gentile 1932, parte I, § 7).

Emilio Gentile
Emilio Gentile (Wikipedia)

Per Mussolini: “Dopo il socialismo, il fascismo batte in breccia tutto il complesso delle ideologie democratiche e le respinge, sia nelle loro premesse teoriche, sia nelle loro applicazioni o strumentazioni pratiche. Il fascismo nega che il numero, per il semplice fatto di essere numero, possa dirigere le società umane; nega che questo numero possa governare attraverso una consultazione periodica; afferma la disuguaglianza irrimediabile e feconda e benefica degli uomini che non si possono livellare attraverso un fatto meccanico ed estrinseco com'è il suffragio universale. Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. Questo spiega perché il fascismo, pur avendo prima del 1922 - per ragioni di contingenza - assunto un atteggiamento di tendenzialità repubblicana, vi rinunciò prima della marcia su Roma, convinto che la questione delle forme politiche di uno Stato non è, oggi, preminente e che studiando nel campionario delle monarchie passate e presenti, delle repubbliche passate e presenti, risulta che monarchia e repubblica non sono da giudicare sotto la specie dell'eternità, ma rappresentano forme nelle quali si estrinseca l'evoluzione politica, la storia, la tradizione, la psicologia di un determinato paese.” (Mussolini, 1932, parte II, § 6) – e ancora: “Il fascismo respinge nella democrazia l'assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico e l'abito dell'irresponsabilità collettiva e il mito della felicità e del progresso indefinito. Ma, se la democrazia può essere diversamente intesa, cioè se democrazia significa non respingere il popolo ai margini dello Stato, il fascismo poté da chi scrive essere definito una «democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria».” (Mussolini, 1932, parte II, § 7)
Una visione della democrazia che, morto il fascismo storico, permea ancora oggi la cultura neofascista: “Dovrebbero essere le avanguardie e le dirigenze a porsi i problemi delle pregiudiziali e di come affrontarle, gli altri dovrebbero seguirle e basta. Poiché però vige la più caotica, assembleare, acritica, grottesca, rumorosa, banale e stupida democrazia, ognuno pretende di pronunciarsi in chiave programmatica, ideologica, e persino nella veste di giudice di ora e di ieri.” – questo il pensiero di Gabriele Adinolfi, cofondatore insieme a Roberto Fiore di Terza Posizione e ispiratore ideologico di Casa Pound (da Sorpasso neuronico, maggio 2008).
Il confronto come si vede è sui principi di uguaglianza e libertà e non tanto sul concetto di democrazia. Per il filosofo e accademico Salvatore Veca: “Il primo principio dell'etica democratica prescrive l'eguale libertà per le persone”.

Salvatore Veca
Salvatore Veca

Rimane il fatto che l'equilibrio è determinato da tanti fattori non ultimi gli aspetti formali e sostanziali che caratterizzano una democrazia. L'uguaglianza può essere presente giuridicamente, così come lo è stato introducendola nelle costituzioni liberali pur non ancora formalmente democratiche, ma altra cosa è l'uguaglianza economica e sociale. Il filosofo romano sottolinea come: “A partire dalla condivisione della priorità dell'eguale libertà delle persone, destra e sinistra divergono quanto alle politiche e ai provvedimenti che assicurino, tutelino e promuovano tale eguale libertà. Il contrasto fra una qualche forma di libertarismo o liberismo, che ci dice che la politica deve limitarsi alla tutela e all'assicurazione dell'eguale libertà, e una qualche forma di egualitarismo democratico che ci dice che la politica deve andare oltre e generare un'eguaglianza di opportunità o di capacità perché le persone possano usare responsabilmente la loro libertà, è un contrasto dopo tutto familiare entro la cultura pubblica delle società democratiche. Il nucleo di un'etica democratica ci chiede, in parole povere, di giudicare istituzioni e provvedimenti, adottando come punto archimedeo il punto di vista dell'eguale cittadinanza.” (da Libertàgiustizia.it, “Democrazia, cittadini e libertà” 15/03/2008).

Giampietro Berti
Giampietro Berti

Giampietro Berti – professore ordinario di Storia contemporanea presso l'Università di Padova – ci ricorda come la problematica relazione fra la libertà e l'uguaglianza fosse il vero fulcro del pensiero del filosofo, politico e storico francese Alexis de Toqueville (1805-1859): “ … ovvero fra le ragioni del liberalismo e quelle della democrazia, nel senso che l'inarrestabile affermazione di quest'ultima pone il problema primario della salvaguardia del primo, dato che la volontà popolare, di per sé, non è garanzia di libertà. Per Tocqueville la democrazia porta con sé, inevitabilmente, un conformismo politico generale, creando le condizioni di un nuovo dispotismo: la tirannia della maggioranza. Tocqueville, studiando la nascente democrazia americana, individua in modo davvero impressionante (siamo nel 1835!), i caratteri fondamentali della società moderna, capace di una rigenerazione permanente, ma anche esposta di continuo ai pericoli della massificazione e del conformismo. L'importanza della riflessione tocquevillana si riassume nella consapevolezza dell'impossibilità di far coincidere la realizzazione della libertà con quella dell'uguaglianza, dato che la prima è sempre individuale, la seconda è sempre collettiva. Contemporaneamente, il suo realismo lo porta a comprendere che l'unica realizzazione storica possibile dei valori liberali è quella affidata al processo democratico e che dunque l'unica via percorribile è data dal continuo compromesso politico e dall'aggiustamento istituzionale. L'orientamento liberale si basa sul buon senso di un equilibrio, che accetta e contempla le ragioni plurime delle parti in lotta, le quali impongono la scelta morale del male minore. La democrazia liberale regola il conflitto, ma non lo elimina.” (“Toqueville e la democrazia al servizio della libertà”, il Giornale 3/10/2018).

Maria Paola Patuelli
Maria Paola Patuelli

Secondo Maria Paola Patuelli dell'associazione “Libertà e Giustizia”: “Per Sartori (ndr. 1924-2017, politologo, sociologo e accademico) la democrazia c'è quando le Istituzioni tutelano la libertà, e c'è uguaglianza di fronte alla legge. Uguaglianza di voto e di opportunità. Punto. I diritti sociali non lo appassionano …” aggiungendo, dal proprio punto di vista: “ … La mia testa, connessa con un po' – solo un po' – di cuore, batte per Bobbio e per la sua ostinata riflessione sulla uguaglianza. Il trascurarla rende, a mio avviso, la democrazia debole. Per Sartori ho ammirazione, e qui il cuore non c'entra: è gratitudine, per avermi chiarito aspetti del sistema dei partiti, che avevo intravisto senza comprenderli. Ma la sua indifferenza per le diseguaglianze e i diritti sociali non mi convince. Le disuguaglianze, oltre che essere ingiuste e quasi sempre insopportabili, sono ossigeno per populismi e autoritarismi, come la storia insegna.”  (da Libertàgiustizia.it, “Con Bobbio, Sartori e Pasquino” 01/11/2019).

Umberto De Pace

GLI ARTICOLI PUBBLICATI
0 - Prologo
1 - Perché Monza?
2 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 1
3 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 2
4 - Forza Nuova - 1
5 - Forza Nuova - 2
6 - CasaPound - 1
7 - CasaPound - 2
8 - CasaPound - 3
9 - Lorien e Progetto Zero
10 - Lorien e Compagnia Militante
11 - A.D.ES.
12 - Le radici dell'estrema destra monzese - 1
13 - Le radici dell'estrema destra monzese - 2
14 - Sul neofascismo - 1
15 - Sul neofascismo - 2
16 - Sul neofascismo - 3
17 - Sul neofascismo - 4
18 - Sull'antifascismo - 1
19 - Sull'antifascismo - 2
20 - Sull'antifascismo - 3
21 - Sull'antifascismo - 4
22 - Sull'antifascismo - 5
23 - Sull'antifascismo - 6
24 - Sull'antifascismo - 7
25 - Sull'antifascismo - 8
26 - Sull'antifascismo - 9
27 - Sull'antifascismo - 10
28 - Sull'antifascismo - 11
29 - Sul neofascismo - 12
30 - Sulla democrazia - 1
31 - Sulla democrazia - 2
32 - Sulla democrazia - 3
33 - Sulla democrazia - 4
34 - Sulla democrazia - 5



EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net

Commenti anonimi non saranno pubblicati


in su pagina precedente

  18 gennaio 2020