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REALTÀ VIRTUALE
Realtà virtuale e medicina
Tania Marinoni


La realtà virtuale, grazie alla sua straordinaria capacità di generare contesti artificiali che trasmettono sensazioni sempre più prossime a quelle reali, viene applicata anche in ambito sanitario per trattare le conseguenze postraumatiche di eventi patologici. Grazie all'innovazione tecnologica, il settore medico può dotarsi di utili strumenti necessari al recupero di funzioni gravemente compromesse e raggiungere importanti risultati laddove fino a poco fa non era possibile neppure operare. Le nuove tecniche di simulazione, destinate a rivoluzionare la healthcare del prossimo futuro, trovano oggi impiego all'interno di percorsi terapeutici come supporto alla riabilitazione motoria, psicologica e cognitiva.

Nata per curare i sintomi di ansia nei reduci di guerra statunitensi, la tecnica di Telepresenza Immersiva Virtuale (TIV) può intervenire sulle conseguenze derivanti da lesioni, o sui deficit connessi all'insorgenza di alcune patologie: tipici sono i postumi di un ictus, i sintomi invalidanti del morbo di Parkinson o le prime manifestazioni della demenza nei soggetti senili; ma con la RV si possono governare anche disturbi psicologici, quali ansie e fobie. La pratica, che sfrutta la modalità semi immersiva, prevede di calare il paziente in un Cave, una stanza le cui pareti trasmettono, attraverso monitor, determinati contenuti, con cui stimolare le facoltà inibite. L'ambiente, versatile negli scenari proposti, crea infatti sollecitazioni specifiche e graduali in relazione alle malattie da curare. I pazienti affetti da disturbi alimentari, ad esempio, vengono stimolati attraverso ambientazioni che riproducono fedelmente le corsie di un supermercato, le sale di un ristorante, oppure gli spazi di una cucina; sono quindi osservati nelle loro reazioni e supportati nei momenti di difficoltà.

E' in seguito ad una attenta valutazione e alla successiva prescrizione del medico che si accede all'innovativo percorso terapeutico. Il programma riabilitativo, seguito da uno specialista quale un fisiatra, un geriatra o un neurologo, sottopone il paziente ad una serie di sedute individuali della durata di circa un'ora ciascuna e ed è modulato su diversi livelli di complessità, in base ai progressi conseguiti dal soggetto. L' Istituto Auxologico Italiano di Milano è la prima realtà nosocomiale in Italia a essersi dotata di due Cave: per l'importante risultato raggiunto dopo un percorso ventennale, intrapreso quando i ricercatori disponevano di supporti ancora rudimentali, la clinica è oggi all'avanguardia nell'ambito della cybertherapy.

Ma attraverso particolari congegni, come sensori applicati a speciali indumenti, che stimolano direttamente il sistema nervoso di individui affetti da paralisi, le tecniche di RV hanno portato ad esiti dall'aspetto indubbiamente fantascientifico. A rivelarlo è la rivista Scientific Reports che riporta l'esperimento condotto dal team statunitense di Miguel Nicolelis della Duke University di Durham, nel North Carolina. Le cosiddette “interfaccia uomo-macchina”, hanno captato i segnali neurali lanciati dai pazienti che immaginavano di muovere l'arto immobilizzato, per tradurli in movimento nei loro avatar (l'alter ego nel quale ci si immedesima). I soggetti sottoposti all'esperienza hanno quindi animato con il pensiero i loro avatar, all'interno di una dimensione artificiale, per poi ricevere dai sensori le risposte necessarie a riattivare in loro le sensazioni tattili. Queste persone hanno addirittura riconosciuto i supporti su cui i loro avatar camminavano, distinguendo, ad esempio, l'asfalto dalla sabbia. Grazie ad una sorta di riorganizzazione dei pochi nervi spinali rimasti illesi e all'esercizio hi-tech, per i pazienti è stato possibile compiere i primi movimenti, ottenendo un parziale ripristino delle funzioni motorie.

Permettere il passaggio da una condizione di paralisi totale ad una di irrigidimento parziale è senza dubbio un incredibile risultato per la medicina, ma sono ormai raggiungibili ulteriori progressi documentati, come il riacquisito controllo, in questi individui, della vescica e dell'intestino. Il settore della riabilitazione procede nella sperimentazione per registrare successi anche nei pazienti affetti, ad esempio, da morbo di Parkinson e altre patologie invalidanti. Sono in arrivo ulteriori notizie di fenomeni straordinari, relegabili in passato solo nel mondo fantastico, e altri dati sorprendenti che gli esperti sono prossimi a pubblicare.


Ma si cominciano ad impiegare sistemi di realtà virtuale direttamente in sala operatoria: Joshua Bederson del Mount Sinai Hospital è il primo neurochirurgo che utilizza visioni in VR durante l'operazione ed è certamente questa la strada del futuro.

Tania Marinoni

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  15 ottobre 2016