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da "Smisurata preghiera" di Fabrizio De André (testo e musica)


SABATO 02.12.2023

26.11.2023
Le lunghe e spesso inutili polemiche e diatribe sul 25 aprile richiedono, a mio avviso, una ripulitura e sfoltitura dei cascami ideologici e propagandistici in esse contenuti.
A cominciare dal periodo storico che chiamiamo Resistenza (e che avrebbe "ufficialmente" termine temporale il 25 aprile1945), in quanto lotta armata contro l'invasore nazista e l'oppressore fascista: in un unico termine riassuntivo, contro il nazifascismo.
Lotta armata di parte degli Italiani nel periodo conclusivo della Seconda Guerra Mondiale (dall'Armistizio dell'8 settembre 1943 in poi) nell'ambito e in appoggio della risalita delle forze alleate (in prevalenza e sotto il comando anglo-americano) nella Penisola, dalla Sicilia in su.
Un elemento non trascurabile nella ricostruzione e nel giudizio storico sulla Resistenza è il ruolo degli Angloamericani e della loro strategia militare e politica nel condizionare la lotta armata dei partigiani italiani ed anche i suoi esiti nella storia, nella politica e nella società italiana dell'immediato dopoguerra.

Se il prodotto positivo (e direi quasi "miracoloso", storicamente parlando) dell' unità tra i partiti del CNL è stata l'elaborazione della Costituzione Repubblicana, è rimasto nell' amministrazione dello Stato, nel corpo delle Leggi (il Codice Rocco), nella mentalità gerarchico-autoritaria e in un diffuso costume di individualismo, egoismo sociale, particolarismo, corporativismo e qualunquismo politico il nocciolo duro della società italiana, che spiega non solo il successo del Fascismo, ma anche il trasformismo della società jtaliana, "il cambiar tutto per non cambiare nulla" (già sperimentato nel processo di unificazione nazionale) e, in sintesi, il suo immobilismo di fondo.

Se si analizzano tre momenti determinanti della storia italiana (il biennio 1848-49; il processo dell'unificazione italiana; la Resistenza e la nascita della Repubblica) riguardo alla totalità dei soggetti di tali eventi (il "popolo") e alla loro effettiva incidenza sulla natura profonda della società italiana, si potranno individua anche i limiti della stessa Resistenza, in quanto "guerra di popolo".

Le "rivoluzioni" del 1848-49 furono, per usare una categoria marxista, abortite rivoluzioni "borghesi" o, secondo l'interpretazione "democratico-federalistica" di Carlo Cattaneo, insorgenza del "popolo delle città", dei cittadini" nella loro quasi totalità (esclusa la nobiltà filosabauda, che boicottò l'insurrezione milanese). Il "popolo delle campagne"(cioè, la stragrande maggioranza degli italiani di allora) rimase estraneo. Anche il movimento risorgimentale fu il prodotto di élite e di una ristretta cerchia di volontari, disposti ad armarsi e a rischiare la vita per l'ideale dell'indipendenza e dell'unità d'Italia. L'ideale di una riforma agraria tramite un coinvolgimento delle campagne del Sud con lo sbarco di Carlo Pisacane a Sapri finì in un massacro da parte dei contadini, convinti dai Borboni di trovarsi di fronte a dei "briganti".
L'unificazione dell'Italia non è avvenuta dal basso con una partecipazione popolare, bensì all'opposto per via diplomatico-militare, attraverso un'annessione di fatto (con un plebiscito, negli Staterelli del Centro-Nord; e tramite il "regalo" del Regno Borbonico da parte di Giuseppe Garibaldi con il famoso (direi famigerato!) "Obbedisco!" al Sovrano sabaudo (che infatti ha mantenuto, come Re d'Italia, la precedente numerazione dinastica: Vittorio Emanuele II).
Lo Stato italiano è il prodotto delle vittorie militari di Napoleone III e del capolavoro diplomatico di Cavour, abile e prammatico tessitore di trame al limite dell'azzardo; ed anche della sconfitta della minoranza democratico-repubblicana, unitaria di Mazzini e dei mazziniani (molti dei quali si "ricicleranno" monarchici) federalisti, di Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari. Le radici profonde della frattura ancor oggi esistente tra il Centro-Nord d'Italia e il Sud stanno in questa annessione e successiva violenta "dominazione" sabauda.

Queste riflessioni storiche, originate dalle polemiche in occasione della celebrazione dello scorso 25 aprile, mi permettono di affrontare e cercare di dare una risposta ad un problema politico attuale: come si spiega la vittoria della coalizione di destra e il consenso nei confronti di Giorgia Meloni e della sua proposta di Riforma Costituzionale e di Premierato?
Occorre tornare indietro, all' amnistia togliattiana, giusta per ricucire un tessuto unitario dopo un sanguinoso periodo di guerra civile, ma anche negativa nel medio e lungo periodo, perché ha lasciato intatti non solo il Codice Rocco e le strutture amministrative dello Stato, ma anche la struttura profonda della società, della cultura e del sentire comune italiano: quella che Bobbio, con un unico ed efficacissimo termine, chiamava "palude".
Recenti studi hanno messo in luce la situazione paradossale di condanna di ex-partigiani per le loro azioni di guerra; e di assoluzione per i responsabili dei crimini fascisti. I partigiani non sono stati riconosciuti come combattenti e le loro azioni di guerra sono state valutate e condannate come delitti comuni. Si è verificata una inversione di prospettiva: i partigiani si sono trasformati in colpevoli, mettendo quasi sotto processo la Resistenza stessa. E iniziando, per omissione, la sua demolizione. E comunque, non "processando" e non "facendo a fondo i conti" con il fascismo e i "repubblichini", non si è toccato e scalfito minimamente quel sottofondo di trasformismo, opportunismo ("con Franza o con la Magna, purché se magna"), egoismo individuale e di "banda", qualunquismo che ha permesso al fascismo di trasformarsi in dittatura: e che non sembra abbiano sufficientemente modificato decenni di democrazia repubblicana.
Questo tipo di cultura (comunque la si voglia definire) mostra la sua persistenza e anche oggi, non solo nelle posizioni di alcune forze politiche e di alcuni quotidiani rispetto alla violenza contro le donne e i "femminicidi", ma anche nella voglia di un "capo che comandi" e nel pericolo che essa si trasformi in realtà con la Riforma della Costituzione e del "Premierato".   


28.11.2023
Mattinale del 28 novembre. Tregua e scambio ostaggi-prigionieri tra Hamas e Israele: da notizie della stampa di oggi risulta che il governo israeliano ha intimato ai familiari dei prigionieri palestinesi della Cisgiordania (donne e ragazzi scambiati con gli ostaggi di Hamas) di NON FESTEGGIARE il ritorno alle loro case (se così si possono definire domicili in zone limitate e controllate da polizia ed esercito israeliano, nonché sottoposte alle violenze dei "coloni" ultraortodossi israeliani).
Non entro nel merito di questo "due pesi, due misure" e del trattamento "di favore" nei confronti di Israele da parte dell'Europa (credito per Israele e debito storico per l'Europa a causa della Shoah). E' una constatazione di fatto.

Meloni ha detto che Putin potrebbe arrivare alla pace in Ucraina, se si ritirasse dalle terre occupate dall'offensiva russa nel territorio ucraino. Anche se la situazione è, storicamente, un po' diversa, mi chiedo perché non è mai stato chiesto da anni e non si chiede oggi ad Israele di ritirarsi dal territorio "occupato" della Cisgiordania e Gerusalemme-Est, assegnato dall'ONU come Stato libero e indipendente al popolo palestinese.

Per quanto riguarda le prossime elezioni del Parlamento Europeo, Prodi, sul Messaggero di oggi, rassicura che la vittoria del partito di ultradestra in Olanda non avrà effetti dirompenti sugli attuali equilibri, dato il ristretto numero di deputati olandesi. Un altro articolo riguarda la Germania. Le ultime elezioni in Land importanti hanno visto un forte aumento dell' ultradestra e un calo dei "grunen". Gli elettori verdi sono delusi dalla politica poco (per non dire in nulla) ecologica del Governo di coalizione, di cui fa parte, anche in posizion rilevante, il Partito Verde. Non una buona notizia per la possibile replica di una maggioranza arcobaleno. Per non parlare della Grecia, della Spagna e della stessa Francia.

Per quanto riguarda "casa nostra", oggi il Governo ha varato alcuni Decreti Delegati della Legge delega di Riforma della Giustizia, non entro nel merito dei contenuti di tali Decreti. Ma non mi stancherò di denunciare l'abuso dell'iniziativa legislativa da parte dell'Esecutivo. Abuso su cui dovrebbe finalmente intervenire il Presidente della Repubblica. Soprattutto dopo la "sparata" del Ministro della Difesa, Guido Crosetto. "Sparata" che Rosy Bindi (a "Tagadà" di oggi pomeriggio) ha giustamente definito un attacco preventivo ed intimidatorio ai magistrati inquirenti, nonché un disconoscimento dell'autonomia e indipendenza del Potere Giudiziario. Mi sembra inoltre del tutto legittimo che alcuni magistrati si dicano pubblicamente preoccupati.
Per concludere: altro che "casa nostra". Direi invece "casa Meloni"!


29.11.2023
Domani, 30 novembre comincia la COP28 a Dubai. Sì, a Dubai uno dei maggiori produttori di petrolio e gas del Golfo Persico, che la presiede. Si commenta da sola. Sarebbe come dare ad un incendiario il compito di spegnere un incendio. L' unica che ha detto parole chiare in merito è stata Greta Thunberg, che ormai è "snobbata"da tutti.


30.11.2023
Oggi sono usciti tre articoli degni di una profonda riflessione.
Il primo, di Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera, affronta gli effetti della guerra Hamas-Israele sullo scenario politico secondo alcuni cerchi di irradiazione:
1) Israele, Palestina (Gaza, Cisgiordania), Libano e Giordania. Qui l' effetto è una estremizzazione delle posizioni e di due fondamentalismi opposti, con la conseguenza, già evidente, di un radicale odio reciproco e della creazione di una prossima generazione di terroristi (che è la finalità sia di Hamas, sia dell' ultra-destra "ortodossa", nazionalista e fondamentalista, che condiziona il governo Netanyahu);
2) Paesi Arabi del Golfo, Siria, Yemen, Iran, con un acuirsi dei loro contrasti, anche se, per ora, non a livello bellico;
3) a livello mondiale, dei rapporti tra il "blocco" euro-atlantico, Oriente islamico, Russia e Cina. A questo livello, Ferrera analizza in particolare gli effetti sul clima politico dei Paesi Europei, anche in vista delle prossime elezioni del Parlamento Europeo. La percentuale di cittadini sia di religione islamica, sia di religione ebraica è in alcuni Paesi (la Francia e la stessa Germania) rilevante, in altri, come l'Italia, minore. Comunque in tutti i Paesi Europei (e in Gran Bretagna) la guerra Hamas-Israele ha acuito e reso estremamente pericolosi due fenomeni, già presenti, ma ancora minoritari: l'antisemitismo e l'islamofobia. In alcuni partiti di estrema destra (se non di matrice neonazista) i due fenomeni si sommano, con una carica di razzismo ultranazionalistico estremamente preoccupante. E' un segnale di estremo allarme per la stessa democrazia. A mio avviso, è questa la posta in gioco delle prossime elezioni europee.

Il secondo articolo (di Arcangelo Crocioli, su La Stampa) sottolinea con preoccupazione il pullulare su Internet e sui social media di messaggi e immagini dichiaratamente omofobe, razziste e neonaziste, amplificato dalle possibilità di falsificazioni da parte dell'intelligenza artificiale.

Il terzo articolo (di Guido Rampoldi, su Domani) analizza in maniera approfondita il diffondersi (e direi generalizzarsi) di quella che l'articolista definisce la "logica binaria" (e che io ho chiamata "logica duale" o "logica di guerra"). Una logica che ogni guerra in atto tende a imporre e che ci rende ciechi di fronte alla complessità, varietà e diversità del reale. E che rende difficile la soluzione "compromissoria" dei contrasti: cioè, la via diplomatica. Rovesciando la "vulgata" comune, direi che la diplomazia è il contrario e l'opposto della guerra. E che il "politicamente corretto" è l'opposto dell'insulto e dell'aggressione verbale volta all'annichilimento dell'interlocutore.


01.12.2023
Oggi ha tenuto banco sui quotidiani la morte di Henry Kissinger, con relativi "coccodrilli" e valutazioni complessive sulla sua figura e sul suo ruolo a livello internazionale nei rapporti degli Stati Uniti, in quanto potenza egemone, con il resto del mondo.

Tutti i commentatori sono concordi nel ritenere Kissinger il più abile e spregiudicato interprete della realpolitik statunitense, tanto da meritarsi l appellativo di "Machiavelli del Novecento". C'è chi ha rilevato, a suo merito, l'aver iniziato, nel periodo più aspro della guerra fredda, la diplomazia del "dialogo" con la Cina. Il suo "dialogo" con il Vietnam del Nord rivela l'aspetto "tattico" e strumentale del suo "dialogare" (ad esso seguì il massiccio bombardamento di Hanoi).
Due sono le stelle polari della politica estera di Kissinger, da perseguire con qualsiasi mezzo: l'anticomunismo e l'affermazione dell'egemonia statunitense sul mondo. Sino alla fine degli anni Ottanta, queste due finalità sono coincise: e corrispondono alla realtà della politica estera nordamericana.

Il giudizio su Kissinger mi spinge a pormi una domanda: è cambiata, rispetto all'impostazione kissingeriana, la politica estera statunitense dopo la caduta del muro di Berlino e il disfacimento dell'Unione Sovietica? A parte Carter e, parzialmente, Obama, gli "interventi" militari in Iraq, in Afghanistan, in Siria e, per interposta persona, nella stessa Ucraina, giustificati ideologicamente con "l'esportazione della democrazia", o "la difesa dei diritti umani", o "la difesa dei valori dell'occidente democratico e liberale", mostrano che, di fatto, poco è cambiato dall'era di Kissinger, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, quando gli Stati Uniti si sono sentiti minacciati nella loro supremazia.
L'unico, e non indifferente, cambiamento è che, anche per il "fallimento" sostanziale di tutti questi "interventi, il ruolo e la potenza degli Stati Uniti (e della stessa Europa) sullo scenario geopolitico è diminuito: per l' emergere (anche sul piano economico-finanziario) dei BRICS, che indebolisce (e rende perdente) una prospettiva e un blocco" euroatlantico.
In gran parte del mondo ed in maniera particolare nel continente africano non si crede più alle "promesse" mai mantenute dell'Occidente. In una valutazione complessiva tra dare e avere il credito dei Paesi del Sud del mondo nei confronti del Nord euroatlantico mi sembra sia maggiore rispetto al debito.

Non vorrei essere tacciato di antiamericanismo ideologico. Gli Stati Uniti hanno il merito di aver salvato l'Europa (e non solo) dal Nazismo e di aver contribuito in maniera sostanziale alla ricostruzione economica e democratica post-bellica dei Paesi europei. Ma ciò non significa che questo "debito" (come quello della Shoah nei confronti di Israele) ci debba impedire di criticare gli Stati Uniti (e Israele). Senza essere tacciati (e zittiti!) di antiamericanismo (e di "antisionismo").


IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA

SABATO 18.11.2023
SABATO 25.11.2023
SABATO 02.12.2023

RIFLESSIONI

  1 – Riflessioni
  2 – Principi irrinunciabili
  3 – Tesoretto
  4 – La scuola
  5 – Catalogna e affini
  6 – Competenze
  7 – Identità e diversità
  8 – Identità e diversità 2
  9 – Igiene lessicale
10 – Democrazia
11 – Anniversari
12 – Tifosi d'Italia, l'Italia s'è desta
13 – Popolo!
14 – Né patria, né matria, “FRATR ÍA”
15 – L'ipocrita polemica sulle “fake news”
16 – Il discorso di Fine d'anno
17 – Neologismi
18 – La retorica dell'”anniversario”
19 – Smartphonite
20 – C'era una volta il dialogo!
21 – La crisi istituzionale che viene da lontano
22 – Dissesto idrogeologico e Legge urbanistica
23 – Le parole della politica: autonomia
24 – Europa ed europeismo
25 – La Svolta
26 – Le parole della politica: "statalismo"
27 – Le parole della politica: "sviluppo", "sostenibilità", "sostenibile"
28 – Utopia
29 – Le parole della politica: semplificazione, macchina burocratica, statalismo
30 – Le parole della politica: "giustizialismo" "garantismo"
31 – L'insegnamento delle pandemia
32 – Le parole della politica: diritti libertà,responsabilità, potere decisionale
33 – "Etica del Sacrificio" ed "Etica della Rinuncia"
34 – Homo insaziabilis
35 – Le parole della politica: "purtroppo"
36 – Economia e Politica
37 – Politica e Giornalismo politico
38 – Parlamento e Governo
39 – "Fake(new)democrazia" o "il sonno della ragione genera mostri"
40 – Le parole della politica: competenza, competente
41 – Le parole della politica: liberalizzazione, esternalizzazione, privatizzazione
42 – Pandemia e cambio di paradigma: bilancio provvisorio 43 – La Coppa e San Gennaro
44 – Kabul, l'America e l'Europa
45 – Julian Assange
46 – Astensionismo
47 – Delega fiscale
48 – La destra coerenza di Renzi
49 – Successo o bla bla bla ?
50 – Pandemia e cambio di paradigma: bilancio provvisorio
51 – Il Presidente
52 – Quirinale: il gioco dell'oca
53 – Non esistono guerre giuste
54 – Le parole della politica: realismo
55 – Le parole della politica: realismo
56 – Mattarella e la sostenibilità ambientale - Draghi e i sassolini nella scarpa
57 – Privatizzare
58 – Guerra, pace e pacifismo
59 – Il PD prossimo venturo
60 – La rivoluzione di Bergoglio
61 – Quirinale: il gioco dell' oca
62 – Auguri di Pasqua - Costituzione disattesa - Stato di eccezione e di necessità
63 – La riforma della Costituzione
64 – Presidenzialismo alla francese?
65 – Il “caso” Rovelli
66 – Il Presidente e l'etnia
67 – Festa della Repubblica
68 – Tutti i nodi vengono al pettine
69 – "Modificavit ridendo mores"
70 – Oligarcomachia
71 – La strategia della torsione
72 – 11 settembre 1973 - 11 settembre 2001
73 – Fuoco incrociato
74 – Gianni Vattimo
75 – Onnipotenza della tecnologia?
76 – A quale scopo?
77 – Logica duale
78 – Le parole della politica
79 – Antisemitismo
80 – In margine ad alcuni articoli…
81 – Premierato
82 – Quante storie


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  25 novembre 2023