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Democrazia ed estrema destra
Il caso monzese
Umberto De Pace

fasci

Tra i tanti problemi che l'Europa si trova oggi di fronte, il riemergere di movimenti di ispirazione fascista e o nazista sarebbe un grave errore ritenerlo un fenomeno marginale. Se era prevedibile che tra gli effetti della grande crisi economica mondiale di questi anni, accompagnata dall'imponente fenomeno delle migrazioni, vi fosse anche la deriva populista, xenofoba e razzista, le politiche fin qui adottate per contrastarla, in gran parte hanno contribuito ad ampliare il consenso verso chi con demagogia e spregiudicatezza sfrutta il disagio sociale per i propri scopi e fini politici.
CasaPound - 3


Qual è il rapporto di CasaPound con la violenza? Secondo il sociologo Emanuele Toscano, riprendendo dalla citata intervista all'Espresso: “ … in Casapound viene coltivata una fascinazione della violenza: il gruppo, la falange, sono tutte immagini che rimandano a una violenza estetizzata. Sicuramente non sono pacifisti, ma non mi sembra che facciano della violenza uno strumento di lotta”. E se è vero quanto sostiene lo studioso: “ ... che la cosa più pericolosa in assoluto sia associare ad un gruppo le responsabilità di un singolo: il che, tra l'altro, è alla base di tutte le discriminazioni.” leggendo le cronache di questi ultimi anni qualche dubbio nasce. Il leader Gianluca Iannone oltre all'aggressione già citata del 1991, nel 2009 viene condannato a 4 anni di reclusione per il pestaggio di un carabiniere in borghese avvenuto a Predappio il 25 aprile del 2004. Nel 2008 viene condannato a 10 mesi di reclusione per rissa, avvenuta l'8 dicembre 2001 nel corso di una esibizione della band presso il Teatro Piccolo di Sulmona, ai danni di alcuni giovani del luogo.
Nel 2018 viene nuovamente condannato per lesioni procurate al direttore artistico del festival Caffeina del 14 luglio 2012. ll rapporto diretto con la violenza del leader di CasaPound è alquanto esplicito anche nei testi delle canzoni della sua band: “"Primo mi sfilo la cinghia, due inizia la danza, tre prendo bene la mira, quattro cinghiamattanza". Quella della cinghiammattanza è un vero e proprio rito e una “scuola” di azione per tutti i gruppi dell'estrema destra, come abbiamo visto anche qui a Monza nel gennaio di quest'anno.

dal sito del gruppo


Uno dei dirigenti nazionali del Blocco Studentesco (l'organizzazione giovanile di CasaPound), Alberto Palladino, viene condannato nel 2012 per l'aggressione “ ... con altre 15 persone con il viso coperto dai caschi e soprattutto armate di bastoni e mazze ferrate. “, avvenuta nel novembre del 2011, di tre militanti del PD che stavano affiggendo dei manifesti a Roma, come riportato sul Corriere delle Sera del 9 luglio 2012.

Una manifestazione del Blocco Studentesco
Una manifestazione del Blocco Studentesco (Wikipedia)


Sempre nel 2011, il 13 dicembre a Firenze: “ ... Gianluca Casseri, militante di CPI (n.d.r. CasaPound Italia) e vicino alla sezione di Pistoia, aprì il fuoco su cinque migranti di origine senegalese (durante un duplice raid), uccidendone due ... e ferendone tre ... prima di suicidarsi.” come riporta Elia Rosati nel suo libro “CasaPound Italia”, dove si possono trovare una lunga sequela di violenze perpetrate dai militanti dell'organizzazione. Non ultima, la più eclatante che ebbe eco nazionale, quella degli scontri di Piazza Navona a Roma il 29 ottobre 2008. Sempre Elia Rosati: “ Il Blocco Studentesco provò inizialmente a prendersi la scena facendosi largo con violenza tra i Cobas della scuola e gli studenti che si trovavano in presidio ... I tanti giornalisti e fotografi presenti documentarono l'aggressione rapida e determinata dei militanti del Blocco e come riuscirono a farsi spazio utilizzando armi contundenti e cinture di pelle”. Seguirono scontri con gli universitari provenienti dalla Sapienza, fino a quando i giovani di CasaPound in difficoltà: “ ... vennero fatti ritirare, feriti, protetti dalla polizia”. Quel giorno il comportamento delle forze dell'ordine fu alquanto discutibile, tant'è che gli organi di informazione documentarono come sulla piazza sostasse indisturbato “... un camioncino del Blocco Studentesco (contenente spranghe e strumenti offensivi) ...” e come vi fosse “ ... la responsabilità esclusiva del Blocco Studentesco nell'innescare le violenze, ma anche uno strano, lassista e cordiale comportamento della polizia nei confronti dei militanti di destra”. Interessante è vedere come nell'immaginario collettivo dei militanti di CasaPound, tutto ciò si trasformi in mito, manipolando a proprio uso e consumo la realtà dei fatti. Nel racconto “Nessun dolore” (ed. Rizzoli - ottobre 2010) di Domenico Di Tullio, avvocato penalista, difensore di CasaPound: “Domani alcuni diranno che erano venuti in pochi, armati di tutto punto, vecchi picchiatori ultracinquantenni che hanno cercato di sgominare la protesta giovane degli studenti. Domani diranno che i naziskin hanno provocato lo scontro, tirando fuori i manici di piccone tricolori, picchiando per primi a destra e a manca, pestando i liceali inermi che non li volevano. Domani inventeranno tutta una serie di patetiche bugie, alle quali non crederà nessuno di quelli che oggi vedono gli occhi limpidi e le facce giovani, tirate e tese ma belle, i ragazzi uguali ai loro figli, che si sono schierati per difendere e non per attaccare. Quando finalmente intervengono i poliziotti della celere, i fa' sono rimasti in una ventina e li fanno sdraiare per terra, nel sangue delle ferite, per poi caricali nei cellulari e strapparli a quella piazza che solo con il loro coraggio, perdendo oggi, hanno conquistato per sempre.” Christian Raimo nel suo libro “Ho 16 anni e sono fascista. Indagine sui ragazzi e l'estrema destra” (ed. Piemme, marzo 2018) più che al mito pensa che “ … Casa Pound e Blocco Studentesco somigliano più a delle sette religiose che a dei partiti politici: la formazione è un'iniziazione, il cameratismo un legame sacro”. Recentissima l'aggressione avvenuta a Bari a colpi di cinghiate e tirapugni, il 20 settembre 2018, da parte di alcuni militanti di CasaPound ai danni di un gruppo di persone che tornava a casa dopo una manifestazione antirazzista, come riporta la Repubblica del 21/09/2018.

Il luogo dell'aggressione
Il luogo dell'aggressione nel quartiere Libertà a Bari (la Repubblica)

Ovviamente per ognuno di questi episodi vi sono versioni completamente contrapposte a quanto qui sopra riportato, nelle quali l'organizzazione CasaPound dichiara o documenta a suo modo di essere estranea ai fatti oppure che i suoi militanti non hanno fatto altro che difendersi dalle aggressioni tentate nei loro confronti. Dalla ricerca etnografica, oggetto del libro “Dentro e fuori CasaPound”, si può trarre un'analisi un po' più completa sul tema della violenza: “Pur se in alcuni discorsi dei membri di CasaPound si vuole affermare l'origine “fondamentale” della violenza, come se essa fosse solamente un atto non evitabile, dalle interviste emerge una molteplicità di significati e una fascinazione simbolica che, per la nostra interpretazione, riconduce il rapporto con la violenza dei membri di CasaPound a quello proprio dell'iper-soggetto.” Definizione che il sociologo francese Michel Wieviorka, individua nella relazione tra il soggetto e la violenza, quando: “ ... il bisogno di essere attori porta gli individui a dare un'interpretazione forte della violenza, attribuendo a questa un sovraccarico e una pletora di significati, che gli danno una forte legittimità ...”.

A conclusione di questa parte i fatti ci dicono che Casa Pound è una organizzazione dichiaratamente neofascista, strutturatasi anche in partito politico, che vede garantiti, come abbiamo precedentemente ricordato per FN, tutti i diritti costituzionali compresa la possibilità di presentarsi alle elezioni politiche o amministrative. I fatti ci dicono che oltre a una “violenza estetizzata”, fatta propria dall'intera organizzazione, molteplici sono i casi nei quali o individualmente o in gruppo, i militanti di Casa Pound agiscono in modo violento. I fatti ci dicono che la giunta comunale monzese ha una visione chiaramente di parte nei confronti dell'estrema destra, visione che diventa assolutoria da parte dell'assessore Arbizzoni. I fatti ci dicono che Lealtà Azione, “la comunità umana e politica” dell'assessore Arbizzoni “quando c'è un camerata in difficoltà …” non si fa “… molte domande” e i suoi militanti intervengono a suon di cinghiate e botte. I fatti ci dicono che atti violenti e intimidatori riconducibili a gruppi e persone dell'estrema destra non sono mancati in questi ultimi anni fino agli ultimi episodi riportati di recente dalle cronache cittadine. I fatti ci dicono che il centro sociale Foa Boccaccio a differenza di altre realtà antifasciste cittadine, non è disposto a fermarsi alla semplice denuncia e testimonianza ma intende impedire l'agibilità politica alle forze neofasciste attraverso azioni militanti, senza escludere “momenti di conflitto di piazza nel raggiungimento dei propri obiettivi” come esplicitamente dichiara nelle proprie pubblicazioni; nei fatti senza escludere l'utilizzo della violenza. Infine i fatti ci dicono che situazioni critiche di disagio e difficoltà oggettiva - come il caso citato di Via Asiago - gestite malamente o in modo approssimativo da parte delle istituzioni responsabili, diventino facile ostaggio dei gruppi dell'estrema destra, i quali attraverso iniziative ad alto impatto mediatico amplificano la loro presenza, al di là delle reali forze che sono in grado di mettere in campo. La scaltrezza e la spregiudicatezza del loro operare trova facile gioco in situazioni chiaramente indifendibili. Ne scaturisce così un amalgama indistinto e indifferenziato dove tutto, e il contrario di tutto, diventa credibile o possibile.

Umberto De Pace

GLI ARTICOLI PUBBLICATI
0 - Prologo
1 - Perché Monza?
2 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 1
3 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 2
4 - Forza Nuova - 1
5 - Forza Nuova - 2
6 - CasaPound - 1
7 - CasaPound - 2
8 - CasaPound - 3



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  10 novembre 2018