"La storia di Pik Badaluk"

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VECCHIE FAVOLE
     PIÙ O MENO POLITICALLY CORRECT

La storia di Pik Badaluk
Grete Meuche (1922)


C'era una volta un piccolo moro. E si chiamava Pik Badaluk.

Eccovi il babbo e la mamma di Pik della famiglia dei Badaluk.

Questa è la casa dei Badaluk; che ha davanti un giardino fiorito e all'intorno un
bello steccato, che da belve sicura la tien.

Dice la mamma al suo piccolo Pik: “Corri e salta a tuo piacer; cogli i fiori di tutto il
giardin! Ma la porta che mena nel bosco non aprire, o mio piccolo Pik! C'è nel
bosco una belva feroce: un leone che mangia i moretti. E i moretti cattivi con
mamma, sono buoni bocconi per lui”.

Pik promette: “Non uscirò!”. Ma il giorno dopo Pik Badaluk della
promessa nulla sa più. Apre la porta dell'orto fiorito, e via nel bosco!
Zippete-zap!

Pik Badaluk è nella selva, dove dimora la fiera belva.

E il leone sospira intanto: “Se qui venisse Pik Badaluk, che buon
boccone me ne farei!”.

Zippete-zap! E' proprio lui. Il Re delle bestie si tira su. “Ti saluto, o
Pik Badaluk! Fatti pur qui! Che ti mangio vivo così!”.

Pik Badaluk non dice di no. Pik Badaluk non dice di sì. Ma visto un
albero piantato lì, in un baleno si arrampica su,

Quell'albero è un melo di mele mature. Pik Badaluk ne spicca una.
Pik Badaluk ne spicca due. Pik Badaluk ne spicca tre. Sono dolci e se
le mangia. Ed al Re della foresta sputa i semi sulla testa. Il leone
freme di rabbia :“O mio caro Badaluk! Scendi un po' Scendi un po'!
Che un boccone di te mi fo”.

Qui la mamma di Pik Badaluk, si dispera già per lui. E piange e
piange; tutta l'aria del bosco rimbomba: “Ai!… Aò!... il leone se lo mangiò!”.

Me il buon babbo di Pik Badaluk sveglia i mori col suon della tromba:
“Tararà! Tararà! Tararà! Badalucchi, il mio Pik non è qua!”:

A quel suono si levano in arme i guerrieri di quella tribù. E con asce,
con lance, con picche, con cannoni, con spade e fucili vanno in cerca
di Pik Badaluk.

E per ogni sentiero del bosco, li guida in punta di piè il povero babbo
di Pik, ch'è fuori di sé.

A un tratto si sente nel bosco qualcuno che dice: “Vieni giù! Vieni
giù! O Pik Badaluk! Non è bello sputar sulla testa, al gran Re della
Foresta. Senti: tutto intorno tace; lascia ch'io ti mangi in pace!”.

Tararà! Tararà! Tararà! Uno squillo improvviso di tromba dà il
segnale dell'aspra battaglia; tutta l'aria del bosco rimbomba: “Pim-
pum-pam! Pim-pum-pam! Pata-pum!”.

Qui la grande battaglia è finita. E il Re delle Belve ha perduto la vita.

Torna l'esercito col suo trofeo, e a suon di tromba apre il corteo, tra
canti, suoni, strepiti e danze, quella birba di un Pik Badaluk.

Qui Pik rivede la sua mammina, che ha sempre pianto sera e
mattina.

“O mamma, so che son stato cattivo. Ma d'ora in poi sarò buono,
buono! Con te sarò buono finché sarò vivo. O mamma cara non
piangere più!”.

Ecco, e la mamma gli sorride. E la mamma se lo bacia quel suo caro
piccolo Pik, buono come il cioccolato, nero come un carboncello.



Il commento di Roberta Carpinteri sul suo blogspot
(dal quale sono tratte gran parte delle immagini)

Dal 1922, anno della prima pubblicazione, a circa il 1940 i bambini sono cresciuti leggendo "La storia di Pik Badaluk" (testo e disegni di Grete Meuche), che poi è stato ristampato a partire dal 1974.
Questo librino, in condizioni pessime e malissimo rabberciato, deve risalire alla fine degli Anni Venti perché mio padre, nato nel 1924, raccontava di aver imparato a leggere con Pik Badaluk prima di andare a scuola.
"Questa è la storia di un piccolo moro. E si chiamava Pik Badaluk"... è l'inizio della breve storia di un negretto che disobbedisce alla mamma, va nel bosco, incontra un leone, si salva su un albero dall'alto del quale prende in giro la belva ("...ed al re della foresta sputa i semi sulla testa"), quindi viene salvato dalla tribù, guidata dal papà, che uccide il leone e riporta Pik Badaluk dalla mamma che piangeva "Aì Aò il leone se lo mangiò".
Il libretto faceva parte dei ricordi sia di mio padre sia di mia madre e veniva citato spesso in famiglia.
Come penso sia successo in migliaia di famiglie.
Tanto per dire, un mio vestito a scacchi bianchi e azzurri veniva definito "Mamma di Pik Badaluk" ancora pochi anni fa.
Oggi verrebbe considerato politicamente scorretto e gli animalisti lo darebbero alle fiamme.
Il libro si trova scannerizzato in diversi siti dove le immagini sono migliori, ma io ho voluto prenderle da quello che avevo in casa.