"Il giornalino di Gian Burrasca"

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VECCHIE FAVOLE
     PIÙ O MENO POLITICALLY CORRECT

Il Giornalino di Gian Burrasca
Il dìttamo miracoloso
Vamba (Luigi Bertelli)



Stamani la zia Bettina s'è molto inquietata con me per uno scherzo innocente che, in fin dei conti, era stato ideato con l'intenzione di farle piacere.
Ho già detto che la zia è molto affezionata a una pianta di dìttamo che tiene sulla finestra di camera sua, a pianterreno, e che annaffia tutte le mattine appena si alza. Basta dire che ci discorre perfino insieme e gli dice: - Eccomi, bello mio, ora ti dò da bere! Bravo, mio caro, come sei cresciuto! - È una sua mania, e si sa che tutti i vecchi ne hanno qualcuna.
Essendomi dunque alzato prima di lei, stamattina, sono uscito di casa, e guardando la pianta di dìttamo m'è venuta l'idea di farla crescere artificialmente per far piacere alla zia Bettina che ci ha tanta passione.
Lesto lesto, ho preso il vaso e l'ho vuotato. Poi al fusto della pianta di dìttamo ho aggiunto, legandovelo bene bene con un pezzo di spago, un bastoncino dritto, sottile ma resistente, che ho ficcato nel vaso vuoto, facendolo passare a traverso quel foro che è nel fondo di tutti i vasi da fiori, per farci scolar l'acqua quando si annaffiano.
Fatto questo, ho riempito il vaso con la terra che vi avevo levata, in modo che la pianta non pareva fosse stata menomamente toccata; e ho rimesso il vaso al suo posto, sul terrazzino della finestra, il cui fondo è di tante assicelle di legno, facendo passare fra l'una e l'altra di esse il bastoncino che veniva giù dal foro del vaso e che io tenevo in mano, aspettando il momento di agire.
Dopo neanche cinque minuti, eccoti la zia Bettina che apre la finestra di camera, e incomincia la sua scena patetica col dìttamo:
- Oh, mio caro, come stai? Oh, poveretto, guarda un po': hai una fogliolina rotta... sarà stato qualche gatto... qualche bestiaccia...
Io me ne stavo lì sotto, fermo, e non ne potevo più dal ridere.
- Aspetta, aspetta! - seguitò a dire la zia Bettina. - Ora piglio le forbicine e ti levo la fogliolina troncata, se no secca,... e ti fa male alla salute, sai, carino?...
Ed è andata a prendere le forbicine. Io allora ho spinto un po' in su il bastoncino.
- Eccomi, bello mio! - ha detto la zia Bettina tornando alla finestra. - Eccomi, caro!.. -
Ma ha cambiato a un tratto il tono alla voce ed ha esclamato:
- Non sai che t'ho da dire? Che tu mi sembri cresciuto!... -
Io scoppiavo dal ridere, ma mi trattenevo, mentre la zia seguitava a nettare il suo dittamo con le forbicine e a discorrere:
- Ma sì, che sei cresciuto... E sai che cos'è che ti fa crescere? È l'acqua fresca e limpida che ti dò tutte le mattine... Ora, ora... bello mio, te ne dò dell'altra, così crescerai di più... –


Ed è andata a pigliar l'acqua. Io intanto ho spinto in su il bastoncino, e questa volta l'ho spinto parecchio, in modo che la pianticella doveva parere un alberello addirittura.
A questo punto ho sentito un urlo e un tonfo.
- Uh, il mio dìttamo!... -
E la zia, per la sorpresa e lo spavento di veder crescere la sua cara pianta a quel modo, proprio a vista d'occhio, s'era lasciata cascar di mano la brocca dell'acqua che era andata in mille bricioli.
Poi sentii che borbottava queste parole:
- Ma questo è un miracolo! Ferdinando mio, Ferdinando adorato, che forse il tuo spirito è in questa cara pianta che mi regalasti o desti per la mia festa? -
Io non capivo precisamente quel che voleva dire, ma sentivo che la sua voce tremava e, per farle più paura che mai, ho spinto in su più che potevo il bastoncino. Ma mentre la zia vedendo che il dìttamo seguitava a crescere, continuava a urlare: Ah! Oh! Oh! Uh!, il bastoncino ha trovato un intoppo nella terra del vaso, e siccome io lo spingevo con forza per vincere il contrasto, è successo che il vaso si è rovesciato fuor della finestra, ed è caduto rompendosi a' miei piedi.
Allora ho alzato gli occhi e ho visto la zia affacciata, con un viso che faceva paura.


- Ah, sei tu! - ha detto con voce stridula. Ed è sparita dalla finestra per riapparire subito sulla porta, armata di un bastone.
Io, naturalmente, me la son data a gambe per il podere, e poi son salito sopra un fico dove ho fatto una grande spanciata di fichi verdini, che credevo di scoppiare
Quando son ritornato alla villa, ho visto sulla solita finestra un vaso nuovo con la pianta di dìttamo e ho pensato che la zia, avendo rimediato al mal fatto, si fosse calmata. L'ho trovata in salotto che discorreva con un facchino della stazione e appena mi ha visto, mi ha detto con aria molto sostenuta mostrandomi due telegrammi:
- Ecco qui due dispacci di vostro padre. Uno di iersera che non ha avuto corso perché la stazione era chiusa, e uno di stamani. Vostro padre è disperato non sapendo dove vi siete cacciato... Gli ho risposto che venga a prendervi col prossimo treno! -
Io, quando il facchino è andato via, ho tentato di rabbonirla, e le ho detto con la mia voce piagnucolosa che di solito fa un grande effetto perché ci si sente il ragazzo che è pentito:
- Cara zia, le chiedo scusa di quel che ho fatto...
Ma lei ha risposto arrabbiata:
- Vergognatevi!
- Però - ho seguitato a dire con voce sempre più piagnucolosa - Io non sapevo che nel dìttamo ci fosse lo spirito di quel signor Ferdinando che diceva lei...
A queste parole la zia Bettina si è cambiata a un tratto. È diventata rossa come il tacchino della contadina, e ha detto balbettando:
- Zitto, zitto!... Mi prometti di non dir niente a nessuno di quel che è successo?
- Sì, glielo prometto...
- Ebbene, allora non ne parliamo più: e io cercherò di farti perdonare anche dal tuo babbo...
Il babbo arriverà certamente col treno delle tre, non essendovene altri né prima né dopo. E io sento una certa tremarella...




Luigi Bertelli fu giornalista e educatore efficace. Scrisse testi in prosa e in poesia per l'infanzia, nonché sonetti in vernacolo fiorentino umoristici e assolutamente irriverenti.
Nel 1895 pubblicò Ciondolino, storia con intenti didattici di un bambino che viene trasformato in formica.
Fondò nel 1906 il Giornalino della domenica, che continuò regolarmente le pubblicazioni fino al 1924, divenendo celebre tra le famiglie borghesi; ma risultarono troppo forti i problemi finanziari. Così, nel 1925, vi confluì Giro Giro Tondo, fondato nel 1921 da Antonio Beltramelli, ma anche questo innesto di risorse non bastò a salvare la testata, che venne chiusa nel 1927.
Nella rivista per ragazzi apparivano le firme dei più famosi scrittori del tempo (Giovanni Pascoli, Gabriele d'Annunzio, Grazia Deledda, Edmondo De Amicis) e dei più raffinati illustratori (Umberto Brunelleschi e Filiberto Scarpelli).
Sulle sue pagine pubblicò in 55 puntate, tra il 7 febbraio 1907 e il 17 maggio 1908, Il giornalino di Gian Burrasca. L'opera fu edita in volume dall'editore Bemporad nel 1911 e diede all'autore un enorme successo tra il pubblico italiano: in seguito tradotto il tutto il mondo, è stato il terzo libro per ragazzi più venduto in Italia dopo Pinocchio e Cuore, oggetto di trasposizioni televisive di grande successo.
(da Wikipedia)



FAVOLE PUBBLICATE
01 - Il Prode Anselmo
02 - Pierino Porcospino
03 - La storia di Pik Badaluk
04 - La vispa Teresa
05 - La tristissima storia di Paolinetta
06 - La storia del bambino che si succhia i pollici
07 - Le favole di Lina Schwarz
08 - Il giornalino di Gian Burrasca
09 - Il giornalino di Gian Burrasca - Il dittamo