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PALESTINA E ISRAELE

4. La Valle del Giordano e la guerra dell'acqua
Franco Isman

canali in secca


il fiume Banyas
il fiume Banyas

Il Giordano nasce dal Monte Hermon (2700 m) in Israele al confine con Libano e Siria e poco dopo la sorgente si congiunge con i fiumi Hasbani, che nasce in Libano, Banyas dalle pendici del Golan e poi Yarmuk che proviene dalla Giordania.
L'acqua è, e sempre di più sarà, una delle prime cause dei conflitti fra i popoli.
Alla fine degli anni Cinquanta la Giordania cominciò a progettare, e poi a costruire, una diga sullo Yarmuk per irrigare il proprio territorio; nel 1964 Israele, non essendo riuscito a bloccare il progetto per via diplomatica, bombardò e distrusse gli impianti in costruzione.
Con la guerra dei Sei giorni del 1967 Israele conquistò anche le alture del Golan e quindi il controllo delle sorgenti che da lì alimentano anch'esse il Giordano. Re Hussein nel 1990, anno particolarmente secco, ebbe a dire che la sola ragione che avrebbe potuto portare la Giordania in guerra contro Israele era l'acqua.
Il Giordano è lungo 320 km e segna il confine tra Israele e Cisgiordania sulla sponda destra e Giordania su quella sinistra. Raggiunge il Lago di Tiberiade (o di Genezareth, il biblico Mare di Galilea) e sfocia nel Mar Morto, a 400 m circa sotto il livello del mare (notizie da Wikipedia).

Dar da bere agli assetati predicava Gesù, invece la politica del governo di Israele è l'esatto contrario e l'accesso all'acqua è usato come strumento di guerra contro i palestinesi che Israele vuole estromettere dai loro territori.

L'OCHA, l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, di cui abbiamo ampiamente parlato in un paragrafo precedente , nell'introduzione della sua tavola WATER AND SANITATION IN AREA C scrive testualmente:
“…L'accesso limitato alle risorse d'acqua, la mancanza di licenza edilizia per le infrastrutture relative, le restrizioni nei movimenti delle persone e delle merci e gli elevati costi di trasporto con autocisterne dell'acqua hanno contribuito ad aumentare i costi e diminuire la disponibilità e la qualità dell'acqua per i palestinesi. Si valuta che circa 1,25 milioni di persone nella Cisgiordania consuma meno di quanto raccomandato dal WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) 100 litri al giorno per persona.
Inoltre circa 300.000 persone che vivono nell'area C fanno parte di comunità al di fuori del controllo della PWA (Palestinian Water Authority). Circa 100.000 persone in 200 comunità dell'area C attualmente pagano l'acqua più di 20 shekel al metro cubo (circa 5 euro), quattro volte il costo medio. Di conseguenza si stima che 70.000 persone consumino meno di 60 litri al giorno per persona e di queste 20.000 addirittura meno di 30.
La scarsità d'acqua ha anche conseguenze per la sicurezza del cibo di queste comunità; beduini, agricoltori e pastori sono ritenuti i più vulnerabili
.”

Anche la Banca Mondiale in un suo rapporto del 2009 presenta dati del tutto analoghi, aggiungendo considerazioni economiche sulla pesante incidenza di questo handicap sul PIL dei Territori.

Un'organizzazione israeliana che difende i diritti dei palestinesi ha prodotto un bellissimo film della giornalista e regista Irit Gal, “The Fading Valley”, che ha avuto serie difficoltà ad essere proiettato in Italia, questo il trailer



Non ci sono proprio dubbi sul comportamento del governo di Israele nei confronti della residua popolazione palestinese in questa zona, ma quello che abbiamo visto con i nostri occhi parla da solo, anzi urla.

fermati sole ! (Gustavo Doré)

Siamo nella piana della biblica Gerico, 240 metri sotto il livello del mare, dove il Giordano sta per terminare il suo corso nelle acque salate del Mar Morto, ancora 180 metri più in basso.
Qui Giosuè, per avere il tempo di sterminare completamente gli Amorrei, ordinò al sole di fermarsi e il sole, afferma la Bibbia (Libro di Giosuè 10), obbedì. E il sole ancor oggi si ricorda di quello che gli era capitato 1200 anni prima di Cristo e pare indugiare, infatti qui in questa stagione fa davvero un caldo terrificante.


Siamo andati vicino ad un paesino palestinese, ormai incastonato fra i dominanti insediamenti israeliani qui abitati da coloni particolarmente fanatici ed aggressivi. Per sentenza della Corte suprema di Israele i bambini palestinesi, che per andare a scuola devono passare davanti agli insediamenti, devono essere scortati dai soldati israeliani, Israele è pur sempre uno Stato di diritto, ed attivisti dei movimenti pro palestinesi verificano che ciò effettivamente avvenga.

Qui abbiamo visto vecchi canali di irrigazione in calcestruzzo, oggi completamente asciutti e parzialmente interrati, che un tempo servivano ad irrigare i fertili campi della zona, un tempo famosa per la sua produzione di pompelmi e banane.
Siamo arrivati fino a quella che era la fonte, ormai completamente in secca in quanto i pozzi israeliani, che arrivano fino in falda, hanno prosciugato la sorgente e tutta l'acqua viene convogliata in una grossa tubazione. Nulla di male se questa tubazione oltre alle rigogliose colonie israeliane, illegali per il diritto internazionale e condannate dall'ONU, servisse anche ad alimentare il preesistente sistema di irrigazione. Ma così non è, e l'acqua viene semplicemente sottratta dagli israeliani ai loro legittimi fruitori.


Così dice l'ONU tramite il suo ufficio specifico, l'OCHA appunto, così ribadisce la Word Bank, così abbiamo visto e documentato noi stessi.
(4. continua)

Franco Isman

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  18.09.2015