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RIFLESSIONI
"Modificavit ridendo mores"
Umberto Puccio



Parafrasando il detto latino (riferito al genere letterario della "satura", cioè satira) "castigat ridendo mores", si può dire dell'opera di Silvio Berlusconi "modificavit ridendo mores", non solo in Italia. In quel "ridendo" (e facendo ridere) sta la terribilità e pericolosità della sua azione: un potere gestito ed imposto con la suadente retorica del seduttore, di chi si identifica (e populisticamente "titilla") nelle pulsioni nascoste della "gente comune". E per questo ha avuto un generale successo. Anche in chi, a parole e nei cori "di vibrante protesta" di piazza (De André, "La domenica delle salme") lo contestava e "demonizzava", ma nei fatti, nei comportamenti politici e personali lo scimmiottava. Ieri Sallusti ha rilevato che l'"accanimento" della Sinistra contro Berlusconi è stato del tutto controproducente per essa e invece favorevole al "vittimismo" berlusconiano; ed ha perfidamente svelata l'ipocrisia nascosta di chi di giorno gridava in piazza contro il "caimano" e di sera correva a guardare le reti del "biscione".
Il principio di realtà dice che Berlusconi ha vinto, non solo e non tanto per le sue vittorie elettorali contro un "competitor", come Prodi, ugualmente "neoliberista" e "privatizzatore"; ma soprattutto per aver generalizzato ed imposto la sua "visione" della società e il suo modello di vita, anche ai suoi oppositori. Berlusconi ha vinto per bravura e "merito" suo. ma anche, in gran parte, per insipienza, incapacità e "demerito" della cosiddetta "sinistra". Che dovrebbe prender atto dei suoi errori, non inseguire la "vittoria" e il "governo del paese"" ad ogni costo, come fine a sé stesso. Ma soprattutto dovrebbe non ceder più alla tentazione di lasciarsi andare ad uno sterile (anche se comprensibile) moto di indignazione, che, se ripetuto sistematicamente e non seguito da fatti concreti, assume l'aspetto di una ipocrisia nascosta, colpevolmente non riconosciuta.
Perciò non scandalizziamoci del lutto nazionale e del funerale di Stato. La realtà dell'Italia è questa. Se la si vuol veramente cambiare, la prima cosa da fare è prenderne atto: lucidamente, senza autoassoluzioni e autoinganni. Noi tutti ci siamo "adeguati" a questa realtà. Eppure, Fabrizio De André, con il suo dissacrante lucido "anarchismo", ci aveva detto tutto nella sua canzone "La domenica delle salme": non a caso ostracizzata e ignorata dai vari e commerciali "revival" del cantautore genovese.

Umberto Puccio

COMMENTI
Franco Isman
SIA PACE ALL’ANIMA SUA.
Ma tremo per gli incensamenti o addirittura la deificazione che ne faranno i media. Quando in realtà Berlusconi, le origini della cui fortuna non sono mai state chiarite, ha manovrato a suo piacimento leggi e sentenze riuscendo sempre o quasi a scapolarla ed è stato un cancro nella politica italiana.

RIFLESSIONI
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  2 giugno 2023