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RIFLESSIONI
Logica duale
La grande "bolla" delle nostre rimozioni
Umberto Puccio



L'altra mattina, in una tersa e frizzante giornata settembrina, ho preso il pullman di linea da Predazzo (dove abito) a Trento. Era pieno di ragazzi e ragazze, che scherzavano e ridevano: ritratto di spensieratezza e felicità. Come suggeriva pace, bellezza e tranquillità il paesaggio della Val di Fiemme che vedevo dal finestrino: ridenti e ordinati paesini, ancora abbelliti dai gerani ai balconi. Insomma, quasi un Eden fiabesco.

Ma, improvvisamente, una spiacevole e triste sensazione si è insinuata nella mia mente: una sensazione di estraneità, di vivere in una bolla di privilegiata irrealtà. Da qui, dalla considerazione di quel che accade non molto lontano da questo Eden, in Ucraina e in questi ultimi giorni in Israele, sono scaturite alcune riflessioni.

Dal 1989, dalla caduta del Muro di Berlino e conseguente disfacimento dell'Unione Sovietica, si è sviluppata un'enorme "bolla" che i recenti avvenimenti (guerra in Ucraina, conflitto azero-armeno, blitz di Hamas contro Israele) indicano essere vicino ad una rovinosa rottura. In questa bolla si sommano e si intersecano diversi aspetti che mi sembra necessario analizzare.

Il primo (e forse il più ingannevole e accecante) è quello ideologico-politico: l'illusione della "fine della Storia" e delle "ideologie", della vittoria definitiva del capitalismo liberale e democratico sulla barbarie del comunismo sovietico e su tutte le dittature novecentesche: con la promessa di un' era di pace e di benessere per tutti. Collegata a questa (illusoria) certezza, c'era (e persiste tutt'oggi) la "fede" nella superiorità delle democrazie liberali dell'Occidente e del neoliberismo capitalistico: nonché l' obbligo di "esportarli", anche con la guerra e le armi (quasi novelli Crociati) in tutto il mondo.

Abbiamo fatto finta di non vedere (e qui sta la prima grossa rimozione, di cui subiamo oggi le perniciose conseguenze) quel che succedeva nell'universo ex-sovietico:
1) l'affermarsi di una sorta di capitalismo selvaggio, senza alcuna regola e limite, in continui conflitti di potere tra oligarchi e potentati economico-finanziari di dubbia origine;
2) il disgregarsi della costruzione sovietica, tenuta insieme dal collante dell'ideologia comunista, in una sorta di anarchia istituzionale, con l'affermarsi sia nella grande (la Federezione Russa) e nelle medie e piccole "repubbliche" indipendenti di un nazionalismo etnico-religioso aggressivo (in funzione imperialistica in Russia; in funzione di salvezza identitaria, in conflitto con le altre, nelle più piccole), con rigurgiti anche di neo-nazismo.
In alcune zone, il Caucaso, si sono riaccesi conflitti etnici, con vere e proprie guerre e "pulizie etniche". Lo stesso è successo nella dissoluzione della Federazione Yugoslava.

Ma noi Europei, dopo averci lucrato con la delocalizzazione delle nostre imprese e la colonizzazione economico-finanziaria, abbiamo rimosso il problema, ci siamo rinchiusi nella bolla della nostra (supposta) superiorità. Non ci siamo, forse volutamente, accorti del bubbone ai nostri confini. E della retroazione sugli Stati della UE, in cui si sono riaffacciate pulsioni nazionalistiche, razziste, suprematiste: acuite, sino a diventare dominanti in alcuni Paesi, dal "conflitto di civiltà" con l'Islam e dalla pressione dei migranti dai paesi che NOI abbiamo sfruttato e destabilizzato: o che fuggono dagli effetti disastrosi del cambiamento climatico. Questa è stata la prima rimozione, che ci ha trovati impreparati, indignati e "scandalizzati" di fronte all' invasione russa dell'Ucraina.

E, come un riflesso condizionato, già sperimentato varie volte in passato, abbiamo dato del dittatore, del "novello Hitler” ad un personaggio con cui facevamo affari sino al giorno prima. Ripetizione di quanto successo. con Saddam Hussein, Assad, Gheddafi. Nella guerra in Ucraina, come già nella Pandemia, si è adottata la logica duale (tipica dei periodi di guerra, ma ormai onnipresente): amico/nemico; no-vax/sì-vax; no-covid/sì-covid; no-Putin/sì-Putin.

La seconda grande rimozione ha riguardato il conflitto arabo-israeliano, il popolo palestinese e la Striscia di Gaza. Da decenni abbiamo lasciato incancrenire la situazione, abbiamo assistito all'approfondirsi dell'odio reciproco tra Israeliani e Palestinesi sino a livelli non più contenibili. sino al blitz di Hamas (di una efferatezza inaudita) contro un rave-party israeliano di sabato 7 novembre scorso. Nei giorni successivi si è detto tutto e il contrario di tutto. Mi rifiuto di cadere nella trappola della logica duale; o di ridurre, come ha fatto oggi Prodi, la guerra senza esclusione di colpi e senza alcun rispetto del codice umanitario, ad una ulteriore e più grave manifestazione del terrorismo islamico. Mi rifiuto di mettermi "senza se e senza ma" dalla parte di nessuno dei due campi.

Fermiamoci e fermatevi, prima che non sia troppo tardi. E' del tutto inutile attribuire torti e ragioni, nonché stabilire chi ha scagliato la prima pietra. Occorre rompere la catena iniziata con l'assassinio di Abele da parte di Caino. L'odio reciproco è giunto a livelli non più contenibili. Mi spaventano anche espressioni, della cui gravità sembra non rendersi conto chi in questi giorni le ha pronunciate. Non possono essere liquidate come retorica "dal sen sfuggita": le parole sono pietre. Ho sentito parlare di "male assoluto"; rivendicare "il diritto-dovere all'odio"; "sono BESTIE e come tali vanno eliminati"; "strage degli innocenti". Fa specie che un generale ebreo adotti la stessa logica razzista di Hitler e dei nazisti.
I Latini, prima della predicazione di Gesù, dicevano: "Nihil humani a me alienum puto". Oggi, malgrado due millenni di Cristianesimo, sembra che abbiamo dimenticato questa massima. Anche il più efferato criminale e assassino va trattato come un essere umano. A parte la responsabilità individuale, di cui rispondiamo alla nostra coscienza (e a Dio, se credenti), siamo tutti innocenti e contemporaneamente colpevoli.

Umberto Puccio

RIFLESSIONI
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77 – Logica duale


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  15 ottobre 2023