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Le parole della politica
Terrore, terrorismo, terrorista, terroristico, orrore, odio, bestie, bestiale, disumano
Umberto Puccio



Nei tantissimi discorsi e commenti sui tragici fatti di questi ultimi giorni sono stati usati tutti questi termini non per sviscerarne e chiarirne il contenuto storico-denotativo, bensì come arma di offesa e di eliminazione del "nemico", o di chi non la pensa come te, ma vorrebbe instaurare con te un discorso e un confronto costruttivi.

Non c'è bisogno di "saper di linguistica" per rendersi conto che le parole sono uno strumento formidabile MULTIUSO: cioè possono essere usate per fini diversi, anche come "armi di distruzione di massa".
Questo (devo dire poco ascoltato!) urlava Carlo Levi nel suo libro "Le parole sono pietre". Nei decenni successivi, soprattutto negli ultimi della "rivoluzione" informatica, cibernetica e "digitale", si è verificato un progressivo e grave impoverimento omologante del lessico (cioè, del "bagaglio" di parole), nonché delle competenze e abilità linguistiche. Tanto che si può parlare a ragione di analfabetismo linguistico di ritorno.

Una delle più gravi "mancanze" del nostro sistema scolastico è la latitanza di una educazione linguistica: ci affanniamo a fornire gli strumenti informatici (ricordate le "tre i"!), cibernetici e digitali, ma ci dimentichiamo di educarli al possesso ed uso consapevole del più importante strumento che l'uomo ha fin dall' antichità. La civiltà greco-romana (civiltà fondamentalmente "di parole") poneva all'apice del percorso educativo la retorica e l'eloquenza.
Curioso, ma non tanto, è che oggi il termine "retorico" ha assunto una connotazione del tutto negativa. Il fatto è che nella nostra attuale "avanzatissima" società solo pochi si sottraggono alla condizione di non saper gestire le parole e di essere, invece, da esse gestiti. Molte parole sono come esplosivo, come pistole con il colpo in canna: donde il pericolo di darle irresponsabilmente (e direi anche, criminalmente per i propri interessi di parte) in mano a chi non ne capisce gli effetti distruttivi e reagisce dietro impulsi emotivi mossi da paura, orrore, odio.

A certe parole, orchestrate (volutamente o no: il risultato non cambia) in un certo modo, corrisponde e consegue una ben precisa catena di fatti. Don Milani aveva ben presente il potere delle parole e l'importanza della loro padronanza, anche come strumento di dominio e di esclusione delle classi "inferiori" da parte delle classi dominanti.
Il processo di universalizzazione a tutti i cittadini dell' istruzione ed educazione scolastica (imposto dalla Costituzione), anche con i suoi limiti, ha costretto chi detiene il potere politico a cambiare strategia: non si tratta più, come nell' Ottocento, di tenere le classi popolari nell'analfabetismo, lontane dalle parole, bensì di INONDARE TUTTI I CITTADINI DI UN PROFLUSIO (anche ridondante) DI PAROLE, SENZA FORNIRE AD ESSI LA CONSAPEVOLE PADRONANZA DELLE PAROLE STESSE E DELLA LORO STRUTTURAZIONE LINGUISTICA.
L'effetto (accentuato e ingrandito nei periodo di guerra) è l'uso a fine persuasivo e "propagandistico" delle parole: e, attraverso di esse, di influenzare e indirizzare l'opinione pubblica verso le scelte del potere politico del momento.

Anche su termini come "disumano", "bestie", "bestiale", "odio" mi sembra sia chiarificatrice l'esperienza tragica di Primo Levi, descritta magistralmente nel suo libro "Se questo è un uomo". Per dare a qualcuno (o ad una sua azione) del "disumano" occorrerebbe definire ciò che è "umano". Eschilo, Sofocle ed Euripide hanno dell'uomo una visione complessa, ma già contradditoria, come essere capace di grandi imprese (dovute alle sue abilità culturali e tecnologiche), ma anche delle azioni più basse e spregevoli (cioè, "orrorifiche" e generanti odio distruttivo: Clitennestra sgozza Agamennone). Corrisponde a questa visione anche quella compresa nella massima latina "Nihil humani a me alienum puto". Cioè, qualsiasi azione umana, anche la più spregevole, mi appartiene in quanto uomo.
Ne consegue che ciascuno di noi è, sia Dottor Jekyll, sia Mister Hyde. E che non è corretto (e generatore di odio) dare della "bestia" ad un altro uomo e definire "bestiali" le sue azioni, anche più orribili e spregevoli. Voler (ed incitare a) "eliminarlo" significa eliminare anche una parte di noi stessi, che non va rimossa violentemente (e inutilmente!), bensì culturalmente contenuta e sublimata. Primo Levi ci testimonia che anche nel più feroce aguzzino del lager nazista permane un fondo di generosità, di altruismo, di compassione (in altre parole, di "umanità"), seppur compresso dall'ideologia nazista, che considerava "bestie" tutti i non ariani.

Edith Bruck, su Huffpost l'11 ottobre e su La Stampa nei giorni scorsi, vede in tutta Europa una "nebbia fitta di razzismo, odio, discriminazione". E conclude: "Se non è nazismo questo, cos'è? Ma LA VENDETTA NON SERVE A NIENTE". E' del tutto inutile accusarci reciprocamente di nazismo e di giustificare la vendetta come reazione alla strage terroristica di Hamas, definita come inizio di una nuova Shoah. Importa rendersi conto che certe parole usate in certi contesti e per finalità persuasive agiscono come istigazione all'odio e, appunto, alla vendetta.

La più pericolosa e, purtroppo, anche la più usata è "terrorismo", in tutte le sue declinazioni ("terrorista", "terroristico"). Mi sembra opportuno procedere ad un'analisi, seppur sommaria, semantica e storica del termine. Essa ha nella sua radice il termine "terrore", con la forte connotazione emotiva negativa che esso contiene. Il massimo grado di questa reazione emotiva viene definito dal termine "orrore". Un fatto, un evento, sia naturale sia generato dall' uomo dovrebbe correttamente indicarsi come "terrorifico" e "orrorifico".
La parola "terrorismo" connota un complesso di azioni operate consapevolmente da uno o più soggetti coordinati tra di loro per finalità storicamente diverse e valutate positivamente o negativamente a seconda della situazione storico-culturali e dei valori di riferimento prevalenti. Questo tipo di azioni può definirsi giustamente "terroristica".

La distruzione della città di Albi (crociata contro l'eresia degli Albigesi) nel medioevo, le distruzioni e gli eccidi durante le guerre di religione dell'Europa cinque-secentesca o l'eccidio degli Ugonotti della Notte di San Bartolomeo, pur avendo l'aspetto di radicale conflitto religioso, rispondevano anche a ragioni e finalità politiche e i soggetti "terroristi" erano gli Stati o i contendenti alla guida di essi.

Diverso è il "terrorismo" otto-novecentesco a fini nazional-patriottici; o quello anarchico di un Orsini ("Le bombe, le bombe ad Orsini. I pugnali, i pugnali alla mano. A morte l'austriaco sovrano. Noi vogliam la libertà").

Oggi, poi, siamo di fronte alla forma più grave e distruttiva di terrorismo: quello scaturente dallo scontro a livello mondiale tra gli integralisti delle tre religioni monoteiste (cristiana, ebrea, mussulmana), che si confonde e rafforza nel cosiddetto "confronto di civiltà" tra Islam e Occidente.
Occorre saper distinguere e non ridurre i diversi "terrorismi" a quest'ultimo.
Esiste anche un uso strumentale del termine "terrorismo" e "terrorista": quello di Erdogan nei confronti dei Curdi. O quello di definire "terrorista" uno Stato rivale. Per ultimo, mettere a tacere l'avversario politico con l'accusa di "terrorismo" e/o di fiancheggiatore dei terroristi.
Non mi dimentico come venivano apostrofati coloro che erano contrari al taglio della Scala Mobile nel Referendum del Governo Craxi. E non mi meraviglierei, in questo clima di risorgente maccartismo (e di predominio della logica duale), di essere tacciato come fiancheggiatore del terrorismo islamico.

Umberto Puccio

RIFLESSIONI
GLI ARTICOLI PUBBLICATI
  1 – Riflessioni
  2 – Principi irrinunciabili
  3 – Tesoretto
  4 – La scuola
  5 – Catalogna e affini
  6 – Competenze
  7 – Identità e diversità
  8 – Identità e diversità 2
  9 – Igiene lessicale
10 – Democrazia
11 – Anniversari
12 – Tifosi d'Italia, l'Italia s'è desta
13 – Popolo!
14 – Né patria, né matria, “FRATR ÍA”
15 – L'ipocrita polemica sulle “fake news”
16 – Il discorso di Fine d'anno
17 – Neologismi
18 – La retorica dell'”anniversario”
19 – Smartphonite
20 – C'era una volta il dialogo!
21 – La crisi istituzionale che viene da lontano
22 – Dissesto idrogeologico e Legge urbanistica
23 – Le parole della politica: autonomia
24 – Europa ed europeismo
25 – La Svolta
26 – Le parole della politica: "statalismo"
27 – Le parole della politica: "sviluppo", "sostenibilità", "sostenibile"
28 – Utopia
29 – Le parole della politica: semplificazione, macchina burocratica, statalismo
30 – Le parole della politica: "giustizialismo" "garantismo"
31 – L'insegnamento delle pandemia
32 – Le parole della politica: diritti libertà,responsabilità, potere decisionale
33 – "Etica del Sacrificio" ed "Etica della Rinuncia"
34 – Homo insaziabilis
35 – Le parole della politica: "purtroppo"
36 – Economia e Politica
37 – Politica e Giornalismo politico
38 – Parlamento e Governo
39 – "Fake(new)democrazia" o "il sonno della ragione genera mostri"
40 – Le parole della politica: competenza, competente
41 – Le parole della politica: liberalizzazione, esternalizzazione, privatizzazione
42 – Pandemia e cambio di paradigma: bilancio provvisorio 43 – La Coppa e San Gennaro
44 – Kabul, l'America e l'Europa
45 – Julian Assange
46 – Astensionismo
47 – Delega fiscale
48 – La destra coerenza di Renzi
49 – Successo o bla bla bla ?
50 – Pandemia e cambio di paradigma: bilancio provvisorio
51 – Il Presidente
52 – Quirinale: il gioco dell'oca
53 – Non esistono guerre giuste
54 – Le parole della politica: realismo
55 – Le parole della politica: realismo
56 – Mattarella e la sostenibilità ambientale - Draghi e i sassolini nella scarpa
57 – Privatizzare
58 – Guerra, pace e pacifismo
59 – Il PD prossimo venturo
60 – La rivoluzione di Bergoglio
61 – Quirinale: il gioco dell' oca
62 – Auguri di Pasqua - Costituzione disattesa - Stato di eccezione e di necessità
63 – La riforma della Costituzione
64 – Presidenzialismo alla francese?
65 – Il “caso” Rovelli
66 – Il Presidente e l'etnia
67 – Festa della Repubblica
68 – Tutti i nodi vengono al pettine
69 – "Modificavit ridendo mores"
70 – Oligarcomachia
71 – La strategia della torsione
72 – 11 settembre 1973 - 11 settembre 2001
73 – Fuoco incrociato
74 – Gianni Vattimo
75 – Onnipotenza della tecnologia?
76 – A quale scopo?
77 – Logica duale
78 – Le parole della politica


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  22 ottobre 2023